MAGDI CRISTIANO ALLAM: “La battaglia delle donne iraniane contro il velo prescritto da Allah, conferma l’incompatibilità dell’islam con la libertà”

Cari amici buongiorno. Da quando l’imam Khomeini nel 1979 rovesciò il regime dello Scià Reza Pahlavi, in Iran si susseguono le manifestazioni delle donne contro l’imposizione del velo. Nel caso specifico si tratta del “chador”, il velo che copre solo i capelli, lasciando libero il volto.

Il 16 settembre scorso una giovane di 22 anni, Mahsa Amini, è stata uccisa all’interno di una stazione di Polizia, a suon di botte, per aver violato l’obbligo di indossare il velo. Da allora sono esplose manifestazioni di protesta, anche violente, in centinaia di città iraniane.
Il 12 ottobre è stata uccisa una sedicenne, Asra Panahi, in seguito ad un pestaggio subito ad Ardabil dalla “Polizia morale” per non aver cantato – insieme ad altre ragazze di un liceo femminile – un inno dedicato alla Guida Suprema dell’Iran, Alì Khamenei. La ragazza aveva urlato: «Donna, vita, libertà!».
La scalatrice iraniana Elnaz Rekabi, comparsa senza velo la scorsa settimana a Seul, dove aveva partecipato ai Campionati asiatici di arrampicata, si trova agli arresti domiciliari a Teheran. Al suo rientro in patria lei ha sostenuto che il velo le è caduto accidentalmente durante la scalata. Ma gli oppositori del regime iraniano avevano affermato che si è trattato di un gesto di protesta in segno di solidarietà a Mahsa Amini, la giovane pestata a morte perché non indossava il velo.
Nel famigerato carcere di Evin, a Teheran, è rinchiusa l’avvocato Nasrin Sotoudeh, colpevole di aver difeso le donne denunciate perché non indossavano correttamente il velo e gli oppositori del regime. Nel marzo 2019 Nasrin Sotoudeh è stata condannata a 38 anni di carcere e 148 frustrate.

Noi tutti sosteniamo l’eroismo delle donne iraniane in lotta per la libertà di non indossare il velo.
La verità è che il velo è prescritto nel Corano. Allah impone alla donna di coprirsi con il velo. Il corpo della donna è considerato di per sé peccaminoso e deve essere occultato per non eccitare i maschi.
«O Profeta, di’ alle tue spose, alle tue figlie e alle donne dei credenti di coprirsi dei loro veli, così da essere riconosciute e non essere molestate. Allah è perdonatore, misericordioso». (33, 59)
«E di’ alle credenti di abbassare i loro sguardi ed essere caste e di non mostrare, dei loro ornamenti, se non quello che appare; di lasciar scendere il loro velo fin sul petto e non mostrare i loro ornamenti ad altri che ai loro mariti, ai loro padri, ai padri dei loro mariti, ai loro figli, ai figli dei loro mariti, ai loro fratelli, ai figli dei loro fratelli, ai figli delle loro sorelle, alle loro donne, alle schiave che possiedono, ai servi maschi che non hanno desiderio, ai ragazzi impuberi che non hanno interesse per le parti nascoste delle donne. E non battano i piedi, sì da mostrare gli ornamenti che celano. Tornate pentiti ad Allah tutti quanti, o credenti, affinché possiate prosperare.» (24, 31)

L’obbligo del velo si colloca nella convinzione, manifestata da Maometto, che le donne sono esseri inferiori, schiave sessuali e dannate all’Inferno

