Mi viene ancora in mente l’odore intenso di quelle stazioni
Nell’alba gelata dell’inverno tedesco
Neve abbondante
Incessante e silenziosa
Il canto mesto del commiato
Di qualche emigrante
Eco di lamenti delle terre appena lasciate
Ripetuta negli scompartimenti
Intrecciata al ritmo battente della strada ferrata
Che ti entrava nelle vene come una scossa
Quasi a frenare la corsa di quel lungo convoglio
Via dal cuore del paese
La nostalgia tutta eguale sui visi tutti eguali
Di gente tutta eguale
Barche senza il respiro del mare
Zattere senza la schiuma delle onde
Alberi senza il profumo del bosco
Giacigli senza il conforto del campanile
Di quei rintocchi consueti
Immagini forgiate a fuoco
Lo scalpello invisibile trafigge la carne
E il martello lo spinge proprio dentro fino alle ossa
Tutta la notte
Il sonno interrotto da qualche grido solitario
Invocazioni isolate
Forse qualche preghiera
Mentre quel treno fischiava
Era il ritorno ad occupare tutti gli spazi del pensiero
Lontano forse nel tempo
Solo immaginato
Gigante chimera
Grande protagonista dell’addio
Non piangeva ormai più nessuno
In questo viaggio verso la fabbrica
Di un luogo qualsiasi
Indirizzi ostili
Sconosciuti
Nascosti in una lettera sdrucita
La luce di uno sguardo
Il segno della speranza
Disegnato sul sorriso di qualcuno
In fondo la chiamavano libertà
Di andarsene via dal paese
Girargli le spalle con il dispetto
Di ritornare bambini
Imparare a sillabare nuove parole
A conoscere nuovi mondi
Giocare una sfida alla vita
Nuove emozioni
Tutto nuovo meno quei brandelli di anima
Lasciati lassù fra quei muri
Sulla collina
Nel lieve fruscio della memoria
Meno quei germogli d’amore
Fioriti nella radura
Vicino al fiume
Nel fuoco del tramonto di
Un giorno indimenticato di primavera
I treni! Niente può battere un treno! Un grande mostro sbuffante che si avventa per valli e per gole, oltrepassando cascate, montagne nevose e strade campestri percorse dai carri dei contadini.
I treni sono un’invenzione meravigliosa. Il mio amore di sempre.
Viaggiare in treno significa vedere la natura, gli uomini, le città, le chiese e i fiumi, insomma, la vita.
(Agatha Christie)
La vita è il treno, non la stazione ferroviaria.
(Paulo Coelho)
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Foto di copertina: “Lungo treno del Nord” dl web
Questa rubrica “Sciaveri di tregua” desidera istituzionalizzare la registrazione costante dei pochi ma intensi momenti di riflessione che mi vengono suggeriti in tempo reale in parte dall’osservazione e dalla traduzione poetica di immagini particolari con cui la realtà si manifesta e in parte dalla immancabile dose di esperienza specifica che l’età matura può aggiungere a questa attenta osservazione.
È abbastanza incredibile quanto sia in questo contesto assai prezioso, soprattutto dal punto di vista spirituale, l’affinamento che a questa osservazione si affianca nell’intento di popolare di piccole ma vitali suggestioni le esigue pause spirituali che, con forzata parsimonia, la realtà odierna nella sua corsa ci riserva.
Ho riscoperto il prezioso quanto dimenticato lemma “sciàveri ” per dare un nome a questi momenti, a queste osservazioni e a questi intensi ritagli di esistenza , definendo il termine “tregua” , dal sapore combattivo e guerresco, proprio per stigmatizzare la sconcertante sofferenza del corpo e dello spirito in questa quotidiana “tenzone” che tutti dobbiamo affrontare nel contesto della convivenza sociale e nel caos di questa corsa ad ostacoli , densa di episodi di “fatica” in un mondo in cui la realtà presenta fenomeni di effettive sfide temporali e fisiche oltre a un continuo sopravvenire di istanze etiche e spirituali, materia di problematiche irrisolte, nonché di dubbi esistenziali di non poco conto.
“Sciàveri di tregua” è quindi nato con l’ambizione di rappresentare un convinto, coerente e sentito invito a una sosta ferace dello spirito, intesa a lasciare a ciascuno la possibilità di riflettere intorno ai valori propri e intimi dell’esistenza , fatto non sempre concesso dalla realtà “accelerata” e nello stesso tempo “aumentata” dei nostri giorni.
Attraverso pensieri tradotti in sequenze armoniche di parole , qualche volta attraverso ritmi melodici ed onomatopeici in cui si mescolano elementi naturali primordiali e sottili rumori di sentimenti umani , ho cercato di incontrare opere di amici noti o sconosciuti e di invocare il loro aiuto, la loro complicità , per indugiare su qualche immagine di questa turbinosa avventura del vivere gli anni del terzo millennio, in una gara senza pause, senza respiro e “apparentemente” senza alcun segno di pietà per chi rimane relegato a una vana attesa sul ciglio spesso tristemente disadorno e inospitale della strada.
Da artigiano della parola ho scambiato impressioni con solerti artigiani del suono, dei colori e dell’immagine (pittori, scultori , musicisti e fotografi) per scoprire quegli stimoli creativi condivisi che facilitano una risposta corale a una serie di interrogativi comuni alle varie “discipline artistiche”, cioè comuni all’interpretazione della realtà”.
Qualche volta ci siamo insieme domandati dove si voglia arrivare attraverso questa amabile scorciatoia con cui si tende a volere a tutti i costi eliminare le tregue, accelerare la corsa, bruciare tutte le tappe, comprese quelle più solenni e rituali come gli archetipi più sacri e celebrati dalla tradizione della vita e della morte. Qualche altra ci siamo soffermati sui valori tradizionali della nostra esistenza con attenzione e scrupolosa smania di descrivere i colori della realtà com’è o come vorremmo che venisse percepita attraverso il filtro della nostra mediazione spirituale, artistica ed umana.
Vissuta questa lirica sulla ferrovia degli emigranti e mi fa piacere che quello sferragliare inclemente, quel ritmo incessante che ti entrava nelle vene e quegli odori siano arrivati fino a te insieme alle emozioni, ai desideri e alle speranze di quei giorni e di quella gente. E dici bene quando affermi che la nostra storia è la storia del mondo perchè un filo invisibile e saldo unisce tutti queste nostre sensazioni e le rende condivise in ogni angolo del pianeta. Tante storie in varie geografie sotto un unico cielo che ne sottende l’invocazione e la preghiera comuni e che alimenta lo spirito e la speranza degli uomini.
Grazie Gianni per queste tue parole che ornano e onorano le mie riflessioni.
Ennesima bellissima poesia di ricordi e metafora il treno che va e viene mostrando gioie e speranze come stanchezze e malinconie, del vivere, come di chi emigra o di chi va alle fabbriche e rivede il mondo transitare dal finestrino, intuendo vita nascosta e panorami onirici di storie epiche e piccole essenze, unite in abbracci di vita e ricordi d’amore. La nostra storia e la stiria del mondo.
Grazie Giorgio, per la riflessione ed il sentimento donato da sé.