Guardare quelle spirali di cielo
Al confine del giorno
Attendere inerti le ombre lunghe della sera
Prima dei fantasmi argentati della notte
Richiama all’anima l’antica
Metafora dell’umana esistenza
Vela solenne
Tesa al vento dell’oceano
Spazi infiniti
A coprire l’incantesimo
Di questo viaggio vagabondo
Negli anfratti del tempo
La gente assiepata ai bordi della strada
Remote processioni di preghiera
Cantilene di cori colmi di pietà
In un universo
Colorato di figure struggenti
Emozioni solitarie
Frammenti di sogno
Briciole di desiderio
Sprazzi di passione
Momenti di angoscioso silenzio
Qualche velato rimpianto
In quel disco che pare spegnersi
Agli sguardi curiosi
Come la fine della festa degli astri
Allineati nella magica danza di nuvole dorate
Orme celesti del mistero della vita
Indizio del sommo miracolo
Difficile tradurre
Con lo sguardo dell’uomo
Il senso magico
La melodia
Di scenari così maestosi
La chiave del messaggio divino
L’alternanza
Di toni sovrumani
Di cascate di colori
Profondi
Irripetibili
Affascinanti
Immagini
Alla soglia del paradiso
Degli angeligno

Che maledetto vizio ha l’infinito.
Ha tutto l’universo a disposizione,
e va a nascondersi dentro uno sguardo.
(Fabrizio Caramagna)

L’aria lassù tra le nuvole è molto pura e fine, frizzante e deliziosa. E perché non dovrebbe esserlo? – È la stessa che respirano gli angeli.
(Mark Twain)

Foto di copertina: Nicola Matarrese, “Susanna Fusari”

Questa rubrica “Sciaveri di tregua” desidera istituzionalizzare la registrazione costante dei pochi ma intensi momenti di riflessione che mi vengono suggeriti in tempo reale in parte dall’osservazione e dalla traduzione poetica di immagini particolari con cui la realtà si manifesta e in parte dalla immancabile dose di esperienza specifica che l’età matura può aggiungere a questa attenta osservazione.

È abbastanza incredibile quanto sia in questo contesto assai prezioso, soprattutto dal punto di vista spirituale, l’affinamento che a questa osservazione si affianca nell’intento di popolare di piccole ma vitali suggestioni le esigue pause spirituali che, con forzata parsimonia, la realtà odierna nella sua corsa ci riserva.

Ho riscoperto il prezioso quanto dimenticato lemma “sciàveri ” per dare un nome a questi momenti, a queste osservazioni e a questi intensi ritagli di esistenza , definendo il termine “tregua” , dal sapore combattivo e guerresco, proprio per stigmatizzare la sconcertante sofferenza del corpo e dello spirito in questa quotidiana “tenzone” che tutti dobbiamo affrontare nel contesto della convivenza sociale e nel caos di questa corsa ad ostacoli , densa di episodi di “fatica” in un mondo in cui la realtà presenta fenomeni di effettive sfide temporali e fisiche oltre a un continuo sopravvenire di istanze etiche e spirituali, materia di problematiche irrisolte, nonché di dubbi esistenziali di non poco conto.

Sciàveri di tregua” è quindi nato con l’ambizione di rappresentare un convinto, coerente e sentito invito a una sosta ferace dello spirito, intesa a lasciare a ciascuno la possibilità di riflettere intorno ai valori propri e intimi dell’esistenza , fatto non sempre concesso dalla realtà “accelerata” e nello stesso tempo “aumentata” dei nostri giorni.
Attraverso pensieri tradotti in sequenze armoniche di parole , qualche volta attraverso ritmi melodici ed onomatopeici in cui si mescolano elementi naturali primordiali e sottili rumori di sentimenti umani , ho cercato di incontrare opere di amici noti o sconosciuti e di invocare il loro aiuto, la loro complicità , per indugiare su qualche immagine di questa turbinosa avventura del vivere gli anni del terzo millennio, in una gara senza pause, senza respiro e “apparentemente” senza alcun segno di pietà per chi rimane relegato a una vana attesa sul ciglio spesso tristemente disadorno e inospitale della strada.
Da artigiano della parola ho scambiato impressioni con solerti artigiani del suono, dei colori e dell’immagine (pittori, scultori , musicisti e fotografi) per scoprire quegli stimoli creativi condivisi che facilitano una risposta corale a una serie di interrogativi comuni alle varie “discipline artistiche”, cioè comuni all’interpretazione della realtà”.

Qualche volta ci siamo insieme domandati dove si voglia arrivare attraverso questa amabile scorciatoia con cui si tende a volere a tutti i costi eliminare le tregue, accelerare la corsa, bruciare tutte le tappe, comprese quelle più solenni e rituali come gli archetipi più sacri e celebrati dalla tradizione della vita e della morte. Qualche altra ci siamo soffermati sui valori tradizionali della nostra esistenza con attenzione e scrupolosa smania di descrivere i colori della realtà com’è o come vorremmo che venisse percepita attraverso il filtro della nostra mediazione spirituale, artistica ed umana.

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