SILVANA DE MARI: “Santità umiliata”

Non è il nero, che mi ricorda i Defunti, ma sono i colori dell’autunno, gli infiniti gialli, rossi e verdi incupiti, che raccontano lo smorzarsi dei tepori estivi. Così come accade ai viventi. Solo che, per loro, si tratta di una rinascita non ciclica, ma definitiva, nell’Eternità.Mi piace pensare che la vita abbia ancora il sapore particolare della sacralità, così come la morte, sorella misteriosa, giusta e dolce restituzione di un dono divino.L’ annuale rinnovo della pietosa passeggiata tra le tombe, da parte di chi è ancora vivo e porta  fiori freschi, “moccoletti” e zolfanelli, suscita in me, con il passare degli anni, emozioni sempre nuove e intense, più pacate, ma mai accompagnate dalla tristezza. Quando l’incedere ritmico nel silenzio del camposanto diventa la musica composta dalle foglie secche che scricchiolano sotto i miei passi, la tristezza ha già lasciato il posto alla pace. Saluto i miei cari e qualche amico, durante la passeggiata nei colori dell’autunno e medito su quel numero che cresce…sulla probabilità, ormai quasi certezza, di far presto parte di loro. Li penso come me li dipinge il ricordo, ma ne ho cancellato gli aspetti deboli dell’umanità trascorsa. Intanto mi guardo attorno e ricostruisco esistenze sconosciute. Quante madri si sono sentite morire di fronte alla perdita tragica di un figlio! Lo raccontano scritte strazianti, pupazzetti, cuoricini, oggetti posti accanto a ritratti impietosi che urlano la gioia di vivere. Poi ci sono i morti ricchi, quelli, tanto per intenderci, stile “Sepolcri” di foscoliana memoria: le tombe sono monumenti, spesso non più visitati  se non da gruppi di turisti mordiefuggi; a loro va un mio fiore, quello dell’oblio. I morti poveri, invece, sono quelli abbandonati da subito, probabilmente per continuità esistenziale: tracce di tumulo, poi più niente; a loro un mio fiore, quello della pietà, accompagnato, come per gli altri, da una breve e improbabile preghiera. Gli amati e gli sconosciuti sono nella Luce – beati loro – senza malanni, senza dolore, in qualche posto meraviglioso. Un po’ come i Santi, la cui ricorrenza anticipa di un giorno quella dei morti. Santi, beati, defunti…li immagino un po’ come imparentati fra loro, tutti purificati dalla materialità, tutti vicini a Dio. Ma anche i Santi mi sembrano un po’ discriminati…nel senso che ci sono quelli famosi e quelli più modesti, che compaiono e scompaiono dal calendario; infine, ci sono gli sconosciuti. Però, forse, qualcuno ha avuto il privilegio di averne incontrato uno; a questi rari Santi ignorati dalla fama, ma che hanno fatto della loro poverissima vita un canto di gloria a Dio, va la doverosa preghiera e la gratitudine di chi ne è stato oggetto di amore e di
educazione. Rimugino tra queste cose In mezzo alla folla del cimitero di Staglieno, accompagnata dallo scalpiccìo disordinato che non suscita tristezza. Divento, invece, preda di una indicibile mestizia quando assisto allo scempio e alla dissacrazione che la stupidità umana ha costruito attorno ai due primi giorni di novembre: la preghiera e il ricordo sono stati trasformati in una orrenda festa in maschera con zucche, streghe e simulacri di impalcature ossee, straccetti e ragnatele.  Questo è lo spettacolo indecoroso che una società inquieta offre di sé per le due ricorrenze che dovrebbero, nella loro solennità, ispirare solo umiltà e devozione.

1 commento su “SILVANA DE MARI: “Santità umiliata”

  1. Come non essere d’accordo con Silvana?
    Per chi ancora ricorda le meste ricorrenze di una volta, quando ancora la pietà ed il rispetto per Santi e Morti ne facevano una ricorrenza doppia ma accomunata dal ricordo triste ma vitale della condizione comune della nostra esistenza, e ritrovavamo forte il senso della famiglia, della parentalita’, che si ritrova in cimitero davanti ad avi comuni dove l’informarsi delle cose reciproche era evento annuale e non sempre, era gioia di avere qualcuno di morto comune che ci univa e portava ad augurarsi di rivedersi il prossimo anno, vivi, uniti dai morti, in un ciclico naturale divenire e ricordare i momenti della vita passata.
    Grazie per i dolci ricordi e la poesia della Fede, Silvana.

Lascia un commento

error: Questo contenuto è protetto