Cari amici buongiorno. Negli scorsi giorni i cattolici tradizionalisti e la messa in latino sono stati oggetto di attacco sia da parte di Papa Francesco sia da parte dell’Fbi e del Presidente Biden, anch’egli cattolico.
Il Papa ha emanato un atto legislativo vincolante che ingiunge a tutte le chiese del Mondo di chiedere l’autorizzazione del Vaticano per poter celebrare la messa in latino. Mentre negli Stati Uniti i Procuratori generali di venti Stati hanno condannato un documento dell’Fbi, con il coinvolgimento dell’amministrazione Biden, in cui si definiscono «pericolosi» i cattolici che partecipano alla messa in latino.
Papa Francesco e il Presidente Biden sono cattolici che condividono l’ideologia globalista e la prospettiva del Nuovo Ordine Mondiale. È significativo che negli stessi giorni siano stati entrambi al centro di una vicenda triste e assurda, l’attacco frontale ai cattolici tradizionalisti e la volontà di vietare drasticamente la messa in latino, pur essendo ad oggi la lingua ufficiale della Chiesa.
Vi proponiamo due articoli che descrivono i fatti.
Papa Francesco dichiara guerra ai cattolici tradizionalisti e alla messa in latino: d’ora in poi si potrà celebrare solo se autorizzata dal Vaticano
di FRANCA GIANSOLDATI
ilmessaggero.it, 21 febbraio 2023 – Tanto tuonò che piovve: il temuto giro di vite sulle messe in latino, già abbondantemente ridotte, controllate e sottoposte alle valutazioni dei singoli vescovi, è arrivato. E suona come una misura definitiva orientata a spazzare via per sempre i tradizionalisti dalla faccia della Chiesa, o almeno a renderli innocui e tollerati come una qualsiasi bocciofila. Dopo il Motu Proprio Traditionis Custodes con il quale Papa Francesco aveva cancellato gran parte del lavoro di ricucitura fatto dal predecessore Ratzinger nel tentativo di sanare col tempo la ferita dello scisma lefebrviano, stamattina Bergoglio ha annunciato il passo successivo attraverso un Rescriptum ex audientia, un atto legislativo vincolante firmato dal Prefetto cardinale Arthur Roche con il quale entra a normare in modo restrittivo l’arcipelago dei tradizionalisti.
La concessione di celebrare in latino, secondo il messale romano del 1962, diventa obbligatoria per tutti i nuovi preti appena consacrati. «Qualora un Vescovo diocesano avesse concesso dispense nelle fattispecie sopra menzionate è obbligato ad informare il Dicastero per il Culto Divino che valuterà i singoli casi. Inoltre, il Santo Padre, conferma – avendo già manifestato il suo assenso nell’udienza del 18 novembre 2021 – quanto stabilito nei Responsa ad dubia con le annesse Note esplicative del 4 dicembre 2021». Vale a dire che ogni concessione vaticana verrà comunicata in modo obbligatorio dal dicastero che la potrà autorizzare o meno, in modo da avere il controllo definitivo in tutta la Chiesa del mondo, sulle attività dei tradizionalisti. E’ il colpo di mannaia temuto da quella parte di sacerdoti e vescovi contrari a tante aperture e novità liturgiche.
Le messe in latino e con il sacerdote rivolto verso l’altare non si potranno più celebrare nelle chiese parrocchiali se non dietro il placet vaticano. La motivazione alla base di questa ulteriore limitazione è per evitare un uso distorto, una strumentalizzazione: «E’ una situazione che mi addolora e mi preoccupa», scriveva il Papa in una lettera indirizzata ai vescovi del mondo due anni fa, sottolineando che «l’intento pastorale dei miei Predecessori proteso al desiderio dell’unità è stato spesso gravemente disatteso».
Papa Francesco, nella lettera ai vescovi sottolineava anche «un uso strumentale del Missale Romanum del 1962, sempre di più caratterizzato da un rifiuto crescente non solo della riforma liturgica, ma del Concilio Vaticano II, con l’affermazione infondata e insostenibile che abbia tradito la Tradizione e la “vera Chiesa” ».
Benedetto XVI, per andare incontro ai lefebvriani e agli altri tradizionalisti, aveva liberalizzato con il motu proprio Summorum pontificum (2007) il messale preconciliare. A distanza di 14 anni papa Francesco abrogava quella svolta e tornava a ribadire, con il motu proprio Traditionis Custodes che «i libri liturgici promulgati dai santi Pontefici Paolo VI e Giovanni Paolo II, in conformità ai decreti del Concilio Vaticano II, sono l’unica espressione della lex orandi del Rito Romano». Oggi l’ulteriore passo in avanti per tagliare ancora un po’ l’erba sotto i piedi dei tradizionalisti.
https://www.ilmessaggero.it/AMP/vaticano/papa_francesco_messa_latino_solo_autorizzata-7244578.html
I Procuratori generali di venti Stati condannano un documento dell’Fbi in cui si definiscono «pericolosi» i cattolici che partecipano alla messa in latino
Di LUCA VOLONTÈ
lanuovabq.it, 15 febbraio 2023 – A meno di sette giorni dall’insediamento e inizio delle audizioni della sottocommissione del Congresso statunitense che indagherà sull’uso politico dell’Fbi da parte dell’Amministrazione Biden contro i conservatori e pro-vita, ecco che emerge un altro dossier scottante.
