SEGRE: “Gli italiani parlano italiano… o no?”

I boomer ricordano ancora oggi le interviste strappalacrime di Sergio Zavoli al termine delle massacranti tappe ciclistiche che rendevano, negli anni sessanta, il Giro d’Italia degno erede delle sfide Bartali-Coppi. Il suo “Processo alla Tappa” ci donava immagini di atleti che la comicità del tempo immortalava in gag esilaranti, mettendo in risalto le difficoltà dialettiche dei ciclisti, per la maggior parte ragazzi strappati al lavoro nei campi familiari in cerca di un futuro più agiato. Tutti dialetti italiani. Erano anche gli anni degli oriundi nel calcio che, a dispetto di nomi altisonanti come Altafini, Sivori, Angelillo, catapultarono l’Italia calcistica nel girone dei dannati per opera di un caporale dell’esercito nord-coreano. Oriundi che parlavano la nostra lingua. Negli anni, in parallelo alla società, lo sport nostrano ha abbracciato l’internazionalità identitaria, accogliendo figli della nostra terra con caratteristiche somatiche diverse. Mario Balotelli, nato a Palermo; Andrew Howe, rietino; Paola Egonu nativa di Cittadella. La Francia dei magrebini insegna: due titoli mondiali e due titoli europei. E’ il prezzo che si è pagato per una globalizzazione che ha sostituito con le sfumature i colori piatti nella tavolozza cromatica mondiale.
Le sfumature sono un bene prezioso per ogni società, a patto che non cancellino le identità. I recenti casi di Mateo Retegui, sconosciuto centravanti argentino, e di Nick Ponzio, simpatico pesista dal baffo tira-baci, fanno riflettere sul futuro della nostra peculiarità. Entrambi, pur indossando la casacca azzurra, non parlano la nostra lingua.
Italiani che parlano un linguaggio incomprensibile agli italiani. E ancora più incomprensibile è la scelta della federazione sportiva italiana che ha intrapreso questo percorso spinto da una ossessionata cancel culture che nulla ha a che fare con il mero vantaggio sportivo, non sussistendo alcun valore aggiunto in questi atleti che giustifichino la loro indispensabile presenza nelle file delle nostre nazionali.

1 commento su “SEGRE: “Gli italiani parlano italiano… o no?”

  1. Cari amici, diamo il benvenuto a questa nuova rubrica che, per opportunità, è firmata con uno pseudonimo, anche se l’autore è uno di noi. “Quello che non ti dicono” significa sia, letteralmente, ciò che la stampa espressione del pensiero unico egemone non trasmette, sia soprattutto ciò che gli amici della Casa della Civiltà è bene che sappiano. Buona lettura e grazie al nostro “Segre”.
    Magdi Cristiano Allam

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