LA POESIA DI GIORGIO BONGIORNO: “Alberi spogli”

Tra le fronde degli alberi stormisce il mondo, le loro radici affondano nell’infinito; tuttavia non si perdono in esso, ma perseguono con tutta la loro forza vitale un unico scopo: realizzare la legge che è insita in loro, portare alla perfezione la propria forma, rappresentare sé stessi. Niente è più sacro e più esemplare di un albero bello e forte.
Gli alberi sono santuari. Chi sa parlare con loro, chi li sa ascoltare, conosce la verità. Essi non predicano dottrine e precetti, predicano, incuranti del singolo, la legge primigenia della vita.
(Hermann Hesse)

Alberi spogli di questo inverno ostinato
Calici dipinti
Attorno ai sentieri del bosco
Lunghi tentacoli ancora umidi di galaverna
Segno di umana speranza
Nel miracolo dei fertili germogli
Sulle ali del vento di primavera
Braccia verso le nuvole
Mani levate
Tese ad accarezzare il cielo
Gli indiani non tagliavano un ramo verde
Per non ferire la pianta
Storie remote quasi incredibili
Eco indistinto di un mondo scomparso
Confine sfumato dell’universo degli esseri
Ricordo quando a scuola parlavo ai rami nudi
Come potessero rispondere alle mie giovani ambasce
E li disegnavo sempre più intricati
Sempre più vicini al corpo lacero dell’uomo
Scheletri immolati a trafiggere la nebbia
Di giornate uggiose come questa
Sogno il profondo respiro della grande madre
La rinascita dell’uomo forte nel folto mistero della foresta
Madre amica
Provvidenza guida e arbitro dell’esistenza
Cattedrale affollata di fronde
Attendo pensoso
Il dispiegarsi del fantasma della vita
Nella matassa del tempo
Sul mosaico impercettibile della verità
Il mio tronco
Galleggia vagabondo
Fra le rive del grande fiume
Non ha più le radici
Strappate alla terra negli anni ancora verdi
Solo una spessa corteccia scura
Ancora umida di muschio
Mi ascolto muto senza provare noia
Ballate incise su grandi tavole scure
Leggende lontane
Sfumate nel tempo
Scritte nell’eterno enigma
Della natura

Foto di copertina: “Alberi spogli” dal web

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