LA POESIA DI GIORGIO BONGIORNO: “Via dalla folla”

E questa nostra vita, via dalla folla, trova lingue negli alberi, libri nei ruscelli, prediche nelle pietre, e ovunque il bene.
(William Shakespeare)

Incontrare la natura
Scoprire i colori dell’anima
E il profumo della terra
Spaziare
Oltre il profilo di un campanile
Inseguire con il volo dell’aquila
Il disegno ardito delle vette
Vivere ad ogni passo
Intensamente
Il perenne alternarsi delle stagioni
Unirsi al lungo sonno della marmotta
Ai nidi isolati del passero solitario
Al fischio prolungato del picchio
E alla puntuale risposta dello scricciolo
Parlare nel silenzio la lingua del bosco
Abbandonarsi ai capricci della brezza
Per poi
Congiungere le mani
E inchinarsi riconoscenti
Con l’antico sospiro della preghiera
E la devozione degli umili
All’eterno miracolo della vita
*


Solleva la natura, Dio è sotto.
(Victor Hugo)

Foto di copertina: Giorgio Bongiorno, “Saint Nicolas”

1 commento su “LA POESIA DI GIORGIO BONGIORNO: “Via dalla folla”

  1. Poesia e preghiera le due faccie attonite della medaglia della vita. Effluvi montani s’incontrano lì da te, Giorgio, a salutare il poeta delle cime e delle vette ardite che ti circondano con la bellezza della natura pura e solare. Vivere in perenne alternarsi come le stagioni, di gioie e tristezze, nevi e stelle alpine sui prati alti che cercano il nord, sfiorati dall’aquila, tra i sonni delle marmotte ed i passeri solitari del poeta di Recanati, dove mi incuriosisce il fischio prolungato del picchio, che non ho mai sentito, con la puntuale risposta dello scricciolo, che vorrei tradurre in umana bellezza antica senza tempo, di vivere o morire, senza ruscelli che coprano il piede martoriato a rinfrescare le ingiurie dei rovi ed il cardo di montagna che strappai alla terra e di cui intagliai l’anima dura col coltello e mangiai come pane salendo il monte verso il rifugio, prima che scendesse la notte immobile e impietosa. Nel bosco allunghi il passo dove lo zigogolo cincischia versi immemori e ancora teme il richiamo del lupo. Non c’è paura per i suoi occhi, ma per quelli di lei che ti scruta per sapere dove lasci il cervello, dove deponi il tuo cuore, su una nuvola o sulle sue labbra immote. Scaglia la prima pietra, tirala verso il sole, che morirà per tua mano e rimorso e non sarai più solo, complice di una fine da uomo con un senso pieno della vita. Prega e dormi, amico mio. Io sarò fuori della tua porta di casa, ad attenderti per bere una Grappa insieme al precipitare della notte sulle nostre spalle consunte. La notte che ci parla e unica ci unisce, fuori dal mondo.

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