VITTORIO ZEDDA: “Nella notte dello scorso Capodanno in Piazza Duomo a Milano una decina di ragazze furono violentate da un branco di giovani islamici. Troppo buonismo e poca Polizia”

Non aspettiamo che succeda un’altra volta. E perché non succeda vorrei ricordare a tutti, milanesi e compatrioti in genere, Amministrazioni locali e Centrali e Forze dell’Ordine ciò che si verificò a Milano, in piazza Duomo, la notte di Capodanno 2022.

In questo nostro amato Paese si usa troppo spesso “chiudere la stalla quando i buoi sono fuggiti”. Da noi non è solo un proverbio, è una regola, quasi una legge non scritta. Verrebbe quasi da pensare che i padri costituenti si siano bellamente dimenticati di farne cenno nella Carta Costituzionale.
E sì perché nel Bel Paese si aspetta di essere colpiti regolarmente da catastrofi d’ogni tipo, d’origine naturale o umana, dalle alluvioni alla siccità ai ponti che crollano, tanto per fare qualche esempio, per poi contare i morti, i miliardi di danni, le conseguenze a ricaduta in ogni settore della vita economica e sociale. Prevedere e provvedere sono qui verbi in disuso. Dalle catastrofi già avvenute sembra ci si limiti solo a trarre auspici e a fare scongiuri perché non ne accadano più, a Dio piacendo. E poi a seguire con le polemiche politiche e accuse e controaccuse dalle origini della Repubblica ai giorni nostri.

Per il fattaccio di piazza Duomo pare però che qualcosa si stia muovendo, se non altro perché c’è qualcuno che ha colto l’occasione del cambio di governo per cogliere la palla al balzo, e pararsi le terga. Il sindaco di Milano, e la notizia è dei primi di novembre 2022, ha comunicato di aver chiesto di poter disporre di forze dell’ordine numericamente accresciute di almeno 500 unità, in previsione di auspicati ulteriori incrementi. Lui apparentemente così poco propenso a dar rilievo ai problemi di ordine pubblico e di sicurezza della sua città, s’è mostrato ora deciso a fare quello che un amministratore “di sinistra” generalmente poco ama e cioè vedere più polizia nelle strade.

Ma ora c’è il governo di destra e, se mancherà la polizia nei momenti in cui notoriamente ce n’è più bisogno, si saprà a chi dare la colpa. Non dovrebbe quindi più ripetersi (ma ne siamo certi?) il “taharrush gamai” sul sagrato della cattedrale per la prossima notte di Capodanno 2023. Ho citato due parole arabe ormai note anche da noi, perché portate dall’immigrazione nordafricana: il “taharrush gamai”(o jamai) , una violenza collettiva, rituale e crudele, messa in atto da una folla maschile contro donne sole, fu consumata anche a Milano un anno fa.

Potrebbe ripetersi. Piazza Mercanti, piazza del Duomo e l’area storico-monumentale attorno all’antico palazzo della Ragione sono diventati da anni, ormai, area d’incontro, e talvolta “di caccia”, di giovani nordafricani, che in centro si ritrovano numerosi nelle ore pomeridiane e serali. In grande prevalenza maschi, sono accompagnati da poche ragazze di varia provenienza, dall’aspetto provocante, nei cui confronti sembrano però indifferenti. Per la mentalità diffusa fra i musulmani una donna nubile non dovrebbe andare in giro da sola, ma accompagnata da un “mahram”, un uomo con cui non possa avere rapporti sessuali, come ad esempio il padre o un fratello. Il velo sul capo e il vestiario che nasconde totalmente il corpo, per la dottrina islamica è un modo di proteggere la donna.
In un paese non musulmano una donna vestita a quel modo qualifica se stessa come una “sorella musulmana” e gli uomini non devono, o non dovrebbero, toccarla, secondo i dettami della fede.

Viceversa, l’aspetto esteriore che non qualifica una donna come musulmana, rende tale donna bersaglio pressoché lecito di molestia o stupro: quella donna non merita rispetto a fronte della superiorità etica dell’islam. E così ogni musulmano afferma, a suo modo, la supremazia della sua fede, che dovrà prevalere sul mondo intero. Non pochi si sentono autorizzati ad esportare, nei paesi in cui emigrano, quella loro mentalità radicata, che non cambierà facilmente. L’abbigliamento, quindi, ha un valore religioso ed etico. In un paese non musulmano, il velo sul capo assume anche un valore politico, perché rimarca una differenza in termini di superiorità etica e “segna il territorio”, perché contribuisce a testimoniare visivamente la crescente presenza islamica in terra di infedeli.

Quello che è successo a Milano, ci ricorda lo scempio delle donne cosiddette “marocchinate” ad opera dai “goumier” in Ciociaria e in altre regioni del centro Italia, nel maggio 1944. Nella notte di capodanno 2022 in piazza Duomo una decina di ragazze «sono state violentate una per una» da una folla di giovani di origine straniera. Una parte del gruppo infieriva sulle ragazze, mentre «un’altra parte, per confondere le forze dell’ordine, faceva muro attorno ai violentatori, gridando e circondando la scena per nascondere quel che stava accadendo». (Notizie desunte da Ansa.it-Lombardia). Da noi non era ancora successo, ma è un brutto segnale per l’Italia.