Poco prima di morire nel 632, nel corso della festività del Id al-Adha, la «Festa del sacrificio», che conclude il Pellegrinaggio annuale alla Mecca, entrando in moschea Maometto passò vicino a delle donne che pregavano come di consueto alle spalle degli uomini. Si rivolse loro e disse:
«Donne, fate l’elemosina, perché ho visto che la maggior parte dei dannati all’Inferno siete proprio voi donne.»
«Perché siamo dannate all’Inferno?», gli domandarono le fedeli in preghiera.
Maometto rispose:
«Voi maledite spesso i vostri mariti e siete ingrati nei loro confronti. Non ho mai visto chi sia così deficiente sul piano della ragione e della religione come lo siete voi donne. Anche un uomo prudente e di buonsenso potrebbe essere ingannato da talune di voi.»
Le donne gli domandarono:
«Messaggero di Allah, che cosa c’è di manchevole nella nostra ragione e nella nostra religione?»
Maometto rispose:
«Non è vero che la testimonianza della donna vale la metà della testimonianza dell’uomo?»
Le donne risposero affermativamente, conformemente a quanto Allah prescrive nel Corano:
«Se il debitore è deficiente, o minorato o incapace di dettare lui stesso, detti il suo procuratore, secondo giustizia. Chiamate a testimoni due dei vostri uomini o in mancanza di due uomini, un uomo e due donne, tra coloro di cui accettate la testimonianza, in maniera che, se una sbagliasse, l’altra possa rammentarle.» (2, 282)
Maometto intervenne:
«Questo si deve al fatto che la donna è deficiente sul piano dell’intelletto. E non è forse vero che una donna è impura e non può pregare durante il ciclo mestruale?»
Le donne risposero affermativamente, conformemente a quanto Allah prescrive nel Corano:
«Ti chiederanno dei rapporti durante i mestrui. Di’: “Sono un danno. Non accostatevi alle vostre spose durante i mestrui e non avvicinatele prima che si siano purificate. Quando poi si saranno purificate, avvicinatele nel modo che Allah vi ha comandato”.» (2, 222)
Maometto precisò:
«Questo si deve al fatto che le donne sono manchevoli sul piano della religione».
Per essere ancor più convincente, Maometto spiegò alle donne:
«L’ingratitudine delle donne non si manifesta soltanto nelle elemosine che si permettono di fare di nascosto dai loro mariti. Si manifesta anche quando si rifiutano di fare l’amore con i loro mariti, con il pretesto che la notte prima ha fatto l’amore con un’altra moglie o con una schiava. Ma io l’ho predicato dall’alto della mia sedia in moschea: “Quando una donna trascorre la notte al di fuori del letto di suo marito, gli angeli la maledicono fino alla mattina”. Ho spesso messo in guardia i miei uomini dal pericolo rappresentato dalle donne, dicendo loro, ad esempio: “Tre cose causano il malumore: il cavallo, la donna e la casa”. Ritengo che non ci siano calamità più dannose agli uomini delle donne. La donna è come una costola. Se tu cercassi di raddrizzarla, si spezzerebbe. Se ti dovesse piacere così come è, godresti con un essere tortuoso».
Per concludere il quadro demonizzante della donna, Maometto disse:
«La fine del mondo avverrà quando l’ignoranza si generalizzerà; diminuirà la conoscenza dell’islam; aumenterà l’adulterio; si berrà in abbondanza il vino; diminuirà il numero degli uomini; aumenterà il numero delle donne al punto che non ci sarà che un solo uomo per soddisfare le necessità di cinquanta donne».

Allah concepisce la donna come un essere antropologicamente inferiore. Gli uomini sono superiori alle donne perché Allah preferisce gli uomini alle donne e perché gli uomini pagano una dote per possedere la moglie.
«Gli uomini sono preposti alle donne, a causa della preferenza che Allah concede agli uni rispetto alle altre e perché spendono per esse i loro beni.» (4, 34)
«(…) Esse hanno diritti equivalenti ai loro doveri, in base alle buone consuetudini,
ma gli uomini sono a loro superiori. Allah è potente, è saggio». (2, 228)

