Verba volant scripta manent è un detto latino che vuol dire che gli scritti rimangono, mentre le parole volano. Trae origine da un discorso che Caio Tito tenne nel Senato romano. Ha due possibili significati. Il primo è che lo scritto è un documento incontrovertibile. Le parole possono essere dimenticate, oppure negate. Lo scritto rimane, mentre la parola si perde. Il verbo usato però non è perdere, è volare. Il secondo significato potrebbe voler dire invece che le parole volano di bocca in bocca così che si diffondono, veloci come il vento, o almeno come la brezza. Come il vento e la brezza, uno le incontra anche se non le stava cercando, e non fa alcuno sforzo per interiorizzarle, è un fenomeno passivo, mentre lo scritto per raggiungere l’interno al nostro cervello necessita di un procedimento attivo: cercare il libro, aprirlo, leggerlo. Occorrono determinazione e fatica. Le parole, quelle del vicino di casa oppure quelle della radio o della televisione ci entrano dentro anche se non le stavamo cercando e anche se non le volevamo. Volare inoltre ha anche l’ ulteriore significato del coinvolgimento emotivo. Se leggiamo qualcosa l’acquisizione delle nuove informazioni, vere o false che siano, passa attraverso l’emisfero razionale, il sinistro, che le vaglia attentamente: quindi una qualche possibilità di distinguere il vero dal falso c’è. Se ascolto qualcuno il coinvolgimento emotivo è maggiore. Io ascolto il tono di voce di chi sta parlando, che ha la capacità di contagiare le emozioni che sono tutte contagiose, soprattutto quelle negative, l’odio e la paura. Senza la radio di Goebbels, il nazismo non sarebbe mai riuscito ad avere la presa che ha avuto. Senza le dirette facebook di Conte e la faccia di Burioni in televisione, lo spettacolare coreografia dell’effetto Bergamo, non sarebbe stato possibile imprigionare un popolo e condurlo all’odio isterico del dissidente. Alle due possibilità descritte dal motto originario, chiacchiere, libro, se ne è aggiunta una terza: la parola digitale. Lo scritto solido, quello su carta (pergamena, legno, marmo, papiro, altro) è difficilmente modificabile. Nel libro 1984 di George Orwell, squadre di impiegati correggono il passato, rappezzando libri e vecchi giornali, perché si raccordi con il presente. Oggi bastano pochi secondi e un clic. Con un clic si nascondono notizie vere o le si dichiara false, con un clic si immettono notizia false che, anche se smentite, diventano eterne e prevalgono sulle altre. La parola digitale quindi non ha la incontrovertibile solidità della parola scritta su carta, e vola sia nel senso che si diffonde con una rapidità impensabile a qualsiasi scritto solido sia perché è strutturata in maniera da avere una carica emotiva infinitamente superiore a quella del libro, dato che c’è il colore, l’immagine o la musica che accompagna, dato che è “aggiornata”, all’ultima moda quindi. Questo è particolarmente pericoloso se teniamo presente che ormai molte persone non sono più in grado di usare un supporto cartaceo. La quasi totalità dei ragazzini, come un enorme numero di trentenni, non è capace di consultare una mappa, non è capace di consultare un dizionario o un’enciclopedia. Questo significa che non sono in grado di cercare un’alternativa cartacea, quindi stabile, all’informazione informatica. Questo significa anche che il giorno in cui ci sia una panne informatica o un black out elettrico resteranno con i loro inutili smartphone in mano dispersi in un mondo indecifrabile come Alice nel paese delle meraviglie. Google map, la ricerca su Internet e Wikipedia hanno creato queste sue incapacità che sono il primo tassello della cosiddetta demenza digitale, termine con cui si indica l’insieme dei deficit cognitivi conseguenti all’uso sistematico della tecnologia informatica. L’enciclopedia è stabile, non può essere reinventata. Stampare su carta costa cifre ingenti. Chi pubblica un’enciclopedia non si espone al rischio di essere deriso per aver scritto scemenze, perché perderebbe il denaro investito in questa stampa cartacea. Su Internet scrivere è gratis, si può scrivere qualsiasi stupidaggine senza rischi economici. Inoltre l’enciclopedia