SILVANA DE MARI: “Virus e burocrati”

Nel penultimo anno del secondo millennio, il 1999, l’influenza era una cosa semplice. Non era innocua:  uccideva e riempiva gli ospedali, perché la morte esiste e la malattia esiste. L’influenza non distruggeva il tessuto sociale, non distruggeva le famiglie, non distruggeva i diritti umani, lavorare, uscire, andare in un parco.  La pubblicità dello Zerinol, farmaco da banco quindi pubblicizzato, un tranquillo intruglio a base di paracetamolo e qualche altra roba con cui si combatteva l’influenza, recitava che se ti beccavi l’influenza avresti perso cinque giorni di lavoro, quattro ore di tennis, tre lezioni di qualche cosa e un paio di cene, ma che se prendevi lo Zerinol salvavi tutto. Da questo si possono dedurre due cose. La prima è che l’italiano medio era un tizio che andava a giocare a tennis praticamente tutti giorni, a giorni alterni prendeva una la lezione di qualche cosa ed era invitato fuori un giorno su tre. Dovevamo essere un popolo di colti e atletici sibariti. La seconda è che a nessuno fregava niente se qualcuno contagiava interi uffici, circoli sportivi, scuole di qualche cosa, ristoranti, trattorie, pizzerie, altro. In effetti a nessuno fregava niente di infettare interi ospedali. Ricordo con assoluta certezza che quando ho telefonato nell’ospedale dove lavoravo per spiegare che avevo 37, 8 di temperatura. mendicando un giorno al caldo a casa mia, mi hanno consigliato di prendere vitamina C e un’aspirina, il farmaco concorrente dello Zerinol visto che nessuno di noi amava il paracetamolo, stringere i denti e andare a lavorare. Oggi se fai un tampone, più o meno taroccato, che risulti più o meno positivo, ti rinchiudono in casa e se esci ti aspetta il rogo come a Gian Giacomo Mora e agli altri untori della colonna infame di manzoniana memoria.

Come era possibile che nei decenni precedenti al 2000 fossimo tutti così irresponsabili? Come era possibile che addirittura primari e aiuto primari mi trascinassero in corsia con l’ influenza addosso? Non interessava proteggere i malati? Interessava moltissimo proteggere i malati dalle malattie batteriche. Quando ho avuto la sinusite tutti mi hanno intimato di stare fuori dai piedi e non avvicinarmi ai loro reparti e meno che mai alle loro sale operatorie.  Lo stesso quando ho avuto la congiuntivite. Anche le malattie esantematiche erano combattute. Quando ho contratto la rosolia e la varicella ero già  medico (non è mai troppo tardi). Tutti si sono raccomandati che non mettessi il naso in ospedale prima che fosse terminata la quarantena. Eppure quegli stessi primari e aiuto primari se avevo 37,8 di febbre per l’influenza mi chiedevano di stringere i denti, prendere la vitamina C e l’aspirina (nessuno di noi amava il paracetamolo)  e non lasciare scoperto il turno in pronto soccorso. Non ci importava un accidente dell’influenza. Prendevamo l’aspirina e la vitamina C e andavamo a mandare avanti il pronto soccorso, fare medicazioni, entrare in sala operatoria.  Molto semplicemente sui nostri testi era scritta la verità: l’influenza  è impossibile fermarla, come cercare di fermare il vento con le mani, l’influenza era già nei nostri ospedali, come nelle nostre scuole, nelle nostre strade, negli uffici, nei negozi e nei palazzi. Sui nostri libri di epidemiologia era scritto che l’influenza deve circolare così da raggiungere l’immunità di gregge prima che arrivino mutazioni importanti. Così abbiamo superato l’Asiatica e le altre, in 6/8 mesi. L’idea di fermare l’influenza, bloccare un virus respiratorio, è un assoluto delirio. C’è una sola maniera per fermare un virus respiratorio: che tutta una nazione smetta di respirare, o se proprio non è possibile, che se ne stia chiusa in casa fingendosi morta, mentre la chiusura uccide il sistema immunitario, la psiche, e l’economia. Il sogno di Speranza? Lo schema del lock down.

