AGI, 25 agosto 2022 – “Grave carenza di personale, pochi automezzi e scarse attrezzature: i Vigili del Fuoco, impegnati non solo sul fronte degli incendi boschivi, anche questa estate, rischiano di non riuscire a garantire il soccorso al Paese”. Il Corpo nazionale dei Vigili del fuoco è in difficoltà. Chiede risorse e sostegno tecnico e organizzativo. Servono Assunzioni e investimenti. In sostanza, più uomini e più mezzi di soccorso da impiegare.
Tant’è che il 26 luglio Vigili del fuoco hanno proclamato uno stato di agitazione per protestare contro l’incremento di organico ritenuto insufficiente e i tre segretari di categoria di Cgil, Cisl e Uil – Mauro Giulianella, Massimo Vespia e Franco Giancarlo – hanno inviato una lettera al ministro dell’Interno e ai vertici del Dipartimento per sollecitare e ottenere “stanziamenti specifici indirizzati ad incrementare gli organici del Corpo, in atavica carenza sia nel settore operativo, sia nel Ruolo tecnico professionale” anche perché “alle promesse non sono seguiti i fatti”, hanno sottolineato i tre dirigenti sindacali. Le tre sigle chiedono un piano triennale di assunzioni, che colmi il vuoto esistente “tra la dotazione organica teorica (39.500 unità) e quella reale (35.000 unità)”, perciò sono necessarie dunque 4.500 unità “per poter lavorare nell’ordinarietà e comunque in emergenza: ecco perché auspichiamo in un potenziamento che possa contare almeno a 40.000 unità operative e 5.000 unità del ruolo tecnico professionale”.
E in queste ore sulla piattaforma Change.org, deputata per la raccolta di firme per le petizioni online, circola un testo in cui si rende noto: “Lo sai che, nel caso dovessi aver bisogno dei Vigili del fuoco, ti troveresti in pericolo?” La petizione sostiene infatti che “l’Unione Europea prevede per le attività di soccorso urgente la presenza di un vigile del fuoco ogni 1500 abitanti” mentre “l’attuale rapporto in Italia tra vigili del fuoco e popolazione”, in pratica “un vigile del fuoco ogni 15.000 abitanti!”, cioè “una cifra totalmente inadeguata e lontana dagli standard europei che mette a rischio le attività di soccorso nel nostro Paese”.
Del resto l’estate 2022 è stata letteralmente “di fuoco” per il Corpo Nazionale dei Vigili del fuoco anche se i dati complessivi non sono ancora disponibili. Ma basti pensare che dal 1° agosto 2021 sono stati 970.869 gli interventi effettuati dalle squadre dei vigili in tutta Italia: in media 2.660 al giorno. Sono 292.962 gli interventi per incendi, 132.256 quelli riferiti a incendi boschivi e di vegetazione con un aumento del 27% rispetto all’anno precedente, 279.246 quelli per soccorso ordinario, 54.515 per richieste di intervento connesse a dissesti statici e cedimenti strutturali, 53.075 quelli per incidenti stradali, 32.211 per danni idrici e idrogeologici, 1.518 legati all’emergenza da Covid-19, 1.014 quelli per l’emergenza sisma Centro Italia e 124.072 quelli espletati dal Corpo nazionale per altre tipologie di intervento.
Nel mese di giugno 2022 ci sono stati 1.011 incendi in più sul 2021
E dal 15 al 27 giugno 2022 sono stati invece 10.336 gli interventi effettuati dai vigili del fuoco per incendi boschivi e di vegetazione in genere, 1.011 in più rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, quando furono 9.325. I Vigili sono stati Impegnati complessivamente nelle operazioni di spegnimento per un totale di 10.606 ore d’intervento contro le 9.624 le ore dello stesso periodo dell’anno precedente, il 2021.
Quest’anno la gran parte dei roghi è poi stata registrata in Sicilia, dove i vigili del fuoco hanno effettuato 2.314 interventi. Le altre regioni maggiormente colpite dagli incendi sono state la Puglia (2.076), il Lazio (1.278), la Calabria (972), la Campania (709) e l’Emilia Romagna (429). Anche nel 2021, dal 15 al 27 giugno, la gran parte degli incendi di vegetazione fu registrata in Puglia, dove i vigili del fuoco hanno svolto 2.755 interventi. A Biella, poi, per dare una proporzione, ci sono 170.000 abitanti nelle mani di 11 vigili del fuoco, denunciano i sindacati.
Basti pensare che nel corso di un solo pomeriggio, quello del 4 luglio, caratterizzato da un’ondata di maltempo con forte vento e violente precipitazioni e che ha interessato il Nord Italia, sono stati oltre 1.500 gli interventi svolti dal Corpo Nazionale dei vigili del fuoco per alberi abbattuti, strutture divelte, crolli, allagamenti diffusi e danni d’acqua.
Maggiori criticità sono state registrate in Emilia Romagna, colpite in modo particolare le province di Bologna, Modena, Parma, Reggio Emilia, Ferrara e Piacenza: 500 gli interventi svolti. In Veneto, 250 interventi tra le province di Rovigo, Vicenza, Verona e Padova, e in Lombardia, 200 interventi tra Pavia, Cremona e Mantova mentre si è concluso solo nella nottata il lavoro in Piemonte (300 interventi) e in Liguria (150 interventi).
All’emergenza si somma infine la normale amministrazione: fatta di persone disperse, frane, allagamenti. E ovunque ci sia una calamità naturale o una catastrofe loro, i pompieri, sono lì. E il numero telefonico 115 è costantemente in funzione. “L’intero settore – ha denunciato già alla fine di giugno Massimo Vespia, segretario generale della Fns-Cisl, la Federazione Nazionale della Sicurezza di questo sindacato – è letteralmente in ginocchio, non arriva nemmeno l’acqua perché le autobotti sono insufficienti”. “Il problema degli organici dei Vigili del Fuoco inizia ad essere una preoccupante criticità che non può continuare ad essere sottostimata dal governo e dalla politica in generale” sottolinea. “Sia chiaro una volte per tutte: in pericolo non è solo la capacità dei Vigili del Fuoco di intervenire nei tantissimi incendi boschivi ma anche il non riuscire ad assicurare il soccorso ordinario alla popolazione”.
https://www.agi.it/cronaca/news/2022-08-25/vigili-fuoco-appello-change-org-17839512/
Se il personale dei Vigili del Fuoco è scarso perché non utilizzano, magari anche solo per l’estate, i disoccupati che percepiscono il famigerato reddito di cittadinanza?
Essi potrebbero anche essere impiegati per la manutenzione degli edifici scolastici, del verde pubblico, dei boschi e delle aree demaniali e nei servizi sociali.
Ma una classe politica innominata e innominabile non vuole. Preferisce che il giovane si rassegni ad una vita assistita e amorfa, il cui unico atto di volontà è quello dello schiavo che si reca periodicamente alle urne per votare quei partiti che lo tengono perpetuamente relegato alla condizione di assistito.