Macron non doveva sciogliere il Parlamento. Perché l’ha fatto?

Cari amici buongiorno. Mi auguro di cuore che stiate bene in salute fisica, mentale e spirituale.

In linea di principio la realtà politica dell’Unione Europea e quella nazionale dei singoli Stati sono distinti e non si sovrappongono. Il risultato delle elezioni del Parlamento Europeo non incide sul Parlamento nazionale e viceversa.
Eppure, il Presidente francese Emmanuel Macron, dopo il deludente risultato alle elezioni europee, ha sciolto il Parlamento nazionale. Non solo non era tenuto a farlo, ma non doveva farlo proprio perché sono due contesti diversi e che non si intersecano. Perché l’ha fatto?

Un caso simile ma con un esito diverso ha riguardato l’Italia. Alle precedenti elezioni europee del 26 maggio 2019, dopo che la Lega conquistò il 34,6% dei consensi, diventando il primo partito italiano nel Parlamento Europeo, Matteo Salvini chiese lo scioglimento del Parlamento italiano e l’indizione di nuove elezioni nazionali.
Salvini compì l’errore di sovrapporre la realtà europea con la realtà italiana, dimenticando però che nel Parlamento italiano la Lega era un partito di minoranza con il 17,35% dei consensi.
Salvini trascurò il fatto che, almeno formalmente, l’Italia è una Repubblica parlamentare e la prerogativa di sciogliere il Parlamento è esclusivamente del Presidente della Repubblica.

Salvini immaginò di poter continuare ad operare in modo arbitrario, così come fece dopo le elezioni politiche del 4 marzo 2018, svolte in coalizione con il Centrodestra, mentre poi il Governo lo fece con il M5S, che prese il 32,68% dei consensi. Fu Giancarlo Giorgietti, il suo braccio destro, a dire che Salvini decise di sfiduciare il Governo Lega-M5S presieduto da Giuseppe Conte, senza neppure consultare i dirigenti della Lega.

I calcoli di Salvini furono sconfessati da Sergio Mattarella, che non sciolse il Parlamento e, una volta verificate le convergenze, consentì la costituzione di un governo alternativo tra il M5S e il Partito Democratico, presieduto sempre da Giuseppe Conte.
Successivamente, sempre con lo stesso Parlamento, Mattarella promosse un “Governo di unione nazionale”, guidato da Mario Draghi, a cui parteciparono la Lega, il M5S, il PD e Forza Italia. A beneficiarne fu Fratelli d’Italia, che scelse di non aderire pur identificandosi come “opposizione costruttiva”.

A differenza dell’Italia, la Francia è una Repubblica semi-presidenziale. Il Capo dello Stato viene eletto direttamente dal popolo ed è lui che nomina il primo ministro a capo del governo.
Il Presidente Macron, a poche ore dalle proiezioni che davano il suo partito al 14,60% dei consensi contro il 31,37% del Rassemblement National di Marine Le Pen, ha affermato di non poter agire come se nulla fosse accaduto e ha annunciato la convocazione delle elezioni per il prossimo 30 giugno. Ha affermato di aver deciso di «restituire loro la scelta del futuro parlamentare attraverso il voto». Questo scioglimento è una «decisione seria, pesante», ma «è soprattutto un atto di fiducia».
La prospettiva, in caso della vittoria del Rassemblement National alle elezioni legislative, è una convivenza con l’opposizione fino a ieri condannata come «estrema destra», e che ora lui stesso ha sdoganato.
«Siamo pronti a esercitare il potere se i francesi avranno fiducia in noi», ha detto Marine Le Pen, tre volte candidata all’Eliseo. Il suo delfino, Jordan Bardella, a soli 28 anni, è il candidato per assumere la carica di Capo del Governo.

Nulla accade per caso. In Italia è stato Mario Draghi, l’uomo della grande finanza al pari di Macron in Francia, a sdoganare Giorgia Meloni e farle da garante presso i circoli finanziari e politici che contano a livello globale.
Perché? La risposta è nel “Gattopardo” di Tomasi di Lampedusa: «tutto cambia perché nulla cambi». Chi veramente controlla il “gioco della democrazia” ha la necessità di cambiare i volti, dopo essersi assicurato la loro fedeltà e la promessa di non intaccare le leve del potere che interessano, in primis la finanza virtuale speculativa.

Cari amici, andiamo avanti sulla retta via a testa alta e con la schiena dritta, forti di verità e con il coraggio della libertà. Con l’aiuto del Signore insieme ce la faremo a realizzare il miracolo per far rinascere la nostra civiltà, salvare gli italiani, riscattare l’Italia.

Magdi Cristiano Allam
Fondatore della Casa della Civiltà

Lunedì 10 giugno 2024

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