LA POESIA DI GIORGIO BONGIORNO: “Campane”

Sentivo giù per la valle il suono velato
Di una campana
Mentre i prati dell’ultimo taglio
Riflettevano il sole
Del meriggio montano
Ombre lunghe sui pendii luccicanti
Raggi adagiati sugli abeti
Camminavo stanco ormai per il sentiero
Fermandomi a guardare
Da vicino i fiori del monte
Le foglie gialle delle betulle e delle robinie
Gli aghi dei larici sfiorati
Ancora
Dall’odore di muschio
Quanti pensieri sul cammino del monastero
Un oratorio quasi abbandonato fra i castagni
Qualche preghiera detta piano
Con l’intensità di un addio
Sembrava ci fosse un cavaliere in fondo al bosco
Vicino al castello
Il volto nascosto nel silenzio
Quasi un fruscio insistente nel buio
Le porte sbarrate e il fossato vuoto
Le finestre scavate come orbite cieche
Lontani ricordi di cavalcate selvagge
Era solo un disegno del vento
Forse il segno della fantasia
O la luce che se ne andava con noi
Fra le rovine di quel muro sgretolato
E il freddo della notte vicina
A sera
Lontani da quei colori
Mi parve ancora di vedere quel galoppo
Sentire il nobile ritmo di quegli zoccoli
Forse il battito del cuore
Un sospiro di desiderio
Nell’aria immobile
O forse ancora
Un sogno di quell’autunno fiammante
E di quel quadro leggero
Dipinto con l’oro limpido
Del tramonto

Foto di copertina: “Campane” dal web

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