Forse la luna
Quella lieve carezza di luce
Insistente
Peregrina sui profili delle cime
Fino a placarsi
E scivolare sull’orizzonte del mare
Sfiora oggi la tastiera della vita
Tocchi agili e pensosi
Quasi una fantasia
Di mondi diversi
Storia di un amore come tanti
Passioni e desideri
Emozioni
Sussurri
Lievi come note appena sfiorate
Intrecciate di tenera malinconia
Sul pentagramma dell’anima
Pareva il ritmo di una antica orazione
Quel tuo sguardo
E un inchino al nobile fascino della notte
Quella lieve carezza di luce
Che mi avevano accompagnato alle soglie del paradiso
Ricordo ancora per un momento
La corsa affannata
Ineffabile
Di quell’ amorevole frammento di sogno
Risuonano le note
Di una antica melodia
Per l’estasi sublime di questa sera d’autunno
Raggi d’argento sul velo del mare
Parole di preghiera
Respiro divino
Su questo aspro sentiero del colle
Il segno
Di un amore impossibile
Lontano
Quasi dimenticato
Una insistente nenia del tormento dell’anima
Una sofferta illusione
Della bellezza
Quasi una tenue
Vaga fantasia

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Ciò che non si può dire e ciò che non si può tacere, la musica lo esprime.
(Victor Hugo)

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Foto di copertina: “Moonlight Sonata” dal web

Questa rubrica “Sciaveri di tregua” desidera istituzionalizzare la registrazione costante dei pochi ma intensi momenti di riflessione che mi vengono suggeriti in tempo reale in parte dall’osservazione e dalla traduzione poetica di immagini particolari con cui la realtà si manifesta e in parte dalla immancabile dose di esperienza specifica che l’età matura può aggiungere a questa attenta osservazione.

È abbastanza incredibile quanto sia in questo contesto assai prezioso, soprattutto dal punto di vista spirituale, l’affinamento che a questa osservazione si affianca nell’intento di popolare di piccole ma vitali suggestioni le esigue pause spirituali che, con forzata parsimonia, la realtà odierna nella sua corsa ci riserva.

Ho riscoperto il prezioso quanto dimenticato lemma “sciàveri ” per dare un nome a questi momenti, a queste osservazioni e a questi intensi ritagli di esistenza , definendo il termine “tregua” , dal sapore combattivo e guerresco, proprio per stigmatizzare la sconcertante sofferenza del corpo e dello spirito in questa quotidiana “tenzone” che tutti dobbiamo affrontare nel contesto della convivenza sociale e nel caos di questa corsa ad ostacoli , densa di episodi di “fatica” in un mondo in cui la realtà presenta fenomeni di effettive sfide temporali e fisiche oltre a un continuo sopravvenire di istanze etiche e spirituali, materia di problematiche irrisolte, nonché di dubbi esistenziali di non poco conto.

Sciàveri di tregua” è quindi nato con l’ambizione di rappresentare un convinto, coerente e sentito invito a una sosta ferace dello spirito, intesa a lasciare a ciascuno la possibilità di riflettere intorno ai valori propri e intimi dell’esistenza , fatto non sempre concesso dalla realtà “accelerata” e nello stesso tempo “aumentata” dei nostri giorni.
Attraverso pensieri tradotti in sequenze armoniche di parole , qualche volta attraverso ritmi melodici ed onomatopeici in cui si mescolano elementi naturali primordiali e sottili rumori di sentimenti umani , ho cercato di incontrare opere di amici noti o sconosciuti e di invocare il loro aiuto, la loro complicità , per indugiare su qualche immagine di questa turbinosa avventura del vivere gli anni del terzo millennio, in una gara senza pause, senza respiro e “apparentemente” senza alcun segno di pietà per chi rimane relegato a una vana attesa sul ciglio spesso tristemente disadorno e inospitale della strada.
Da artigiano della parola ho scambiato impressioni con solerti artigiani del suono, dei colori e dell’immagine (pittori, scultori , musicisti e fotografi) per scoprire quegli stimoli creativi condivisi che facilitano una risposta corale a una serie di interrogativi comuni alle varie “discipline artistiche”, cioè comuni all’interpretazione della realtà”.

Qualche volta ci siamo insieme domandati dove si voglia arrivare attraverso questa amabile scorciatoia con cui si tende a volere a tutti i costi eliminare le tregue, accelerare la corsa, bruciare tutte le tappe, comprese quelle più solenni e rituali come gli archetipi più sacri e celebrati dalla tradizione della vita e della morte. Qualche altra ci siamo soffermati sui valori tradizionali della nostra esistenza con attenzione e scrupolosa smania di descrivere i colori della realtà com’è o come vorremmo che venisse percepita attraverso il filtro della nostra mediazione spirituale, artistica ed umana.

2 commenti su “Moonlight Sonata

  1. Lieto, caro Gianni, di questi momenti dell’anima che sono tornati a te attraverso l’intreccio delle immagini che i miei versi e le mie parole hanno richiamato alla tua memoria. Con il pentagramma della nostra fervida immaginazione e con la spiritualità che fortunatamente ci accompagna in questa corsa terrena troviamo il modo di coniugare le note musicali alle carezze di un ricordo , la dolcezza di uno sguardo a una narrazione intima e i colori delle stesse immagini all’intensità dei nostri sentimenti. Il richiamare queste suggestioni nella danza del nostro vissuto, il trovare tempo anche per godere di queste , risulta talvolta di grande ed unica consolazione nel turbinio degli eventi di ogni giorno . Queste tue considerazioni sono poi un riaffermazione vivente dell’alto valore virtuale della materia dello spirito e del primato salvifico del suo prezioso messaggio su qualunque altra umana espressione di piacere.

  2. Giorgio, confesso che la tua bellissima lirica, tra musica, ricordi, emozioni e sentimenti del vivere e risuonante nel sogno, mi hanno sconvolto di sensazioni e ricordi in un baluginare di un vissuto vecchio ma non troppo, di gioventù e maturità intrecciate in danze armoniche e risonanze d’anime perse ma non dimenticate. Moonlight serenade, l’ho vissuta qualche anno fa, seduto in un prato pendente, sull’erba di luglio di fronte la valle e la pianura con luci multiforme, stelline di presenze vive quasi riflessi di stelle nel cielo ormai blu inchiostro profondo. Lì sui colli Euganei con vicino il monte Venda, in alto tra le stelle nascoste stava una luna tonda ed enorme, bellissima coi suoi crateri, ed in basso sullo spiazzo quasi orizzontale un piccolo palco con un pianoforte ed una luce sola sulla pianista da cui emanava una dolce ora tenue ora irata melodia, ora lenta ora veloce ora candida o ammiccante, quasi ad ammaliare la luna, senza offenderla, offrendo palpiti di amore e dichiarazioni di ammirata speranza.
    Momenti di abbandono ed estasi, di pura immersione nella natura e nell’universo, nel pieno assaporare la vita notturna ed il candore etereo e pallido della celeste compagna, con abbandoni carnali e gioia vera di vivere e perdersi negli occhi del destino.
    Momenti indimenticabili e senza fine nella memoria. Grazie per avermi rispolverato quei momenti.

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