
Europatoday.it, 18 settembre 2023 – Incendi e atti vandalici nelle scuole stanno scuotendo il Belgio, travolto da una diatriba sull’educazione sessuale dei bambini negli istituti scolastici. Sei gli edifici bruciati nei giorni scorsi nella città di Charleroi, nel sud del Paese, mentre altre due sono state prese di mira a Liegi, sempre nella regione della Vallonia. Le indagini della polizia conducono tutte nella stessa direzione: un movimento contrario al programma scolastico Evras. L’acronimo fa riferimento a “Educazione alla vita relazionale, affettiva e sessuale”: un corso di due ore all’anno per due fasce d’età destinato a rispondere alle domande degli studenti su queste delicate tematiche. Dall’inizio dell’anno scolastico il programma ha scatenato una rivolta sui social network alimentata dagli ambienti ultraconservatori, sia quelli di matrice cattolica, come il movimento Civitas, che quelli islamici, appoggiati dall’estrema destra. A soffiare sul fuoco delle proteste e a scatenare i timori dei genitori ci sarebbe una rete cospirazionista impegnata a diffondere fake news sul progetto.
Per la polizia è ormai chiaro che le indagini per gli «incendi dolosi» avvenuti agli inizi di settembre nel Sud del Belgio sono da collegarsi agli oppositori di un corso di educazione relazionale e sessuale. Nelle prime quattro scuole dell’infanzia a cui è stato dato fuoco sono state rilevate scritte ostili al programma scolastico Evras, adottato ufficialmente per decreto dalla regione Vallonia-Bruxelles, a maggioranza francofona. Il collegamento è stato confermato all’Afp da Vincent Fiasse, procuratore di Charleroi che guida le indagini. Le scritte trovate sui muri recitano espressamente “No Evras”. Il programma, accusano gli oppositori, indurrebbe ad una iper-sessualizzazione dei bambini, che verrebbero così a contatto con argomenti che, secondo i genitori, non sono consoni alla loro età.
Il programma “Evras” viene presentato come una «animazione” di due ore realizzata da relatori esterni accreditati e appositamente formati. Il programma è stato introdotto in Belgio su base volontaria sin dal 2012, ma la mancanza di risorse ha impedito la sua realizzazione in modo sistematico. Il 7 settembre di quest’anno con un decreto votato all’unanimità, la Federazione Vallonia-Bruxelles lo ha reso obbligatorio per gli studenti del sesto grado della scuola primaria (11-12 anni) e quelli del quarto grado della scuola secondaria (15 -16 anni). Il suo scopo, ha garantito Caroline Désir, la ministra dell’Istruzione della Federazione, è quello di «rassicurare gli studenti sulle domande che si pongono durante la pubertà» e di «proteggerli da situazioni potenzialmente pericolose o problematiche». A tal proposito la ministra ha citato i numerosi casi di «sessismo, violenza sessuale, stereotipi di genere» a cui vanno incontro in maniera sempre più prematura i minori.
Le animazioni restano invece facoltative per le altre fasce d’età che partono dai 5-6 anni in poi. Sul sito del progetto Evras si specifica come gli argomenti trattati siano rigorosamente modellati sulla fascia d’età delle classi coinvolte. Altro punto cardine riguarda il metodo: animatori e animatrici sono tenuti a partire sempre dalle domande dei bambini, affinché possano trovare risposte ai dubbi che hanno. Sono inoltre previsti incontri di preparazione con il corpo insegnante, in modo tale eventualmente di preparare gli alunni a questi incontri. Come ricordato dalla ministra, più che alla sessualità, le animazioni sono centrate sulla gestione delle emozioni, sullo sviluppo dell’autostima o anche su come affrontare la separazione dei genitori.
