LA POESIA di Giorgio Bongiorno: “La voce del silenzio”

Quei disegni nel cielo
Raccontano i confini del desiderio
Quei colori bruciati all’orizzonte
Dipingono il profilo dei desideri
Quell’ultima spira di luce accompagna
Le ombre lunghe della campagna
Verso il gelido letargo della notte
Il vento accarezza la tua voce
E si va a perdere
Adagio
In un tenace
Insistente fruscio di fronde
Eppure era proprio
L’eco inconfondibile della tua voce calda
Che sentivo nella notte
Vagabonda di emozioni
Stavo del tempo ad ascoltare quel suono indistinto
A cercare il consueto
Tenero timbro
Che usava accarezzare la mia anima randagia
Come un lieve alito di vento
O un’onda sommessa
Continua
Incalzante
Sulla sabbia umida della battigia
Proprio mentre mi pareva di ascoltarti
Di capire il senso delle parole
La magia del pensiero
Queste svanivano nel buio
Come rumori lontani
Estranei
Indifferenti
Echi di indecifrabili oscillazioni
Strappate all’incantevole illusione del sogno
Cadute come le luci delle stelle d’agosto
Storie tutte uguali
Abbandoni racchiusi in poche note
Armoniche sinfonie di un tempo barbaramente
Avaro
Che fugge e si porta via
La magia di immagini
Profumi
Pensieri
Sapori
Sentimenti
Insieme al fascino discreto del silenzio
Solenne
Affascinante
Irripetibile
Straordinario
Maestoso compagno
Dei propri rimpianti

Me gusta oir tu voz que corre pura come la voz del agua en movimiento
(P.Neruda)

Sento vibrare la tua voce in tutti i suoni del mondo.
(Paul Éluard)

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Foto di copertina: “La voce del silenzio ” dal web

Questa rubrica “Sciaveri di tregua” desidera istituzionalizzare la registrazione costante dei pochi ma intensi momenti di riflessione che mi vengono suggeriti in tempo reale in parte dall’osservazione e dalla traduzione poetica di immagini particolari con cui la realtà si manifesta e in parte dalla immancabile dose di esperienza specifica che l’età matura può aggiungere a questa attenta osservazione.

È abbastanza incredibile quanto sia in questo contesto assai prezioso, soprattutto dal punto di vista spirituale, l’affinamento che a questa osservazione si affianca nell’intento di popolare di piccole ma vitali suggestioni le esigue pause spirituali che, con forzata parsimonia, la realtà odierna nella sua corsa ci riserva.

Ho riscoperto il prezioso quanto dimenticato lemma “sciàveri ” per dare un nome a questi momenti, a queste osservazioni e a questi intensi ritagli di esistenza , definendo il termine “tregua” , dal sapore combattivo e guerresco, proprio per stigmatizzare la sconcertante sofferenza del corpo e dello spirito in questa quotidiana “tenzone” che tutti dobbiamo affrontare nel contesto della convivenza sociale e nel caos di questa corsa ad ostacoli , densa di episodi di “fatica” in un mondo in cui la realtà presenta fenomeni di effettive sfide temporali e fisiche oltre a un continuo sopravvenire di istanze etiche e spirituali, materia di problematiche irrisolte, nonché di dubbi esistenziali di non poco conto.

Sciàveri di tregua” è quindi nato con l’ambizione di rappresentare un convinto, coerente e sentito invito a una sosta ferace dello spirito, intesa a lasciare a ciascuno la possibilità di riflettere intorno ai valori propri e intimi dell’esistenza , fatto non sempre concesso dalla realtà “accelerata” e nello stesso tempo “aumentata” dei nostri giorni.
Attraverso pensieri tradotti in sequenze armoniche di parole , qualche volta attraverso ritmi melodici ed onomatopeici in cui si mescolano elementi naturali primordiali e sottili rumori di sentimenti umani , ho cercato di incontrare opere di amici noti o sconosciuti e di invocare il loro aiuto, la loro complicità , per indugiare su qualche immagine di questa turbinosa avventura del vivere gli anni del terzo millennio, in una gara senza pause, senza respiro e “apparentemente” senza alcun segno di pietà per chi rimane relegato a una vana attesa sul ciglio spesso tristemente disadorno e inospitale della strada.
Da artigiano della parola ho scambiato impressioni con solerti artigiani del suono, dei colori e dell’immagine (pittori, scultori , musicisti e fotografi) per scoprire quegli stimoli creativi condivisi che facilitano una risposta corale a una serie di interrogativi comuni alle varie “discipline artistiche”, cioè comuni all’interpretazione della realtà”.

Qualche volta ci siamo insieme domandati dove si voglia arrivare attraverso questa amabile scorciatoia con cui si tende a volere a tutti i costi eliminare le tregue, accelerare la corsa, bruciare tutte le tappe, comprese quelle più solenni e rituali come gli archetipi più sacri e celebrati dalla tradizione della vita e della morte. Qualche altra ci siamo soffermati sui valori tradizionali della nostra esistenza con attenzione e scrupolosa smania di descrivere i colori della realtà com’è o come vorremmo che venisse percepita attraverso il filtro della nostra mediazione spirituale, artistica ed umana.

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