La Svezia ha da tempo chinato il capo di fronte all’immigrazione islamica, che ha fatto proliferare sul territorio enclave ove vige la shari’a. La crescita di un “potere parallelo”, in contrasto con la legalità dello Stato svedese, è diventato la culla, prima di uno “Stato nello Stato» e poi di centinaia di “zone” dominate dalla crescente criminalità, poco arginata dal “politicamente corretto” e dalla debolezza dello Stato legittimo.
Il “taharrush gamai” di Milano, e di altre città italiane di cui ora si comincia a sapere, pone l’Italia sull’orlo dello stesso baratro in cui è caduta la Svezia. I partiti italiani si scotennano a vicenda per accaparrarsi i centri di potere e trascurano l’involuzione sociale in atto. I cittadini democratici sembrano essere rimasti l’ultimo baluardo in difesa della legalità repubblicana: si spera che si mobilitino per senso di responsabilità e dovere civico. E si facciano sentire.

In breve, quel che vedo è il fallimento di un’idea e di un’azione socio-educativa volta all’integrazione, priva di un’analisi conoscitiva di dati di realtà e senza un monitoraggio dei processi sociali innescati da presenze multiculturali non integrate con l’ambiente sociale e fra loro divise per provenienza e appartenenza identitaria. Singolarmente una forma d’integrazione fra gruppi disomogenei avviene “al contrario”, mi pare, prevalentemente fra le frange di giovani che non si riconoscono nell’appartenenza identitaria legata alla comune provenienza. Per dirla in breve, mi pare che i più disadattati dei vari gruppi tendano a riconoscersi affini, a fare gruppo o a cercare fra loro spazi e ruoli di leadership che non hanno trovato altrove.
Desumo queste impressioni dall’esperienza di una vita professionale spesa nelle scuole diurne e serali, anche per il recupero di adulti o di giovani disadattati, segnati da vicende di abbandono scolastico, tossicodipendenza, e anche di peggio. L’immigrazione ci ha posto ora di fronte ad un nuovo e disomogeneo mondo giovanile, che a quanto pare sta innestando nel tessuto sociale nuove rilevanti criticità, come nel resto d’Europa, cui è urgente trovare rimedi.

Pare strano che le Forze dell’ordine, pure insufficienti numericamente nel centro di Milano al momento del “fattaccio”, si siano fatte cogliere di sorpresa. Il “taharrush gamai” del Capodanno 2016 a Colonia e in altre città del Nord Europa non sono episodi risalenti ad un passato remoto, irripetibili e da dimenticare, come s’è visto a Milano. Si sono ripetuti, si ripetono e, presumo, si ripeteranno, ma si preferisce tacerne.
Dove ci sono assembramenti giovanili di un certo tipo, facilmente distinguibili per origine e “fede”, il “taharrush gamai” è nell’aria e ho il dubbio che coloro che lo mettono in atto, non abbiano nemmeno coscienza di commettere un atto criminoso. Nei loro Paesi la molestia collettiva, in alcune occasioni, a donne isolate o non vestite come Allah comanda, o non accompagnate secondo le regole colà vigenti, o manifestamente di un’altra religione, è molto probabilmente un fatto se non lodevole, tollerato, o volutamente ignorato.
Le nostre autorità di pubblica sicurezza faranno bene a preavvertire i loro agenti in servizio di vigilanza in occasioni e situazioni rischiose. Il costante arrivo nei Paesi europei di gente che conosce solo leggi e costumi del proprio paese, ma ignora o volutamente non si cura delle regole vigenti nel Mondo occidentale, comporterà da noi reiterazione di guai e di conflitti sociali.

La cosa che però più mi preoccupa è un’altra. Giovani musulmani nati e cresciuti in Italia, o comunque in Europa, che manifestano comportamenti collettivi come quelli sopra descritti, mostrano di non aver assimilato granché nell’ambiente e nelle scuole dell’Occidente. Anzi, sono proprio le seconde generazioni che sembrano inclini a fare pesare la loro diversità etno-religiosa, anche se i giovani immigrati sono meno devoti e praticanti dei padri.
Come dire che nascondere i presepi, togliere i crocefissi, consentire l’allestimento di moschee, tollerare il velo integrale e il volto coperto nelle vie delle nostre città, fingere di non vedere gli sgozzamenti dei montoni in occasione delle feste islamiche pure in certi cortili condominiali, in barba a tutte le leggi vigenti, a quanto pare poco hanno contribuito all’integrazione.
Anzi tanta disponibilità e apertura dimostrata ai nuovi arrivati anche dal Mondo cristiano e dalla Chiesa, pare aver consolidato solo l’autoaffermazione identitaria e suprematista e l’orgoglio della diversità. Il modello d’integrazione adottato, ammesso che ce ne sia stato uno diverso dall’ignobile autocensura di un imbelle e succube buonismo, è da sostituire al più presto, con altri modi, contenuti e metodi.

Vittorio Zedda

12 novembre 2022

1 commento su “VITTORIO ZEDDA: “Nella notte dello scorso Capodanno in Piazza Duomo a Milano una decina di ragazze furono violentate da un branco di giovani islamici. Troppo buonismo e poca Polizia”

  1. Il fenomeno dell’immigrazione indiscriminata, l’accoglienza senza limiti dei clandestini, perlopiù islamici, ha condotto ad una costituzione del regime islamico contrapposto alla legge italiana
    La sharia in Italia sta dilagando, e quel che è peggio, con la connivenza dello stato italiano. Secondo la sharia il musulmano è autorizzato a violentare le donne degli infedeli
    Per noi donne italiane è inaccettabile. Delle due l’una; applicazione della sharia, ovvero osservanza della legge , italiana. Siamo in Italia? O no?

Lascia un commento

error: Questo contenuto è protetto