DAVIDE MARIA ROSARIO FICARRA: “Boccaccio: dalla mentalità mercantile alla rifondazione sociale nel Proemio del Decameron”

Con Boccaccio entra prepotentemente nella letteratura italiana tutta una nuova realtà, i cui contorni sono quelli di un mondo mercantile che determina, nel corso del Trecento, trasformazioni e sviluppi sociali ed economici. Numerose sono le novelle del Decameron i cui personaggi appartengono alla borghesia e che, nella vita, si dedicano ad attività commerciali. L’opera boccacciana riflette una nuova visione dell’esistenza in cui le relazioni umane e la mentalità alla base dei rapporti sociali sono improntate al rispetto del principio utilitaristico del vantaggio economico.

Lo sfaldamento morale che accompagna gli stravolgimenti di un mondo sempre più orientato a una laica e pratica materialità economicista, determina un rapido declino delle prospettive valoriali che sostanziavano i propositi di una rifondazione collettiva della società e focalizza l’attenzione su un’esistenza basata sul tornaconto individuale e sulle virtù dei singoli.

Boccaccio è un intellettuale che si accorda al cambiamento prospettico determinato dalla nuova mentalità borghese. L’adesione dell’autore a una nuova visione del mondo che si accompagna alla centralità assunta dall’ambiente mercantile, è evidente se ci si riferisce ad alcuni segnali presenti già in altre sue opere.

In alcune delle Rime e nell’Elegia di Madonna Fiammetta la mentalità economica viene esplicitamente enucleata attraverso riferimenti diretti al messaggio centrale secondo cui l’obiettivo di vita, oggi, è che «ciascuna persona cerca il suo vantaggio, e senza altrui guardare, quando il truova sel piglia comunque puote» (Cfr. G. Padoan Mondo aristocratico e mondo comunale nell’ideologia e nell’arte di G.Boccaccio, in Il Boccaccio, le Muse, il Parnaso e l’Arno, Oischki, Firenze 1976 pp. 34-37).

È la glorificazione stessa dell’intelligenza umana svolta dal Boccaccio lungo tutto il Decameron che mostra l’aperta adesione dello scrittore alla nuova visione della vita e dell’esistenza. Non è però un abbandono scriteriato alla modernità quello che egli opera. L’obbedienza cieca al puro interesse economico nell’ambito della società determina, piuttosto, un’accelerazione del declino di un mondo cortese e aristocratico, i cui valori sono invece profondamente condivisi dal Boccaccio.

La sensibilità morale dello scrittore rappresenta l’elemento che modera l’approvazione da parte sua delle novità di questa realtà ordinata secondo una mentalità mercantile. L’onestà e l’etica dello scrittore gli consentono di mostrare, di questo nuovo mondo, le degenerazioni e gli svilimenti. Lo stesso mondo mercantile fiorentino sta attraversando una fase di decadimento rispetto alla sua affermazione iniziale, quando l’eroica conquista pionieristica della realtà da parte dei primi grandi mercanti era stata il segno di un’emancipazione che non aveva comportato necessariamente rinunce al senso di umanità, in virtù di un egoismo utilitaristico e materiale.

Adesso invece i rapporti umani si sfaldano totalmente di fronte alla nuda «ragion di mercatura» che, nelle sue forme più estreme, risponde solo all’interesse strettamente economico. Le prospettive di guadagno e il calcolo materiale spingono i mercanti ad allontanarsi, anche fisicamente, da amici e parenti, finanche dai propri figli e dalle proprie case, in vista del raggiungimento di obiettivi tangibili ma dissacranti rispetto agli entusiasmi della socialità e della liberalità.

Boccaccio matura un rifiuto di siffatta disumanità a partire da un suo innato senso della misura, che gli permette di giungere a un punto di equilibrio tra l’accettazione, anche entusiastica, delle nuove prospettive di organizzazione socio-culturale della realtà e il bisogno di non contravvenire ai valori intrinseci su cui fondare la socialità umana, cioè la sacralità dei vincoli familiari, il sentimento religioso e l’amore.

Il mondo comunale e la nuova realtà mercantile intorno alla quale si incentra la vita economica e organizzativa del tempo non impediscono al Boccaccio di seguire un apprendistato di ricerca valoriale che, nel Decameron, giunge al suo momento di maggiore maturazione.

Lo scrittore approfondisce lo studio di una materia letteraria e artistica che lo spinge ad addentrarsi nelle tematiche della produzione poetica di stampo cortese, seguendone gli sviluppi fino alle elaborazioni concettuali e alle riscritture poetiche dantesche.

La novità a cui giunge Boccaccio è quella della scoperta e della valorizzazione del sentimento della gratitudine che, per la prima volta, trova espressione in un contesto letterario che recupera e, allo stesso tempo, rinnova i tradizionali ideali di stampo cortese e cavalleresco.

Come fa acutamente osservare Carmelo Tramontana, è nel Proemio al Decameron che l’autore, con originalità, riconosce centralità al sentimento della gratitudine che «crea un legame di muta solidarietà tra le persone: dal servizio d’amore, esclusivo del poeta verso la donna, si passa a un principio di armonia civile». (Cfr. Carmelo Tramontana «Umana cosa è aver compassione degli afflitti». Boccaccio e la dedica del Decameron in Siculorum Gymnasium LXXII, V, 2019 pp. 277-293)

La dedica dell’opera espressa nel Proemio è rivolta da Boccaccio alle donne. Il proposito di Boccaccio è quello di indirizzare la sua “parola” letteraria a chi più ne ha bisogno, mosso da quella compassione di cui egli stesso un tempo è stato destinatario.

Le donne meritano una considerazione compassionevole perché sono più fragili e non hanno le stesse possibilità riservate agli uomini i quali, invece, possono spaziare allontanandosi dalle proprie angosce attraverso l’impiego di diverse forme di svago e di attività fisiche. Non si tratta però di una visione improntata a un’improbabile ottica “proto-femminista” da parte dell’autore.

Quella che intende suggerire Boccaccio è la straordinaria e innovativa possibilità di rifondare un progetto etico attraverso la scrittura e la lettura. La letteratura apre possibilità inesplorate attraverso l’ampliamento di confini non fisici ma mentali. L’approfondimento della conoscenza della natura umana, di cui nel Decameron c’è un ampio e variegato resoconto, permette al lettore di acquisire gli strumenti per curare la propria anima.

La condivisione di questa conoscenza consente di dotare gli uomini di un elemento di civiltà nuovo su cui costruire una socialità diversa, finalmente consapevole e matura. Nell’ottica umanistica da cui Boccaccio guarda alle cose, il proposito è quello di accordare alla letteratura un ruolo consolatorio per chi scrive e per chi riceve il messaggio letterario e di intendere la “parola” strumento di rifondazione intellettuale e sociale della collettività.

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