LA POESIA di GIORGIO BONGIORNO: “Tristezza dal web”

LA POESIA di GIORGIO BONGIORNO: “Tristezza dal web”

Dov’è la miseria del nostro tempo
Povera straniera muta
Debole compagna delle nostre notti insonni
Nelle barche dei migranti
Sulle carrette del mare
Nella schiuma ruggine delle chiglie
Fra i bambini tremanti e senza cibo
Ingoiati dai flutti assassini del maestrale
Il tarlo inesorabile della menzogna
Si insinua nei cervelli malati
Si annida fra gli inganni di questo nostro secolo
Nelle storie degli antichi flagelli
Nelle grandi carestie
Nelle faglie aperte dagli oceani
Dietro i lampi di luce nelle metropoli
Affollate dei colori di inquiete e vacue solitudini
Nel buio tenebroso dei ghetti
Nei rigagnoli maleolenti delle favelas
L’orgoglio dell’uomo ferito dalla spada del benessere
Sussulta e romba nel cuore come una campana impazzita
La lingua è paralizzata dal silenzio
E dalla vergogna
Affrettiamo questo nostro cammino verso mete sconosciute
Cancellate dall’indifferenza
Dietro bandiere intrise di violenza e di sangue
Con la preghiera della sera
Recitata con la nonna prima di dormire
Abbiamo dimenticato la pietosa
Solenne cantilena
Delle litanie
Che accompagnava il nostro sonno innocente
Eppure questa leggera brezza di primavera
Incurante della lontana bufera
Ci porta dal bosco il profumo dei germogli
Nell’azzurro cupo di questa notte piena di stelle
E in qualche angolo del mondo
Sboccia spavaldo
Inarrestabile un desiderio di limpida speranza
Prende vita un timido anelito di libertà
Cresce l’amore della gente
Grazie
Dio dell’universo
Grande padre dello spirito
Di questo segno
Troveremo insieme la forza di fermarci
In questa corsa per il sentiero della vita
Di inchinare il nostro sguardo all’oratorio della montagna
Cantare le tue lodi
E spogliarci
Per sempre
Di questa opaca veste dell’anima

La vera miseria oggi non è nelle vesti del corpo quanto in quelle dell’anima
(Giorgio Bongiorno)

In effetti nel mondo odierno assistiamo, in nome di un indefinito progresso (?), a una sconsiderata falcidia di molti dei principi che hanno animato e caratterizzato l’arco della nostra esistenza. Ci pare però che a valle di queste conclamate innovazioni non ci siano valori sostitutivi sociali, etici ed economici di cui possiamo apprezzare l’efficacia.

Foto di copertina: “Tristezza” dal web

Questa rubrica “Sciaveri di tregua” desidera istituzionalizzare la registrazione costante dei pochi ma intensi momenti di riflessione che mi vengono suggeriti in tempo reale in parte dall’osservazione e dalla traduzione poetica di immagini particolari con cui la realtà si manifesta e in parte dalla immancabile dose di esperienza specifica che l’età matura può aggiungere a questa attenta osservazione.

È abbastanza incredibile quanto sia in questo contesto assai prezioso, soprattutto dal punto di vista spirituale, l’affinamento che a questa osservazione si affianca nell’intento di popolare di piccole ma vitali suggestioni le esigue pause spirituali che, con forzata parsimonia, la realtà odierna nella sua corsa ci riserva.

Ho riscoperto il prezioso quanto dimenticato lemma “sciàveri ” per dare un nome a questi momenti, a queste osservazioni e a questi intensi ritagli di esistenza , definendo il termine “tregua” , dal sapore combattivo e guerresco, proprio per stigmatizzare la sconcertante sofferenza del corpo e dello spirito in questa quotidiana “tenzone” che tutti dobbiamo affrontare nel contesto della convivenza sociale e nel caos di questa corsa ad ostacoli , densa di episodi di “fatica” in un mondo in cui la realtà presenta fenomeni di effettive sfide temporali e fisiche oltre a un continuo sopravvenire di istanze etiche e spirituali, materia di problematiche irrisolte, nonché di dubbi esistenziali di non poco conto.

Sciàveri di tregua” è quindi nato con l’ambizione di rappresentare un convinto, coerente e sentito invito a una sosta ferace dello spirito, intesa a lasciare a ciascuno la possibilità di riflettere intorno ai valori propri e intimi dell’esistenza , fatto non sempre concesso dalla realtà “accelerata” e nello stesso tempo “aumentata” dei nostri giorni.
Attraverso pensieri tradotti in sequenze armoniche di parole , qualche volta attraverso ritmi melodici ed onomatopeici in cui si mescolano elementi naturali primordiali e sottili rumori di sentimenti umani , ho cercato di incontrare opere di amici noti o sconosciuti e di invocare il loro aiuto, la loro complicità , per indugiare su qualche immagine di questa turbinosa avventura del vivere gli anni del terzo millennio, in una gara senza pause, senza respiro e “apparentemente” senza alcun segno di pietà per chi rimane relegato a una vana attesa sul ciglio spesso tristemente disadorno e inospitale della strada.
Da artigiano della parola ho scambiato impressioni con solerti artigiani del suono, dei colori e dell’immagine (pittori, scultori , musicisti e fotografi) per scoprire quegli stimoli creativi condivisi che facilitano una risposta corale a una serie di interrogativi comuni alle varie “discipline artistiche”, cioè comuni all’interpretazione della realtà”.

Qualche volta ci siamo insieme domandati dove si voglia arrivare attraverso questa amabile scorciatoia con cui si tende a volere a tutti i costi eliminare le tregue, accelerare la corsa, bruciare tutte le tappe, comprese quelle più solenni e rituali come gli archetipi più sacri e celebrati dalla tradizione della vita e della morte. Qualche altra ci siamo soffermati sui valori tradizionali della nostra esistenza con attenzione e scrupolosa smania di descrivere i colori della realtà com’è o come vorremmo che venisse percepita attraverso il filtro della nostra mediazione spirituale, artistica ed umana.

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