Maometto all’età di 50 anni sposò una bambina di 6 anni e la deflorò a 9 anni. Così l’islam legittima la pedofilia consentendo ai maschi spose-bambine di 9 anni
Nella più autorevole raccolta dei detti e dei fatti attribuiti a Maometto, «Sahih al-Bukhari», su cui concordano tutti i musulmani, si precisa che Maometto sposò Aisha, la figlioletta minore del suo miglior amico Abu Bakr al-Siddiq, quando lei aveva sei anni e consumò il matrimonio quando lei aveva nove anni. A testimoniarlo è la stessa Aisha, considerata la fonte diretta più attendibile dei detti di Maometto, essendo stata la sua moglie-bambina prediletta: «Aisha ha raccontato: “Il Profeta la sposò quando lei aveva sei anni e consumò il matrimonio quando lei aveva nove anni e ha vissuto con lui per nove anni”.» (7:62:64). Proprio questa testimonianza, considerata veritiera da tutti i musulmani, conferma che Maometto sposò questa bambina di sei anni nel 620 quando lui aveva 50 anni, consumò il matrimonio nel 623 quando lei aveva nove anni, visse con lei nove anni fino alla sua morte nel 632 con il capo appoggiato sul petto di Aisha. I teologici islamici tendono a giustificare il matrimonio di Maometto con una bambina che era più piccola di lui di quarantaquattro anni, spiegando che all’epoca, nel caldo torrido del deserto, le bambine maturavano molto giovani e potevano avere il ciclo mestruale a nove anni. Ciò è verosimile, ma ancor più vero è che la maturità di una bambina non si misura con l’apparizione del ciclo mestruale. Lo conferma il fatto che Aisha continuò a giocare con le bambole e con le sue compagne anche dopo essere stata deflorata da Maometto. Così come il fatto che la madre non la coinvolgesse nei lavori domestici, prassi a cui erano tenute tutte le donne al momento della maturità, conferma che Aisha veniva considerata dalla sua stessa famiglia come una bambina.
Per la «Corte Europea dei Diritti dell’Uomo» è reato definire Maometto un pedofilo. Non perché si contesta il fatto incontrovertibile che nel 620, all’età di 50 anni, sposò una bambina di sei anni, Aisha, anche se il matrimonio fu consumato tre anni dopo, nel 623, quando la bambina aveva nove anni. Ma perché, spiega la sentenza del 2018, Maometto e Aisha rimasero sposati fino alla sua morte nel 632, cioè per nove anni, quando Aisha aveva 18 anni. Quindi, secondo la Corte Europea, si può dire che Maometto sposò una bambina ma non che sia stato un pedofilo perché «pedofilo è chi è attratto solo o principalmente da minorenni». Insomma essendo stata Aisha l’unica moglie-bambina di Maometto, mentre le altre sue 15 mogli erano maggiorenni, ed essendo stato Maometto suo marito fino alla sua morte, non si può attribuire a Maometto l’orientamento sessuale del pedofilo. È evidente che la Corte Europea ha riservato a Maometto una considerazione particolare, perché è da escludere che si pronuncerebbe allo stesso modo nel caso in cui oggi un uomo adulto sposi anche una sola volta una bambina e lei restasse sua moglie fino alla sua morte.
Fermo restando che non sappiamo se tra le «schiave sessuali» a disposizione di Maometto ci fossero delle bambine, è certamente vero che, essendo Maometto il «modello» da emulare, i giureconsulti islamici ortodossi hanno legittimato la pedofilia, cioè il fatto che una bambina di nove anni possa essere data in sposa e possa prestarsi sessualmente. Al di là della vicenda specifica di Maometto e di qualsiasi considerazione storica relativa al passato, è indubbio che nel nostro attuale stato di diritto e nella nostra attuale società civile il matrimonio di una bambina di nove anni è rigorosamente vietato ed è sanzionato come un reato di pedofilia, anche se lo si facesse una volta sola ed anche se si restasse sposati con la moglie-bambina fino alla morte.

