L’Iran sta scendendo chiaramente in campo al fianco della Russia, in quella che definiamo “escalation in orizzontale”, ossia l’allargamento degli attori coinvolti. Dopo circa centoquaranta giorni di guerra l’Iran, secondo il consigliere per la Sicurezza nazionale degli Stati Uniti, Jake Sullivan, si sta organizzando per supportare militarmente la Russia – probabilmente un po’ in affanno – consegnando droni mentre, nonostante i segni di rallentamento, i militari di Mosca continuano la loro avanzata nell’Ucraina orientale.

Possiamo così osservare un altro aspetto del conflitto bellico in Ucraina, quello che vede la fornitura di armi non solo appannaggio dell’Occidente. Gli iraniani dovrebbero, secondo i servizi di intelligence statunitensi, portare alcune centinaia di droni ai russi. In questo modo Teheran assumerebbe un ruolo centrale nello sviluppo della guerra in Ucraina. E l’utilizzo massiccio di questi velivoli lenti telecomandati determinerebbe un fattore a favore della Russia. Ricordo che i droni tattici sono stati impiegati nell’attacco russo all’Ucraina il 24 febbraio, per operazioni di ricognizione e per ottimizzare anche i bombardamenti. I droni iraniani sono impiegati in Yemen in un devastante conflitto per procura tra Teheran e Riyadh. Inoltre, furono determinati nella guerra del Nagorno Karabakh, quando la Turchia fornì i droni Bayraktar 2 – fabbricati nelle officine del genero di Recep Tayyip Erdogan – all’esercito azero contro quello armeno.

Intanto, gli Stati Uniti proseguono con la strategia di svelare le azioni russe prima che vengano messe in atto, con lo scopo di rendere Mosca insicura e sospettosa di subire trame spionistiche. Nell’ambito delle rivelazioni della Cia, risulta che l’Iran stia addestrando militari russi per l’utilizzo di questi droni. In queste ultime settimane l’esercito ucraino ha distrutto oltre dieci depositi di armi russe localizzate nell’Ucraina centro-orientale: l’ultimo deposito è stato colpito martedì 12 luglio, nella zona di Nova Kakhovka. Nella battaglia mediatica, fonti russe affermano che è stato raggiunto un impianto di fertilizzanti, non un deposito di armi. Ma le smentite di colpi subiti, come le affermazioni contrarie, fanno parte delle “tattiche di combattimento psicologico” che confondono la realtà.

Sappiamo che l’Iran è un produttore di droni da combattimento da circa dieci anni. I tecnici iraniani hanno utilizzato, come progetto di partenza, i droni di fabbricazione statunitense Rq-170 Sentinel intercettati e sequestrati in Iran, ma anche progetti frutto di articolate dinamiche di mercato e di spionaggio. A giugno 2022 è stato presentato, al Congresso degli Stati Uniti, un disegno di legge che include i droni nell’elenco delle armi che non possono essere vendute all’Iran, ammonendo sia società che singoli mercanti di armi di non commerciare queste tecnologie con Teheran, pena gravi sanzioni.

Quindi: la Russia ha ufficialmente un nuovo alleato? E ora l’Occidente dovrà fare i conti con un Iran ufficialmente nemico? Molto probabilmente la risposta è sì. Finora la Repubblica islamica è stata abbastanza discreta nel palesare i suoi programmi nella guerra in Ucraina. Ma da adesso l’Iran dovrebbe essere molto più presente al fianco della Russia. Jake Sullivan, lunedì scorso, ha sostenuto che Teheran non solo approvvigionerà l’arsenale russo con droni, ma anche con aerei da combattimento che potranno essere consegnati con “un preavviso molto breve”. Infatti, è programmato che nelle regioni occupate di Kherson e Zaporijya, nel sud dell’Ucraina, il supporto militare iraniano potrebbe essere utilizzato per contrastare gli attacchi ucraini contro le postazioni russe. Nei giorni scorsi, le autorità di occupazione russe hanno comunicato che un attentato dinamitardo ha eliminato il capo dell’Amministrazione insediata dai russi a Veliki, nella regione di Kharkiv.

Intanto l’Unione europea, il 12 luglio, ha approvato un nuovo aiuto finanziario per l’Ucraina: un miliardo di euro sotto forma di prestiti per garantire le funzioni più essenziali dello Stato ucraino. Tale importo porta a 2,2 miliardi di euro l’assistenza macro-finanziaria totale dei Ventisette all’Ucraina dall’inizio dell’invasione russa. Il ministro delle Finanze ucraino, Sergey Marchenko, ha dichiarato che Kiev ha bisogno di cinque miliardi di dollari al mese, per mantenere in funzione l’economia del Paese. Ricordo che la cifra proposta dalla Commissione europea il primo luglio è la prima parte di uno sistema di finanziamento che dovrebbe raggiungere l’importo di 9 miliardi entro il 2022. Inoltre, sono stati congelati dall’Ue circa 13,8 miliardi di euro di beni – escluso l’oro, per ora – di proprietà di oligarchi russi.

Ma appurato questo enorme impegno dell’Occidente verso l’Ucraina, che sarà ripagato a tempo debito da Kiev con gli appalti per la ricostruzione del Paese, quale è la controparte russa per il supporto iraniano? Molto probabilmente sarà il controverso nucleare iraniano. Al di là dello sforzo dell’Occidente di sabotare l’Iran per non permettergli di avere ordigni atomici, aiutato dalle fondamentali “mani” del Mossad e della Cia, ora la Russia – che pare abbia almeno seimilacinquecento bombe atomiche – potrà colmare i vuoti tecnologici iraniani e realizzare il “sogno nucleare” di Teheran. Servizi segreti israeliani permettendo.

1 commento su “Iran-Russia: rapporto atomico

  1. Grazie Marco che nella calura estiva ci descrivi come ci stiamo preparando ad un allargamento del conflitto. E’ disarmante la demenza di chi ci comanda. Sembra che la degenerazione del conflitto non interessi a nessuno o che nessuno si voglia prendere delle responsabilità. Quando si sente parlare della guerra si sente ancora discutere su chi ha ragione o su chi è un folle. La guerra sta proseguendo perché il mondo è saturo di mediocri, perché sono i mediocri che vengono alle mani e non trovano altrimenti una soluzione e che alimentano ed alimenteranno il mediocre dei mediocri senso di vendetta. Nei paesi di provincia c’erano le risse create dai personaggi più stupidi e ignoranti del paese e oggi nelle città le bande di giovani fanno altrettanto perché oramai anche nelle città non c’è più cultura. E in tutto questo i capi di stato, certo non da meno, continuano nella guerra perché essendo capi di mediocri sono i più mediocri di tutti. E la chiesa che è la terza protagonista in questo pandemico declino verso la mediocrità non sbatte il pugno sul tavolo e dice: ADESSO BASTA!

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