LA POESIA DI GIORGIO BONGIORNO: “Di quei giorni di gioco”

Mi sovvengono spesso immagini remote
Di quei giorni ameni di gioco
Fra i pioppi della golena
Vedevo solo gli altri
Correre lontano
Sparire e
Nascondersi all’ombra dei cespugli
Parevano non esistere
In quel quadro bambino
Il colore era la sabbia della riva
Erano le foglie degli alberi
Era l’acqua del fiume
Il profumo era l’afa dell’estate
Il rumore erano le grida dei compagni
E il roco verso delle rane nella lanca
La felicità era
Scoprire un nuovo angolo
Conquistarlo
L’angoscia era solo misurare il tempo
Del ritorno a casa
Sempre tardi
Al tramonto
Sempre di corsa
Qualche volta mi sento ancora addosso quel cruccio
E mi pare di tornare
Per un momento
A quelle strade sterrate
Ai salici assetati
Alle fontanelle
A quei lontani
Teneri affanni
Forse un giorno
Finirò di ricordare del tempo trascorso
Quei preziosi strascichi di desiderio
Quei volti
Quei profili appena sfumati
Da colori e profumi del sogno adolescente
Languori di speranza
Forse tracce di un’altra vita
Sentieri diversi
Da quelle corse a cogliere le prime viole
Sguardi pieni di promesse
Guance solo sfiorate
Per paura di andare oltre
A scoprire troppo presto il sapore del primo bacio
Quelle lunghe attese
Nascosti
Dietro l’angolo della scuola
Quei commiati innocenti
Sigilli di libertà che sembravano eterni
Ma duravano forse qualche ora
Quelle lettere nate dall’anima
Impegni d’amore disattesi
Emozioni
Ferite
Incertezze
Paure
Petali di primavere remote
Soffi di giovani ardori
Rossori mai dimenticati
Brandelli imbevuti di passione
Finiti nel giardino dei ricordi
Frammenti di sensazioni
Seminati dal vento alla rinfusa
Dune di umana nostalgia
Destinate a rimanere dentro
Anche più avanti
Quando si comincia a dire
Che siamo diventati grandi
*

Foto di copertina: “Sul fiume” dal web

2 commenti su “LA POESIA DI GIORGIO BONGIORNO: “Di quei giorni di gioco”

  1. Erano giorni di giochi innocenti cara Graziella…
    “E mi pare di tornare
    Per un momento
    A quelle strade sterrate
    Ai salici assetati
    Alle fontanelle
    A quei lontani
    Teneri affanni”
    Erano proprio teneri affanni di cui paiono rimanere solo gli affanni e non la tenerezza e l’innocenza che li generava.
    Viviamo ancora con un certo orgoglio quei “rossori mai dimenticati” quelle emozioni,
    quelle ferite, quelle incertezze e quelle paure e misuriamo ogni giorno la distanza da questa atmosfera giocosa e da questa genuina partecipazione valoriale di allora.
    Assistiamo impotenti alla distruzione di quei valori, alla religione della quantità a scapito della qualità e ci domandiamo con insistenza che cosa verrà (se mai verrà) a sostituire questi irrinunciabili principi a noi tanto cari.

  2. Era proprio così ! La nostra gioventù “buona genuina” vissuta in semplicità tra le bellezze naturali dei nostri giovani anni , ora non esiste più !!!
    Fa soffrire il confronto ai giorni d’oggi e come vive la giovinezza la generazione adesso, tristezza ?
    Perché non siamo stati in grado di fermare tutto ciò ? non si può tornare indietro e di questo siamo consapevoli ma ci resta l’impegno costante e attivo di diffondere i valori della Casa della Civiltà tra i nostri figli e nipoti, parenti amici e conoscenti per dare loro modo di salvarsi dall’ ipocrisia e dal vuoto inesorabile ! Grazie ??

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