Come è stato possibile che a individui comunque laureati in medicina sia venuta in mente l’idea del Lock Down? Non è possibile che un’idea del genere sia nata nei medici. La base della medicina è l’igiene, la base dell’igiene è: state all’aria aperta e fate movimento almeno un’ora al giorno, meglio due, altrimenti sistema immunitario, sistema circolatorio, sistema osteomuscolare e psiche crollano. Senza queste regole il sistema immunitario muore, il cuore si ammala, aumenta il rischio di cancro e di nevrosi. Anche il terrore contribuisce a uccidere sistema immunitario, far impennare la pressione e quindi danneggiare il cuore, ridurre la psiche a picchi di ansia. Le bare di Bergamo, le facce stravolte degli intubati che troupe televisive hanno potuto riprendere perché direttori sanitari e primari hanno loro permesso di entrare nelle rianimazioni, le faccette tristi di Speranza e Crisanti potrebbero aver  fatto fabbricare cortisolo, che abbatte il sistema immunitario e favorisce gli infarti mediante un meccanismo chiamato effetto nocebo.  La Sars-coV2 è arrivata in Italia nell’autunno 2019 circolando “clandestinamente” fino a dicembre dello stesso anno e ne siamo certi per l’analisi delle acque reflue. Nell’arco di questi mesi molti medici hanno sostenuto di essersi imbattuti in polmoniti interstiziali anomale che riscontravano per la prima volta. Tuttavia questi medici le hanno semplicemente curate, come si cura di solito questa patologia: antibiotico, cortisone, antinfiammatorio ed eparina per i pazienti anziani. Molti pazienti sono guariti e molti sono morti. Ma sono morti da esseri umani, tra l’affetto e l’assistenza dei familiari, e non da cani, soli, senza estrema unzione né qualcuno che tenesse loro la mano,  come poi previsto dai protocolli anti-Covid. Fino a quando lo stato, anzi gli stati non se ne sono interessati, le cose sono andate. Nessun DPCM è stato fatto per l’Asiatica. Nulla è stato fatto nemmeno nel 2003 per l’infezione SARS. I medici hanno curato i malati. In un territorio in cui esistono ospedali, ambulatori, laureati in medicina, infermieri, non c’è bisogno che dei burocrati intervengano, che leggi siano violate. In questa maniera il problema è affrontato sul territorio, gestito caso per caso, modulando la risposta secondo la necessità della domanda in maniera perfetta. I medici hanno empiricamente trovato la cura migliore in tempi brevissimi e se la sono trasmessa grazie ai social e alle chat mediche in tempi infinitesimali. Nel momento in cui un governo centrale ha imposto ha a tutti una serie di leggi e regole, salta il fatto che qualsiasi soluzione deve essere modulata. Lo sciagurato governo italiano ha poi interpretato il peggio tutte le restrizioni. In Germania la televisione consigliava di stare all’aria aperta almeno due ore al giorno e fare moto, in Italia era permesso portare fuori i cani, ma non i bambini, chi usciva era chiamato furbetto della passeggiata, inseguito da droni e polizia, i parchi pubblici sono stati vietati. L’unica via d’uscita è stata l’imposizione di farmaci sperimentali con efficacia tragicamente fragile, effetti collaterali spaventosi e, cosa ancora più grave, con i contratti d’acquisto tuttora secretati, disomogeneità dei lotti. Una casa farmaceutica che non sia in grado di produrre lotti omogenei non deve solamente essere chiusa, deve essere passata con Napalm.

A Bruxelles un funzionario della casa farmaceutica Pfizer ricorda quello che noi medici capaci di leggere una scheda tecnica abbiamo sempre detto: questi farmaci non fermano la trasmissione di malattia, e non c’era scritto da nessuna parte che fossero in grado di farlo. Il loro uso emergenziale quindi non era giustificato, non era e non è giustificato nessun tipo di green pass, tutte le azioni dell’Unione Europea incluso l’acquisto dei suddetti farmaci con contratti secretati e deresponsabilizzando le case farmaceutiche, sono state uno sbaglio.

Se anche i burocrati fossero  stati intelligenti e le scelte fatte fossero state sensate, non è stato così, il solo fatto di averle imposte contemporaneamente a tutti le avrebbe rese sbagliate. A questo si aggiungono i grandi dubbi su possibili tragici conflitti di interesse sull’acquisto e l’imposizione dei cosiddetti vaccini. Si tratta di farmaci sperimentali con efficacia tragicamente fragile, effetti collaterali spaventosi e, cosa ancora più grave, disomogeneità dei lotti. Una casa farmaceutica che non sia in grado di produrre lotti omogenei non deve solamente essere chiusa, deve essere passata con Napalm.

