LA POESIA DI GIORGIO BONGIORNO: “La tempesta”

La tempesta è capace di distruggere i fiori ma è incapace di danneggiare i semi.
(Khalil Gibran)

È l’antica
Implacabile sfida dei naviganti
Soffio incantato dell’universo
Cieli plumbei
Venti impetuosi
Bagliori accecanti di fulmini
Onde minacciose e solenni
Navigli frantumati sugli scogli
È l’eterna nobile bufera
Inghiottita dentro
Dall’angoscia della passione
Fuori
Dalla rabbia di elementi spavaldi
Sinfonia malefica e bizzarra
Di un’orchestra infernale
Di odio e amore
Travolgenti
Testimoni di vendette
Scatenate negli abissi del naufragio
A stroncare l’orgoglio sfrenato dell’uomo
A vincere l’incontrastata follia della vita
A soffocare
La mistica speranza della quiete vicina
La fine dell’affanno
È solo un sentimento pietoso
Un desiderio
Di ripiegare le membra stanche
Nel deserto assetato della solitudine
Di dipanare il labirinto della assurda geometria del pensiero
Restano la intensa
Malcelata voglia
Di valicare la porta del mistero
Di disegnare il segreto mandala nel sogno
La severa
Insistente tempesta dell’anima
Le nuvole cupe del cielo
E il singhiozzo di gioia
Prima
Del conforto consueto dei miti colori
Dell’arcobaleno
*
Non pensiamo alla tempesta senza l’avvento riparatore dell’arcobaleno. Piace ricordare un altro aforisma:
“Battere le ali contro la tempesta avendo fede che dietro questo tumulto splenda il sole.”
(Virginia Woolf)

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