Trasparente come l’acqua del mare
Sulla riva inondata della battigia
Azzurro come il cielo che vi si rispecchia
Un’aria limpida
Gioiosa
Qualche grido di bimbi
Sulle note di una sinfonia di archi
Ascoltare muti l’intreccio misterioso dei
sentimenti
Imprigionato da parole palpitanti
Dall’inchino serale dei girasoli
Divorati dalla sete di vivere
Strappare la maschera di tutti i giorni
Smettere inutili comparse fra la gente
Guardare negli occhi il mistero della vita
Fissare una stella lontana
E tessere tenui pensieri di speranza
Correre poi incontro al velo dei ricordi
Con la gaiezza bambina
Vincere i fantasmi stregati dello spirito
Commuoversi ancora davanti al miracolo
dell’arcobalenoLasciare qualche traccia di emozione sul cammino magico
Dell’illusione
Sentirsi per un momento soli
Senza affetti
Senza nostalgie
Senza rimorsi
Senza tutti gli altri calpestii del mondo
Senza la rete delle comuni menzogne
E dopo la consueta carezza
A rendere meno aspro il distacco
Volare nel dominio degli astri
Sentire nell’aria dei boschi il profumo della primavera
Vagabondare pellegrini
Danzando con gli aironi e
Con lo stormo degli angeli della preghiera
Accendere una tenue fiaccola
Fra i tanti fuochi distanti e solitari
Del deserto dell’anima
E andarsene adagio
Senza il peso di vaghi rimpianti
Verso i lidi eterni
E il sogno ardito
Inviolato del paradiso
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Il mistero non è un muro, ma un orizzonte. Il mistero non è una mortificazione dell’intelligenza, ma uno spazio immenso, che Dio offre alla nostra sete di verità.
(Antonie de Saint-Exupery)
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Foto di copertina: “Mistero” dal web
Questa rubrica “Sciaveri di tregua” desidera istituzionalizzare la registrazione costante dei pochi ma intensi momenti di riflessione che mi vengono suggeriti in tempo reale in parte dall’osservazione e dalla traduzione poetica di immagini particolari con cui la realtà si manifesta e in parte dalla immancabile dose di esperienza specifica che l’età matura può aggiungere a questa attenta osservazione.
È abbastanza incredibile quanto sia in questo contesto assai prezioso, soprattutto dal punto di vista spirituale, l’affinamento che a questa osservazione si affianca nell’intento di popolare di piccole ma vitali suggestioni le esigue pause spirituali che, con forzata parsimonia, la realtà odierna nella sua corsa ci riserva.
Ho riscoperto il prezioso quanto dimenticato lemma “sciàveri ” per dare un nome a questi momenti, a queste osservazioni e a questi intensi ritagli di esistenza , definendo il termine “tregua” , dal sapore combattivo e guerresco, proprio per stigmatizzare la sconcertante sofferenza del corpo e dello spirito in questa quotidiana “tenzone” che tutti dobbiamo affrontare nel contesto della convivenza sociale e nel caos di questa corsa ad ostacoli , densa di episodi di “fatica” in un mondo in cui la realtà presenta fenomeni di effettive sfide temporali e fisiche oltre a un continuo sopravvenire di istanze etiche e spirituali, materia di problematiche irrisolte, nonché di dubbi esistenziali di non poco conto.
“Sciàveri di tregua” è quindi nato con l’ambizione di rappresentare un convinto, coerente e sentito invito a una sosta ferace dello spirito, intesa a lasciare a ciascuno la possibilità di riflettere intorno ai valori propri e intimi dell’esistenza , fatto non sempre concesso dalla realtà “accelerata” e nello stesso tempo “aumentata” dei nostri giorni.
Attraverso pensieri tradotti in sequenze armoniche di parole , qualche volta attraverso ritmi melodici ed onomatopeici in cui si mescolano elementi naturali primordiali e sottili rumori di sentimenti umani , ho cercato di incontrare opere di amici noti o sconosciuti e di invocare il loro aiuto, la loro complicità , per indugiare su qualche immagine di questa turbinosa avventura del vivere gli anni del terzo millennio, in una gara senza pause, senza respiro e “apparentemente” senza alcun segno di pietà per chi rimane relegato a una vana attesa sul ciglio spesso tristemente disadorno e inospitale della strada.
Da artigiano della parola ho scambiato impressioni con solerti artigiani del suono, dei colori e dell’immagine (pittori, scultori , musicisti e fotografi) per scoprire quegli stimoli creativi condivisi che facilitano una risposta corale a una serie di interrogativi comuni alle varie “discipline artistiche”, cioè comuni all’interpretazione della realtà”.
Qualche volta ci siamo insieme domandati dove si voglia arrivare attraverso questa amabile scorciatoia con cui si tende a volere a tutti i costi eliminare le tregue, accelerare la corsa, bruciare tutte le tappe, comprese quelle più solenni e rituali come gli archetipi più sacri e celebrati dalla tradizione della vita e della morte. Qualche altra ci siamo soffermati sui valori tradizionali della nostra esistenza con attenzione e scrupolosa smania di descrivere i colori della realtà com’è o come vorremmo che venisse percepita attraverso il filtro della nostra mediazione spirituale, artistica ed umana.