25 gennaio 2023 – Il Wall Street Journal stronca i vaccini anti Covid. E lo fa senza mezzi termini in un editoriale in cui critica fortemente Moderna, Pfizer, la Fda (Food and Drug Administration), l’ente governativo statunitense che si occupa della regolamentazione dei prodotti alimentari e farmaceutici, e il Cdc (Centers for Disease Control and Prevention), organismo di controllo sulla sanità pubblica degli Usa.
«Potreste aver sentito una pubblicità radiofonica – si legge subito – che avverte che se avete avuto il Covid, potreste contrarlo di nuovo e sperimentare sintomi ancora peggiori. Il messaggio, sponsorizzato dal Dipartimento della Salute e dei Servizi Umani, sostiene che i vaccini bivalenti aggiornati miglioreranno la vostra protezione. Si tratta di una pubblicità ingannevole».
Le critiche a Pfizer e Moderna – L’editoriale, firmato da Allysia Finley, attacca Pfizer e Moderna, sottolineando che nei bivalenti ci sono diversi problemi scientifici, a cominciare dall’evidenza che il virus muta molto più velocemente dei vaccini. «L’idea di aggiornare i vaccini mRNA Covid a ogni stagione era inizialmente promettente – scrive Finley – Un vantaggio della tecnologia mRNA è che i produttori possono modificare la sequenza genetica e produrre rapidamente nuovi vaccini mirati a nuove varianti. Da qui i richiami bivalenti mirati alle varianti BA.4 e BA.5 Omicron insieme al ceppo originale di Wuhan. Ma sono sorti tre problemi scientifici. In primo luogo, il virus si evolve molto più velocemente di quanto i vaccini possano essere aggiornati. In secondo luogo, i vaccini hanno cablato il nostro sistema immunitario per rispondere al ceppo originale di Wuhan, quindi produciamo meno anticorpi che neutralizzano le varianti mirate dai vaccini aggiornati. In terzo luogo, gli anticorpi si esauriscono rapidamente dopo pochi mesi».
L’errore dei booster – Di qui la bocciatura in toto dei costanti richiami, i booster per intenderci. «I risultati degli studi contraddicono – si legge ancora nell’articolo – i comunicati stampa di novembre di Pfizer e Moderna, in cui si afferma che i loro bivalenti hanno prodotto una risposta alle varianti BA.4 e BA.5 da quattro a sei volte superiore a quella dei booster originali. Queste affermazioni sono fuorvianti. Nessuno dei due produttori di vaccini ha condotto uno studio randomizzato. Hanno testato i booster originali lo scorso inverno, molto prima dell’ondata di BA.5 e da quattro mesi e mezzo a sei mesi dopo che i partecipanti allo studio avevano ricevuto la terza iniezione. I bivalenti, invece, sono stati testati dopo che il BA.5 ha iniziato ad aumentare, da 9 mesi e mezzo a 11 mesi dopo che i partecipanti avevano ricevuto la terza iniezione».
Gli studi che “smentiscono” l’utilità dei richiami – Finley cita due studi del New England Journal of Medicine, che dimostrano che i richiami bivalenti aumentano gli anticorpi contro le varianti Omicron BA.4 e BA.5, ma non significativamente più dei richiami originali. Ergo, ammesso che proteggano efficacemente dalla malattia, non lo fanno meglio rispetto a come avrebbero dovuto farlo i precedenti richiami. In pratica «un intervallo più lungo tra le iniezioni aumenterebbe la spinta degli anticorpi verso la variante BA.5. Lo stesso dicasi per una precedente infezione con la variante BA.5. In altre parole, le persone che hanno ricevuto i richiami bivalenti ad agosto sarebbero state predisposte a produrre più anticorpi in risposta al BA.5».
L’attacco alle autorità sanitarie americane – Finley se la prende duramente con Fdc e Cdc perché non hanno fatto nulla per arginare un’inutile corsa al vaccino. «Ma perché avrebbero dovuto? – si chiede provocatoriamente Finley – Hanno un interesse personale a promuovere i bivalenti». E spiega: «A giugno la Food and Drug Administration ha ordinato ai produttori di vaccini di aggiornare i booster contro BA.4 e BA.5 e a fine agosto si è affrettata ad autorizzare i bivalenti prima che fossero disponibili i dati clinici. I Centri per il controllo e la prevenzione delle malattie hanno raccomandato i bivalenti per tutti gli adulti senza alcuna prova della loro efficacia o necessità. I produttori di vaccini avrebbero potuto eseguire piccoli studi randomizzati la scorsa estate e all’inizio dell’autunno per testare i bivalenti rispetto ai booster originali e a un gruppo placebo. I risultati sarebbero stati disponibili entro la fine di settembre. Ma le autorità sanitarie non hanno voluto aspettare e ora sappiamo perché».
E ancora: «A novembre il Cdc ha pubblicato uno studio che stimava che i bivalenti erano efficaci contro l’infezione solo dal 22 al 43% durante l’ondata BA.5, il loro picco di efficacia. Quando gli anticorpi sono diminuiti e nuove varianti sono subentrate nel corso dell’autunno, la loro protezione contro l’infezione è probabilmente scesa a zero». Eppure il booster è stato fortemente raccomandato (e distribuito), a prescindere da questi risultati.
Le conclusioni – Non c’è dubbio, scrive Finley, che i vaccini Covid hanno attenuato le infezioni gravi. Ma la maggior parte degli americani ha acquisito l’immunità attraverso l’infezione naturale, che aumenta notevolmente la protezione. «C’è un crescente consenso sulla necessità di vaccini e trattamenti migliori per proteggere le persone ancora a rischio. Ma abbiamo anche bisogno di leader onesti nel campo della salute pubblica».
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