Dopo la morte della prima moglie Khadija tra il 619 e il 620, che per venticinque anni fu la sua unica moglie, Maometto nei restanti dodici anni di vita sposò altre quindici mogli, trovandosi ad un certo punto con undici mogli contemporaneamente. Maometto inoltre ebbe rapporti sessuali con almeno quattro concubine, donne catturate nelle razzie e vendute come schiavi sessuali, obbligate a soddisfare le prestazioni richieste dal padrone, alle quali non si doveva dare alcuna dote e che venivano considerate come esseri inferiori rispetto alle persone libere. Lo storico Al-Tabari sostiene che Maometto ebbe anche altri rapporti coniugali stipulati con dei contratti speciali, il cosiddetto «matrimonio a ore» o «matrimonio di piacere», l’equivalente della prostituzione legalizzata con donne libere e disponibili.
Quando Khadija aveva 55 anni, aveva avuto undici parti, era sdentata, si presentava come una donna anziana e fisicamente poco attraente, l’Arcangelo Gabriele legittimò a Maometto il rapporto sessuale con le schiave chiarendo che non si trattava di adulterio.
«Coloro che si mantengono casti, eccetto che con le loro spose e con le schiave che possiedono, e in questo non sono biasimevoli.» (70, 29-30)
Allah, l’Onnipotente e l’Altissimo, era venuto incontro al bisogno vitale di Maometto di avere delle alternative all’anziana moglie. I suoi concittadini, pur comprendendo la valenza economica del suo matrimonio con la donna più ricca della Mecca, lo compativano per il fatto che fosse costretto ad accoppiarsi con una donna che avrebbe potuto essere sua madre.

Per Allah le donne sono un oggetto sessuale a disposizione del marito.
«Le vostre spose per voi sono come un campo. Venite pure al vostro campo come volete, ma predisponetevi; temete Allah e sappiate che lo incontrerete. Danne la lieta novella ai credenti!» (2, 223)

Per Allah il marito ha il diritto di picchiare preventivamente la moglie «se teme la sua insubordinazione».
«Gli uomini sono preposti alle donne, a causa della preferenza che Allah concede agli uni rispetto alle altre e perché spendono per esse i loro beni. Le donne virtuose sono le devote, che proteggono nel segreto quello che Allah ha preservato. Ammonite quelle di cui temete l’insubordinazione, lasciatele sole nei loro letti, battetele. Se poi vi obbediscono, non fate più nulla contro di esse. Allah è altissimo, grande.» (4, 34)

Allah legittima la poligamia. Il musulmano può avere fino a quattro mogli contemporaneamente più tutte le schiave sessuali che può permettersi
«E se temete di essere ingiusti nei confronti degli orfani, sposate allora due o tre o quattro tra le donne che vi piacciono; ma se temete di essere ingiusti, allora sia una sola o le ancelle che le vostre destre possiedono, ciò è più atto ad evitare di essere ingiusti». (4, 3)

