FABIO MARCO FABBRI: “Sudan, l’oro di Putin”

È noto da tempo che i Wagner, l’esercito pseudo-segreto di Vladimir Putin, è presente pesantemente in Sudan (e in vari settori). Questi mercenari agiscono all’interno delle istituzioni militari e garantiscono formazione e logistica nell’ambito della sicurezza. Sono anche presenti in modo massiccio in vari sistemi produttivi: tra questi le miniere d’oro.

Un’ indagine dell’Occrp, Organized crime and corruption reporting project, ha rivelato che i Wagner sfruttano l’oro del Sudan in accordo con il potere. L’Occrp, fondata nel 2006, è un’organizzazione di giornalisti investigativi che indaga, a largo spettro, sulle attività criminali e in vari ambiti geografici. L’indagine, estremamente complessa e rischiosa, ha mostrano un alto livello di collusione tra mercenari russi e il potere politico e militare sudanese. Un rapporto già noto, ma che ora si conclama, rivelando un altro aspetto di questa ambigua relazione tra mercenari e golpisti.

Ormai non stupisce più la presenza a Khartoum dei militari dalla carnagione bianca, che armati di tutto punto presidiano varie aree della capitale sudanese. Così, proprio dall’inizio del 2022, anno fatidico pure per le sorti russe, sui social network sudanesi si moltiplicano foto e video che rappresentano questi militari bianchi che, con padronanza e sicurezza, pattugliano strade e piazze. L’inchiesta dell’Occrp ha portato alla luce alcuni carteggi dove appare evidente che i Wagner si siano infiltrati nel Paese a tal punto da essere organici al sistema Stato.

Ricordo che il Sudan è il terzo Stato africano per quantità di oro estratto. Nel rapporto, il cui contenuto era in parte già noto, viene riportato che i referenti dei Wagner sfruttano le risorse aurifere sudanesi senza pagare nessuna tassa allo Stato, contravvenendo alle leggi nazionali. Per controparte la Russia, tramite i Wagner, fornisce alle autorità sudanesi uomini per l’addestramento dell’esercito e l’equipaggiamento per le forze dell’ordine. Da queste indagini scaturisce che la “MInvestOOO”, società attiva in Sudan con sede a San Pietroburgo e di proprietà del noto uomo d’affari Eevgenij Prigožin, proprietario anche della compagnia mercenaria Wagner, ha pagato milioni di dollari alla società sudanese Aswar Company con sede a Khartoum. Questa organizzazione si occupa di sicurezza ed è gestita dall’intelligence militare sudanese per “servizi particolari”, nonché per la gestione il rilascio dei visti. Inoltre, l’Aswar ha avuto incarichi per approvvigionare i Wagner d’armi, coordinando l’ingresso in Sudan di droni, equipaggiamenti da guerra, leggeri e pesanti, e altre attrezzature da combattimento, oltre a predisporre e organizzare voli sicuri per i russi, utilizzando aerei militari in dotazione all’aviazione sudanese. Inoltre, dall’indagine risulta che in questo flusso di scambi i dipendenti Aswar siano presenti nella “busta paga” dei russi.

Per concludere questa breve analisi dei proficui rapporti tra la Russia e il Sudan, ricordo che dall’indagine Occrp risulta che la Meroe Gold Limited, società sudanese all’interno della galassia Wagner e branch della società russa “MInvestOOO” in Sudan, ha degli utili del trenta per cento dai profitti di molti progetti governativi. Tutto ciò deve essere collegato a una vasta operazione che la Russia sta effettuando nel Continente africano, dove sta incrementando solidi rapporti con gli Stati che sono cardini nel contesto politico dell’area, come la Repubblica Centrafricana, il Mali, il Burkina Faso, e con altre realtà dell’area sub-sahariana e centrafricana.

Dopo l’invasione dell’Ucraina, Vladimir Putin ha attratto attenzioni e interessi senza precedenti da parte dei media internazionali, che hanno scavato nei meandri del suo entourage. Eevgenij Prigožin, uomo fidatissimo di Putin, a fine estate ha dovuto ammettere di aver fondato il gruppo Wagner. I mercenari sono stati diluiti in varie aree geografiche del Pianeta, dove era presente un conflitto, combattendo al fianco di Stati che avevano “empatia/alleati” con la Russia: in Africa, in Siria e, ovviamente, in Ucraina.

Ho scritto in varie occasioni delle posizioni dei governi africani circa la guerra in Ucraina. Questi hanno sempre manifestato, salvo rare eccezioni, condivisione nell’azione russa, o al limite neutralità, non condannandola in ambiti di votazioni internazionali. Cosa non complessa da comprendere, in quanto è il modus operandi consono alle modalità comportamentali di Stati tendenzialmente golpisti, cleptocratici e autocratici, legati con la Russia da una “catena d’oro”. Oro africano necessario a Mosca soprattutto per sostenere l’anacronistica guerra in Ucraina.

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