Individui che hanno annientato il sistema immunitario della nazione con il lock down non sono medici, non curano non guariscono. L’idea è nata al di fuori della medicina e poi è stata proposta, oppure imposta, oppure venduta ai rappresentanti della medicina. Qualche giorno fa ho parlato con una giovane e devo anche dire simpatica funzionaria dell’Unione Europea. Mi ha spiegato sorridendo che al diffondersi della pandemia l’ Unione Europea doveva ben fare qualche cosa. Si tratta di una persona cui voglio molto bene e spero che prima o poi riuscirò a chiarirle alcune cose. Nel frattempo mi limito a segnalare questa frase, che è terrificante. L’ Unione Europea doveva fare qualche cosa è una frase che presuppone idee folli. La prima è che fosse necessario fare qualche cosa, qualche cosa di statale, qualche cosa di eccezionale, qualche cosa che sia oltre ( e di conseguenza contro) le leggi democratiche esistenti.  Nulla è stato fatto per l’Asiatica. Nulla è stato fatto nemmeno nel 2003 per l’infezione SARS. I medici hanno curato i malati. In un territorio in cui esistono ospedali, ambulatori, laureati in medicina, infermieri e mettiamoci anche veterinari che spesso sono utili anche loro, non c’è bisogno che dei burocrati intervengano, che leggi siano violate. In questa maniera il problema è affrontato sul territorio, gestito caso per caso, modulando la risposta secondo la necessità della domanda in maniera perfetta. I medici hanno empiricamente trovato la cura migliore in tempi brevissimi e se la sono trasmessa grazie ai social e alle chat mediche in tempi infinitesimali. L’idea che la Unione Europea “dovesse fare qualcosa” contiene due concetti idioti. Il primo è la ferma convinzione dei burocrati europei di essere una élite che regna su una melma di semideficienti, di minorati psichici e mentali che senza l’Europa a guidarli e tenerli per mano non possono farcela. Il concetto che un cittadino e il suo medico siano perfettamente in grado di affrontare da soli l’influenza se nessuno li intralcia e li imbriglia, evidentemente, sfugge alle loro menti. La medicina funziona se non è comandata, se non è burocraticizzata, se non ci sono dannati protocolli. Funziona se viene adattata in maniera molecolare caso per caso. La medicina non può essere calata dall’alto da leggi statali che non si sa bene come possono essere state fatte, dato che le cure vengono aggiornate di ora in ora secondo la pratica dell’esperienza. La seconda tesi demente è che loro, un branco di burocrati autoreferenziali, per il solo merito di aver superato un qualche concorso che riguardava materie che possiamo considerare irrilevanti se confrontate con la realtà, siano in grado di gestire una pandemia, siano in grado di capire qual è la cosa da fare e da imporre. Nel momento in cui un governo centrale ha imposto ha a tutti una serie di leggi e regole, salta il fatto che qualsiasi soluzione deve essere modulata. Lo sciagurato governo italiano ha poi interpretato il peggio tutte le restrizioni. Se anche i burocrati fossero  stati intelligenti e le scelte fatte fossero state sensate, non è stato così, il solo fatto di averle imposte contemporaneamente a tutti le avrebbe rese sbagliate. A questo si aggiungono i grandi dubbi su possibili tragici conflitti di interesse sull’acquisto e l’imposizione dei cosiddetti vaccini. Si tratta di farmaci sperimentali con efficacia tragicamente fragile, effetti collaterali spaventosi e, cosa ancora più grave, disomogeneità dei lotti. Una casa farmaceutica che non sia in grado di produrre lotti omogenei non deve solamente essere chiusa, deve essere passata con Napalm. Un personaggio politico, madama Von Der Leyen,  che acquisti questi farmaci con i contratti secretati deve essere sotto processo. L’Unione Europea ha già dimostrato il suo livello di etica con i trolley di soldi del Qatar,  piccole cifre pagate in contanti che fanno sicuramente tenerezza se paragonate al denaro che potrebbe giustificare l’immissione /imposizione di farmaci sperimentali con lotti disomogenei e contratti di acquisto secretati. Chiediamo all’Unione Europea di levarsi dai piedi. La medicina appartiene ai medici, e soprattutto la medicina appartiene ai pazienti, non a madama Von Der Leyen, che resta serenamente impassibile quando a Bruxelles un funzionario della casa farmaceutica Pfizer ricorda quello che noi medici capaci di leggere una scheda tecnica abbiamo sempre detto: questi farmaci non fermano la trasmissione di malattia, e non c’era scritto da nessuna parte che fossero in grado di farlo. Il loro uso emergenziale quindi non era giustificato, non era e non è giustificato nessun tipo di green pass, tutte le azioni dell’Unione Europea incluso l’acquisto dei suddetti farmaci con contratti secretati e deresponsabilizzando le case farmaceutiche, sono state uno sbaglio. Oppure un crimine? Chiediamo ai burocrati europei anche di non azzardarsi a usare il nostro denaro per rendere eterna la guerra che distruggerà l’Ucraina e massacrerà l’economia dell’ Europa a favore degli Stati Uniti. Potremmo fare un patto con questi burocrati: noi continuiamo a pagarvi lo stipendio e il cambio voi vi impegnate a non fare nulla. Sarebbe già un grosso passo avanti per tutti.

1 commento su “SILVANA DE MARI: “Virus e burocrati”

  1. Analisi impietosa e drammatica, ma pienamente condivisibile.
    L’Europa dei burocrati non è l’Europa dei cittadini e gli eventi di questi ultimi anni hanno dimostrato che le decisioni non sono state prese nell’interesse dei cittadini, come dovrebbe essere negli stati democratici, ma al contrario per favorire le lobby economiche o peggio ancora il potere delle elite finanziarie.
    Questo spiega anche la crescente disaffezione dei cittadini alle istituzioni europee, così come la fiducia nella classe medica è stata gravemente compromessa dall’asservimento ai protocolli.

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