Il matrimonio islamico è un contratto di compravendita: l’uomo compera la donna dando una dote. Ci si sposa in casa, chiamando un notaio matrimonialista che registra l’entità della dote che la famiglia dello sposo versa alla famiglia della sposa.
Maometto trattò in modo diverso le mogli a secondo del loro rango e della loro ricchezza. La sua prima moglie Khadija, la donna più ricca della Mecca, lei gli impose una dote quadrupla rispetto a quella consueta, pari a 20 cammelli, per evidenziare che il suo valore era pari a quello di quattro mogli. Successivamente, mentre la dote accordata a ciascuna moglie era pari a 400 dirham, alla ricca Ramla bint Abu Sufyan, detta Umm Habiba, figlia di Abu Sufyan ibn Harb, capo del clan dei Banu Abd Shams e successivamente capo dell’intera tribù dei Banu Quraish, Maometto diede dieci volte tanto, 4000 dirham. Disse che si trattava di un regalo del Negus, il re dell’Abissinia, che aveva dato asilo ai musulmani della Mecca, per non suscitare l’invidia delle altre mogli. Alla sesta moglie Hind bint Abi Umayya, nota come Umm Salama, dal nome del primo figlio avuto dal suo primo marito Abdallah ibn Abd al-Asad, rimasta orfana a 29 anni, Maometto si limitò a darle in dote i mobili che erano precedentemente appartenuti alla quinta moglie, Zaynab bint Khuzayma, dopo la sua morte. Con le schiave sessuali, catturate nel corso delle razzie, e che Maometto decideva di affrancare e usare sessualmente come concubine, non dava loro alcuna dote sostenendo che la dote corrispondeva al suo mancato guadagno dall’averle liberate anziché vendute al mercato degli schiavi.
Il matrimonio nell’islam, pur essendo un obbligo religioso, è un contratto civile (aqd) senza alcun valore sacramentale. Il contratto viene stipulato dallo sposo, che deve versare la dote («mahr»), e della sposa o dal suo tutore («wali»), alla presenza di un notaio religioso («ma’zun») e preferibilmente di due testimoni («shuhud»). La registrazione del «contratto di matrimonio» presso lo «Stato civile» non è prescritto dalla sharia, la legge islamica. I matrimoni islamici possono essere di vari tipi: a tempo indeterminato classico («nikah») che viene reso pubblico e ufficiale; a tempo indeterminato consuetudinario («zawaj urfi») che resta perlopiù segreto; a tempo indeterminato condizionato («zawaj al misiar» in Arabia Saudita) in cui la donna rinuncia a alcune preogative materiali; il matrimonio a termine («tamatoué» in Marocco); il «matrimonio di piacere» («zawaj al mut’a» in arabo o «sighè» in persiano) a tempo determinato in cui la sposa riceve l’affitto («ajr») anziché la dote, che di fatto è una forma di prostituzione legalizzata.
Il marito può porre fine al matrimonio ripetendo per tre volte: «Ti ripudio». Lei cessa di essere sua moglie e subito dopo la può sostituire con un’altra moglie. L’islam legittima i matrimoni combinati, essendo una consuetudine tribale avallata da Maometto viene concepita positivamente ed è diffusa nel Mondo islamico

Il musulmano può sposare una non musulmana ma la musulmana deve sposare un musulmano. Se non lo è deve convertirsi perché, essendo i figli proprietà del padre e dovendo i figli essere educati secondo l’islam, il padre deve essere musulmano.
«Non sposate le donne associatrici, finché non avranno creduto, ché certamente una schiava credente è meglio di una associatrice, anche se questa vi piace. E non date spose agli associatori, finché non avranno creduto, ché, certamente, uno schiavo credente è meglio di un associatore, anche se questi vi piace. Costoro vi invitano al Fuoco, mentre Allah, per sua grazia, vi invita al Paradiso e al perdono. E manifesta ai popoli i segni suoi, affinché essi li ricordino.» (2, 221)
Allah condanna a morte gli adulteri e le adultere. Maometto ordinò di uccidere l’adultera anche se incinta, subito dopo aver partorito ed allattato. I fornicatori devono essere puniti con 100 frustate Se un uomo e una donna non sposati hanno un rapporto sessuale sono colpevoli di fornicazione e la pena è di 100 frustrate a ciascuno.
«Flagellate la fornicatrice e il fornicatore, ciascuno con cento colpi di frusta e non vi impietosite nell’applicazione della Religione di Allah, se credete in lui e nell’Ultimo Giorno, e che un gruppo di credenti sia presente alla punizione.» (2, 24)
L’adulterio, cioè il rapporto sessuale tra un uomo e una donna di cui almeno uno dei due è sposato, è sanzionato con la condanna a morte di entrambi tramite lapidazione. Maometto ordinò la condanna a morte di una donna adultera incinta, subito dopo aver partorito ed allattato.
«Gli ebrei giunsero dal messaggero di Allah e gli dissero che un uomo e una donna dei loro avevano commesso adulterio… Il profeta diede allora l’ordine che entrambi fossero lapidati.» (Sahih Bukhari, 56, 829)
«Narrato da Abdullah: L’Apostolo di Allah disse, “Il sangue di un musulmano che confessa che nessuno ha il diritto di essere adorato se non Allah e che io sono il suo Apostolo, non può essere sparso se non in tre casi: in caso di omicidio, una persona sposata che partecipa in un atto sessuale illegale e colui che abbandona l’islam e lascia i musulmani.» (Bukhari (9, 83,17)
Nel Corano Allah ordina di condannare a morte le donne che hanno commesso «azioni infami», con cui si intende l’adulterio.
«Se le vostre donne avranno commesso azioni infami portate contro di loro quattro testimoni dei vostri. E se essi testimonieranno, confinate quelle donne in una casa finché non sopraggiunga la morte o Allah apra loro una via d’uscita.» (4, 15)

