LA POESIA DI GIORGIO BONGIORNO: “La nostra maestra”

Sapevo di portarla con me
Per la vita
Quell’immagine austera
Rivedo spesso
Quel lungo cappotto nero
Con il collo di pelliccia
Quella veletta sul viso
Quel suo incedere elegante
Discreto
Quegli sguardi imperiosi
Che non riuscivano a nascondere
La sua grande bontà
E quella voce sempre tenue
Sussurrata
Suadente
Che sento ancora talvolta nella mente
Quella sua figura dolce
Slanciata
Era il solenne sigillo della scuola
Il rito di ogni nostra giornata
Si spegnevano gli schiamazzi
Tutti in silenzio per l’arrivo
Della signora maestra
Ci si alzava in piedi
Come si faceva con le rare visite illustri
Amava leggere spesso una poesia
Storie diverse
Sembravano tutte fiabe
Spesso era la volta di Pascoli
“Ritornava una rondine al tetto”
Oppure di Leopardi
“Dimmi che fai silenziosa luna”
Ricordo ancora la delusione di quel suono tanto atteso
Ultima campanella di un lontano mattino di gIugno
E quella commozione bambina
Un coro di singhiozzi trattenuti nel cuore
Quando ci dissero che la nostra maestra
Ci aveva lasciato
Fu allora che tutti ci inchinammo in preghiera
Ciascuno a modo suo
Intorno a quell’alone di profumo tra i banchi di legno
Che odoravano di incenso
E a quel soave
Tenero sorriso
Che lei
La nostra maestra
Ci regalava ogni giorno
E che noi portavamo a casa
Insieme alla distratta spensieratezza di allora

3 commenti su “LA POESIA DI GIORGIO BONGIORNO: “La nostra maestra”

  1. Grazie Giorgio per questa tua bellissima poesia con cui ho ritrovato nel mio cuore il mio maestro che, come accade per te nella poesia, porto con me per sempre. Ed è incredibile come, nonostante la mia distratta spensieratezza di allora, il suo ricordo non sbiadisca col trascorrere del tempo.
    Hai proprio ragione quando descrivi le conseguenze dell’invadenza dei genitori nella scuola di oggi. È per me imbarazzante dover talvolta ascoltare i loro racconti di situazioni gravemente conflittuali, molto, troppo personali.

  2. Tutto sembra far parte di un mondo che ci sfugge e sottolinea la totale o quasi totale eliminazione dei pilastri che hanno plasmato la nostra esistenza senza una adeguata sostituzione con qualcosa di nuovo che superi quei principi ineludibili e non negoziabili in cui noi ancora crediamo.
    Per un bambino la maestra era un idolo e il suo ricordo faceva parte integrante del ciclo educativo classico.
    Adesso nella scuola entrano a gamba tesa i genitori che , invece che collaborare con questa istituzione e contribuire ad arricchire la delega che loro stessi hanno dato, vomitano addosso agli insegnanti tutte le loro frustrazioni e le loro relative incapacità educative. Entrano anche differenti sensibilità che, in nome di ambiziose quanto povere virtù culturali, contribuiscono a rendere più arduo il compito degli insegnanti stessi.
    Insomma “la maestra” e la sua figura leggendaria scompaiono e vengono sostituite da un cellulare nascosto , dal crocifisso allontanato, dalle preghiere negate e dalle pratiche gender e famiglie arcobaleno allargate rese materia di studio e presentate come opportunità.
    CRIMINALE nei confronti dei bambini e altrettanto criminale nei nostri confronti.

  3. Quanto è struggente questo ricordo!
    Anch’io ho ancora ben in mente la maestra Virginia: una bellsssima signora che pareva una musa di Botero. Ricordo che aveva una risata argentina e contagiosa ed uno sguardo da mamma, ma quando si stava in classe non volava una mosca!
    Anche la maestra Dolores la ricordo bene!
    Ricordi che rimarranno per sempre custoditi nel cuore

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