LA POESIA DI GIORGIO BONGIORNO: “Croci”

Allineate le croci come furono un tempo i soldati
Milizie a perdita d’occhio
Fino alla linea dell’orizzonte
Tutti in fila compatti verso la morte
Eppure diversi erano gli animi
Diversi i commiati
Diversa la speranza
Diverse le lacrime di tutte quelle donne
Ora non sono che polvere uguale sotto una terra
Che non li conosce
Anche il verde che li ricopre è diverso
Sembra più pallido
Come il sottile strato di brina che bagna l’erba di questo prato
E il raggio di luce che filtra dagli alberi del bosco
Oltre la collina
Non resta più nulla di quelle grida
Non si sente il crepitio delle granate
L’eco di quelle mitraglie
Tutto addormentato da anni
Qualcuno ogni tanto viene a portare una lacrima diversa
Da lontano
Sconosciuta
Il segno flebile del ricordo
Un pensiero solenne
Un cenno quasi nascosto di pietà
E tutte quelle croci rispondono insieme
Con un canto mesto di solitudine
Con un inchino sconsolato
Fra le saette della tempesta
Chiamano a raccolta le anime del cielo
Anche loro allineate con gli angeli fra le nuvole di piombo
a chiedere perdono al Signore
per l’odio
inutile
di tutti quei giorni

Foto di copertina: Cimitero di guerra dal web

2 commenti su “LA POESIA DI GIORGIO BONGIORNO: “Croci”

  1. Caro Giorgio, la tua poesia sui cimiteri militari mi ha risvegliato vecchie emozioni. Mi è apparso il sacrario di Redipuglia, con l’esercito infinito di giovani morti in guerra. Il silenzio sovrannaturale di quel luogo mi è penetrato nell’anima e mai potrò dimenticarlo. Grazie caro amico, le tue parole risuonano echi vissuti. Grazie ancora

    1. Si cara Angela,
      questa corsa per la vita (e per il superfluo che la caratterizza) e le inutili guerre del nostro martoriato pianeta conducono al triste bilancio delle croci. Il silenzio del sacrario di Redipuglia è uno dei moniti che si alternano al chiasso dei missili e alla distruzione alimentata dalle squallide sfide a cui l’uomo non ha saputo e purtroppo non saprà facilmente sottrarsi. l’obiettivo principale è quella sfrenata libertà che, senza il sostegno e il sacrificio della civiltà non potrà mai appagare la sete malefica e squallida di violenza e di potere. Noi , di fronte al messaggio forte e chiaro di questi sacrari, non possiamo che inginocchiarci in preghiera e inchinarci per questi purtroppo inutili sacrifici nella speranza che appunto questa sete di potere si trasformi in sete di speranza e di civiltà

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