L’ufficio della ministra si è rifiutato di commentare gli atti di vandalismo a Charleroi, è intervenuto invece il sindaco Paul Magnette, che ricopre anche il ruolo di presidente del Partito socialista francofono. Magnette ha denunciato «una forma di terrorismo», parlando di «atti barbarici» in riferimento agli incendi, promettendo che la polizia farà «il massimo per trovare gli autori di questa infamia». Secondo l’Organismo di coordinamento per l’analisi delle minacce (Ocam), invitato ad intervenire al Consiglio dei ministri, «Non vi è alcun impatto sul livello di minaccia del Paese», ma la polizia federale è stata inviata a proteggere le scuole della zona.
Dopo gli accertamenti delle forze dell’ordine, il fronte anti-Evras non molla e si è riunito domenica 17 settembre a Bruxelles, in una manifestazione che ha visto la partecipazione di circa 1500 persone, soprattutto genitori accompagnati dai figli. Sui manifesti campeggiavano le scritte “I nostri figli sono i nostri tesori, dobbiamo preservarli”, o anche “La mia infanzia mi appartiene”, collocato tra le mani di una bambina. Una prima protesta era già avvenuta il 7 settembre quando alcune centinaia di persone si erano radunate contro l’adozione del decreto. Il terreno principale di scontro è quello dei social network, dove circolano numerose notizie false, come quella che descrive l’Evras come un sistema che insegna «penetrazione e pornografia a 9 anni», o c’è chi scrive che questo tipo di legge serva «per agevolare i pedofili», come ha scritto il rapper francese Rohff. «Ovviamente non incoraggeremo l’iper-sessualizzazione tra i giovani, né creeremo un orientamento sessuale o un’identità di genere», ha assicurato la ministra Désir dopo queste accuse. «Ho letto che insegneremo ai bambini a masturbarsi, è assolutamente inaccettabile spaventare i genitori su questo argomento», si è difesa alla trasmissione radiofonica de La Première.
Un altro argomento cardine è quello della «intrusione psichica», così come emerso da un dibattito televisivo su LN24, che ha ospitato il fronte del “No Evras” e quello di chi è favorevole al programma scolastico. Gli oppositori asseriscono che il programma educativo introdurrebbe nella testa di un bambino idee che non sono nate nel contesto scolastico o familiare. Secondo i sostenitori della legge invece la vera intrusione avviene quotidianamente dal mondo esterno, in particolare tramite gli smartphone, uno strumento a cui sempre più genitori ricorrono per intrattenere i figli anziché dedicare loro momenti di gioco o di educazione. Tramite internet, ad esempio, la pornografia può irrompere in qualsiasi momento nella vita di bambini e adolescenti. Non parlarne e confrontarsi su questi temi potrebbe rivelarsi ancora più dannoso. L’altra questione controversa è quella che viene definita la “teoria del genere”. Chi si oppone ad Evras è convinto che la guida destinata agli animatori sia solamente un mezzo per introdurre nelle scuole idee votate all’autodeterminazione sessuale. Un argomento sgradito a quelle famiglie che preferiscono imporre un preciso orientamento anziché confrontarsi e dare ascolto ai propri figli.
Intanto la televisione pubblica belga Rtbf, pur ritenendo legittime le preoccupazioni dei genitori, ha dimostrato con un’indagine giornalistica accurata l’esistenza di una rete di personalità controverse attiva da diverse settimane per guidare l’opposizione a Evras. Questa rete consta di 25 persone ed entità, tra cui cospirazionisti sul tema Covid, promotori di metodi di salute alternativa, un polemico rapper francese e una contestata organizzazione votata alla protezione dell’infanzia, che sul web sono impegnati a diffondere in maniera coordinata numerose falsità e a finanziare le attività dei manifestanti. Le opportune domande dei genitori, fa notare la tv belga, molto probabilmente sono state influenzate dalla disinformazione prodotta dai membri di questa rete. Le teorie “pedo-criminali” contro Evras sarebbero una pura invenzione, sfruttata da queste persone per terrorizzare i genitori e spingerli a contestare il governo federale socialista. Il pericolo autentico sono invece le azioni criminali che hanno quasi distrutto le scuole, proprio quei luoghi che i bambini dovrebbero considerare sicuri.
https://europa.today.it/giovani/scuole-bruciate-no-evras-pedofilia.html