Allah concepisce il Paradiso come un bordello per soli uomini allietati sessualmente da 72 donne eternamente vergini e da fanciulli effeminati
Essendo nato in una città desertica, in cui viverci era una sofferenza per la forte calura, il sole cocente, la scarsità di acqua e le tempeste di sabbia, per Maometto il Paradiso è innanzitutto un territorio dal clima mite, ombroso, con una infinità di ruscelli d’acqua fresca e potabile, pieno di vegetazione con giardini rigogliosi e alberi da frutto, così come era la situazione nel vicino Sham, la Siria e la Palestina geografica. Il Paradiso di Maometto è assolutamente terreno e assai personale, concepito per soddisfare le sue aspirazioni e le sue debolezze. Essendo stato ghiotto di miele, il Paradiso di Maometto è solcato da fiumi in cui scorrono latte e miele.
Ma è soprattutto il Paradiso del godimento sessuale, ovviamente per i soli maschi, con fontane da cui sgorga del vino dolce che rallegra e risveglia i sensi senza inebriare. Nel Paradiso di Maometto i «martiri» dell’islam e i musulmani che vi sono stati accolti beneficeranno delle prestazioni sessuali di 72 giovani donne eternamente vergini, potendo disporre di un pene eternamente eretto. Alle donne invece sarà riservato un solo marito, così come si conviene ad una donna timorata di Allah che non deve trasgredire il proprio ruolo né in Terra né in Paradiso.
Il Paradiso di Allah rassomiglia ai bordelli di lusso che Maometto aveva conosciuto da giovane nel Sham o che immaginava fossero presenti a Roma. Maometto s’immagina in Paradiso con gli Eletti del Signore intenti a consumare vino, latte, miele, frutta, carni pregiate e altre prelibatezze cucinate dai migliori cuochi. L’eccellente cibo viene servito su vassoi d’oro o d’argento da incantevoli giovani nude sempre pronte a concedersi sessualmente, dai grandi occhi innocenti e dai grossi magnifici seni. Sono le «huri», creature concepite per soddisfare le voglie sessuali dei meritevoli del Paradiso di Allah, e che proprio per poter adempiere al meglio questa loro attività sono esenti dal ciclo mestruale e non rimangono mai incinte.
«In verità avranno successo i timorati: giardini e vigne, fanciulle dai seni pieni e coetanee, calici traboccanti.» (78, 31-34)
«(…) In verità i timorati avranno soggiorno bello: i Giardini di Eden, le cui porte saranno aperte per loro. Colà, comodamente appoggiati, chiederanno abbondanza di frutta e bevande. E staranno loro vicine quelle dallo sguardo casto, coetanee. Ciò è quanto vi è promesso per il Giorno del Rendiconto». (38, 49-53)
«(…) eccetto i servi devoti di Allah: essi avranno una nota provvigione di frutti e saranno colmati di onori nei Giardini della Delizia, su giacigli rivolti gli uni verso gli altri. Girerà tra loro una coppa di bevanda sorgiva, chiara e deliziosa da bersi, che non produce ubriachezza, né stordimento. E accanto a loro ci saranno quelle dagli sguardi casti, dagli occhi grandi, simili a uova nascoste». (37, 40-49)
Nel Paradiso di Allah si soddisfa anche l’appetito degli omosessuali e dei pedofili, concedendo loro «fanciulli di eterna giovinezza», in aggiunta alle «fanciulle dai grandi occhi neri simili a perle nascoste».
«Saranno i ravvicinati ad Allah, nei Giardini delle Delizie, molti tra gli antichi, pochi tra i recenti, su divani rivestiti d’oro, sdraiati gli uni di fronte agli altri. Vagheranno tra loro fanciulli di eterna giovinezza, recanti coppe, brocche e calici di bevanda sorgiva, che non darà mal di testa, né ebbrezza; e i frutti che sceglieranno, e le carni d’uccello che desidereranno. E ci saranno colà le fanciulle dai grandi occhi neri, simili a perle nascoste, compenso per quel che avranno fatto.» (56, 11-24)