La scorsa settimana abbiamo descritto sulla Bussola l’inquietante documento dell’Fbi di Richmond nel quale si identificavano dei soggetti “pericolosi” da mettere sotto stretta sorveglianza: cattolici che recitano le preghiere tradizionali (come il Rosario) e amano partecipare alle sante celebrazioni eucaristiche in latino. A meno di 24 ore dalla pubblicazione di quell’infame documento, l’Fbi ha dichiarato di volerlo ritrattare e iniziato a prendere provvedimenti per rimuoverlo dai sistemi dell’ufficio federale, perché esso «non soddisfa gli esigenti standard dell’Fbi». Ma sono tutt’altro che scomparse le ombre di una sistematica persecuzione, a danno della libertà religiosa e dei conservatori in dissenso rispetto alle politiche di Biden.
Nei giorni scorsi i procuratori generali di 20 Stati hanno firmato una lettera rivolta al procuratore generale degli Stati Uniti, Merrick Garland, per condannare quel documento anticattolico e chiedere il suo intervento immediato nei confronti dell’Fbi affinché si vieti agli agenti federali di prendere di mira gli americani in base alle loro pratiche religiose e si rendano pubblici tutti i materiali relativi al memorandum incriminato, le raccomandazioni sull’attuazione del rapporto, un resoconto completo del processo con cui è stato redatto e informazioni sull’eventuale infiltrazione dell’Fbi nelle case di culto.
Il promotore della lettera, il procuratore generale della Virginia, Jason Miyares, ha rilasciato anche una dichiarazione il 10 febbraio, in cui ha affermato che solo dal «regime di Cuba» ci si poteva attendere un documento simile, non certo dalla patria della libertà religiosa. In questi stessi giorni il vescovo di Richmond, Barry Knestout, ha invitato i membri del Congresso della Virginia a condannare pubblicamente il memorandum dell’Fbi, aggiungendo di esser molto «allarmato» dal documento e «sorpreso anche della menzione della Fraternità Sacerdotale di San Pietro (FSSP), un ordine religioso che celebra la forma tradizionale della Messa cattolica. La FSSP ha servito con devozione per molti anni le parrocchie della nostra comunità cattolica e i fedeli della nostra diocesi che apprezzano questa forma di Messa cattolica nella nostra diocesi». Certamente, sin dalle prossime settimane, sia il capo dell’Fbi sia il procuratore Garland saranno chiamati a rispondere dei tanti comportamenti e delle tante decisioni dell’Amministrazione Biden contro i fedeli cristiani.
Altro esempio sono le scuse, forzate dalla denuncia penale e civile, dell’Amministrazione Nazionale degli Archivi e Musei nei confronti di una scolaresca cattolica che lo scorso 20 gennaio 2023, il giorno della Marcia per la Vita, aveva visitato il museo di Washington: agli studenti è stato detto dagli agenti di sicurezza «di togliersi o coprirsi l’abbigliamento a causa dei loro messaggi pro-vita» (in particolare un cappellino con la scritta “Rosary Pro Life”), in violazione della Costituzione e della Carta dei Diritti.
Il clima è realmente surriscaldato e, a pochissimi giorni dall’insediamento del nuovo Congresso a guida e a maggioranza Repubblicana, il “Washington Examiner” ha scovato e sta pubblicando esplosivi documenti e indagini giornalistiche su come e quanto l’Amministrazione Biden – in particolare attraverso il Dipartimento di Giustizia e il Dipartimento di Stato – abbia limitato sistematicamente negli ultimi due anni, con l’urgenza di impedire narrazioni non “politicamente corrette”, la libertà di informazione e di stampa, oltreché censurato contenuti, giornali, leader e think tank conservatori.
Uno dei sistemi usati dall’Amministrazione Biden si basa sull’accordo finanziario con il Global Disinformation Index (Indice globale di disinformazione), un gruppo di “valutazione del rischio” di presunte fake news, in procinto di lavorare anche per la Commissione Europea e che ha ricevuto finanziamenti dal Dipartimento di Stato e distribuito segretamente “liste nere” di organizzazioni giornalistiche conservatrici (Breitbart, Daily Caller, Daily Signal, Daily Wire, Drudge Report, Newsmax, RealClearPolitics, SeanHannity, Townhall, Washington Examiner e Washington Times) alle aziende pubblicitarie mondiali, allo scopo di portare le prime al fallimento.
Lunedì 13 febbraio i Repubblicani hanno chiesto l’audizione del Segretario di Stato, Antony Blinken, perché risponda di questo intreccio diabolico. Un portavoce del Dipartimento di Stato ha respinto le affermazioni contenute negli articoli pubblicati negli ultimi giorni dall’Examiner. Tuttavia, a dimostrazione che siamo solo all’inizio del disvelamento di un vero sistema autoritario costruito dai Democratici per minacciare ed escludere dall’arena pubblica tutti i conservatori e credenti che si oppongono ai disvalori di Biden&Co., la piattaforma pubblicitaria Xandr (di proprietà di Microsoft) ha sospeso l’uso del Global Disinformation Index per procedere a una seria revisione interna. I liberal e supposti difensori dei diritti, in realtà, appaiono sempre più tiranni e antidemocratici.
https://lanuovabq.it/it/fbi-contro-i-cattolici-20-procuratori-dicono-basta