comunica verità e sapere anche con il linguaggio non verbale. Lo spazio dedicato alla Divina Commedia è superiore a quello dedicato a Orgoglio e pregiudizio, quindi intuiamo che è più importante. Su Google e su Wikipedia lo spazio dedicato al Trono di Spade (libri, serie televisiva in varie stagioni e innumerevoli puntate, informazioni sugli attori, registi, premi) è superiore a quello della Divina Commedia, genera la (folle) impressione di essere più importante. Nell’enciclopedia mancano l’effimero e l’irrilevante, che trionfano su Internet al punto tale che mediocri nullità per il solo fatto di esistere e di sapere usare Instagram possono influenzare il mondo. Se digitate su Google la parola Madonna scoprirete che le informazioni su una mediocre cantante vengono prima di quelle sulla madre di Cristo dando quindi la forte impressione che siano più importanti. Le capacità manipolatorie di queste informazioni veloci, superficiali e non verificabili sono enormi per chiunque non possieda un’enciclopedia e la capacità di usarla. La regola fissa per chi si occupa di comunicazione e che tutto quello che si trova su Internet è falso fino a prova contraria. La frase è molto severa, ma la possibilità di falsificare su Internet è talmente facile che ogni cosa deve essere considerato una fake news fino a quando non sia stato possibile verificare, o su qualcosa di cartaceo, oppure su un tale numero di siti digitali da aumentare l’idea che si tratti di una verità. Grazie a tutto questo, l’ etica bimillenaria dell’Europa è stata annientata in pochi anni. Insieme all’etica se ne è andata anche l’estetica. A Sanremo imperversa gente bruttina che inneggia a valori che fino a pochi decenni fa erano considerati disvalori intollerabili. Tutto questo ha il terribile fascino della facilità. Non bisogna studiare. Non bisogna memorizzare. Chi è in grado di dire più di venti parole sulla battaglia di Stalingrado o sui motivi per cui è scoppiata la prima guerra mondiale? Il problema è che forse non è possibile comprendere l’epoca attuale se non sappiamo nulla sullo scoppio della prima guerra mondiale e sulla battaglia di Stalingrado. In epoche passate c’era sempre stata una folta schiera di dissidenti. Non avevano la vita facile, non sempre campavano a lungo, ma almeno esistevano. In un’epoca che ha impedito agli studenti di imparare a usare un’enciclopedia o un dizionario, nessuno è tecnicamente in grado di andare a recuperare le informazioni originarie. Quando su tutti i siti sarà scritto che Auschwitz è stato liberato degli ucraini, chi sarà in grado di risalire all’informazione originaria? Ed ecco quindi realizzata la profezia di 1984. La guerra è pace: rinunciamo a condizionatori, riscaldamento, un lavoro ai disoccupati, ricostruire Amatrice per mandare in Ucraina in nome della pace armi micidiali. La schiavitù è libertà: la schiavitù del Green pass è stata considerata libertà, senza Internet la pandemia covid 19 sarebbe stata una qualsiasi epidemia influenzale. E soprattutto l’ignoranza è forza. È scritto su Internet. Lo ha detto Chiara Ferragni, oppure lo ha detto Burioni o un altro influencer a caso. È l’algoritmo. Deve essere senz’altro vero. Wikipedia è la storia liquida, anzi fluida, come le sabbie mobili. La strage di Odessa diventa un incendio (la sfiga). La pandemia covid 19 diventa un evento di epocale virulenza virale nato da un pipistrello (la sfiga). Peraltro a volte il fluido si coagula e raggiunge la consistenza del marmo. La mia pagina Wikipedia è immodificabile. Tra le idiozie scritte c’è il fatto che avrei usato la terapia di conversione per l’omosessualità (non ho idea di cosa sia) e che insieme alla signora Sara Cunial ho fondato il partito Vita (non conosco la signora Cunial e se la conoscessi non avrei fondato un partito con lei.) e non specificano che sono medico. Tutti quelli che leggono questo articolo, potete cercare di modificare la mia pagina Wikipedia? Se non riuscite per favore potete riempire Wikipedia di pernacchie da parte mia? Grazie.
SILVANA DE MARI: “Scripta Manent”
1 commento su “SILVANA DE MARI: “Scripta Manent””
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Articolo straordinario.