Per Allah le donne sono un oggetto sessuale a disposizione del marito. Se la moglie rifiuta di soddisfare le sue voglie sessuali commette peccato e la può picchiare
«Le vostre spose per voi sono come un campo. Venite pure al vostro campo come volete, ma predisponetevi; temete Allah e sappiate che lo incontrerete. Danne la lieta novella ai credenti!» (2, 223)

Cari amici, la battaglia delle donne iraniane contro l’imposizione del velo che è prescritto da Allah nel Corano, ci fa toccare con mano che l’islam è intrinsecamente e totalmente incompatibile non solo con la libertà e la dignità individuale, ma anche con il diritto inalienabile della donna alla vita.
Ecco perché, dopo essere stato musulmano per 56 anni e dopo essermi ritrovato minacciato e condannato a morte da altri musulmani che ottemperavano letteralmente e integralmente a ciò che Allah prescrive nel Corano e a ciò che ha detto e ha fatto Maometto, ho maturato il convincimento che il problema non sono i musulmani come persone ma è l’islam come religione.
Ecco perché, se vogliamo salvaguardare la nostra civiltà che si fonda sul rispetto della vita, dignità e libertà di tutti, dobbiamo avere l’onestà intellettuale e il coraggio umano di mettere fuori legge l’islam come religione dentro casa nostra.

Andiamo avanti a testa alta e con la schiena dritta, forti di verità e con il coraggio della libertà. Con l’aiuto del Signore insieme ce la faremo a far rinascere la nostra civiltà, salvare gli italiani, riscattare l’Italia.

Magdi Cristiano Allam
Presidente della Comunità «Casa della Civiltà»

Giovedì 27 ottobre 2022

2 commenti su “MAGDI CRISTIANO ALLAM: “La battaglia delle donne iraniane contro il velo prescritto da Allah, conferma l’incompatibilità dell’islam con la libertà”

  1. Caro Magdi, ci troviamo al cospetto di un mutamento epocale. Finalmente, con immensa soddisfazione le donne iraniane si ribellano alla sottomissione rappresentata dall’ijab. Come fece Oriana Fallaci che durante un’intervista a Komeini , si strappò il fazzoletto che aveva sul capo dicendo : “si riprenda questo straccio medievale” dopo di che si alzò ed andò via. Quindi la Grande Oriana “docet”. Spero che le donne Iraniane siano sostenute da tutto il mondo occidentale. Che arrivi loro il nostro sostegno. Che non si sentano abbandonate. Sono delle vere eroine che combattono per la loro libertà, per la libertà delle loro figlie e nipoti. Non consentiamo all’islam di invaderci e di imporci il suo credo. Un grande abbraccio a tutta la brigata.

  2. Condivido le tue considerazioni Magdi. Quando vedo le donne della sinistra ostentare il velo come “forma di rispetto” mi viene voglia di imporre loro la lettura dei tuoi libri sull’Islam, in modo che forse qualcosa possa entrare in quelle testoline, che nemmeno si rendono conto di quanto danno provocano alle donne islamiche.

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