Corriere della Sera, Torino
26 agosto 2022
di Nicolò Fagone La Zita
“Secondo la norma il paziente che arriva in pronto soccorso dovrebbe aspettare al massimo due ore. In Piemonte invece, se ti va bene, prima di essere ricevuto trascorri 30 ore in barella. E nei casi peggiori puoi attendere anche una settimana, come a Chivasso. Inoltre gli utenti la maggior parte delle volte sono cittadini over 70, quindi persone fragili. Siamo al punto di non ritorno”. Così Francesco Coppolella, segretario del sindacato degli infermieri Nursind, descrive la situazione degli ospedali in tutto il territorio torinese.
Le conseguenze? Ritardi di valutazione e trattamento, peggioramento degli esiti, aumento dei tempi di degenza, esposizione agli errori. Ma non solo: “Il disservizio provoca rabbia e disagio negli utenti, e tutti i giorni ci vengono comunicati episodi di violenza verbale e fisica ai danni degli operatori. E difatti molti colleghi si stanno dimettendo. Anche perché vengono lasciati soli dall’azienda”.
Se un soggetto provoca danni materiali nella sala d’attesa, infatti, viene subito denunciato con la richiesta di risarcimento. Mentre “la stessa cosa non accade se un operatore viene aggredito, visto che non è accompagnato nell’iter giudiziario. Vale più l’integrità di una sedia rispetto all’incolumità di un infermiere. In 4 anni – continua Coppolella – abbiamo assistito ad un aumento del 60% dei casi di violenza. Il 50% degli infermieri ne ha subita almeno una durante la sua carriera. Per questo abbiamo deciso di fare un esposto alle procure di Torino e Ivrea, visto che le aziende non hanno mai risposto alle nostre sollecitazioni. E presto accadrà anche in altre zone: ci sono leggi e norme, nell’accesso alle cure dopo il triage, che non trovano applicazione”.
Tra i motivi anche l’annosa questione della mancanza del personale: “Gli organici sono quattro volte inferiori rispetto a quella che dovrebbe essere la normalità. La condizione di sovraffollamento e di forte criticità dei nostri pronto soccorso non è più un’eccezione ma la regola”.
Il sindacato inoltre non esclude di intraprendere altre azioni: “Molto probabilmente ci rivolgeremo alla Corte dei Conti – conclude Coppolella – vogliamo capire che fine hanno fatto gli 80 milioni stanziati per la riorganizzazione territoriale della sanità e per l’assunzione di nuovi infermieri. Qualcosa non torna”.
https://torino.corriere.it/cronaca/22_agosto_26/torino-infermieri-pazienti-30-ore-barella-pronto-soccorso-cosi-aumentano-insulti-violenze-41e862bc-2543-11ed-9c55-2dc9b0266fc8_amp.html
La pseudo pandemia non ha fatto altro che mettere in risalto le pecche già presenti nella sanità ,i tagli che si sono susseguiti negli anni hanno avuto ed hanno conseguenze pesanti