VITTORIO ZEDDA: “L’esaltazione della donna nella fede e nella cultura cristiana confermano la profonda differenza con l’islam”

Di questi tempi la condizione della donna nell’islam, evidenziata dalle vicende dell’Afghanistan e della straordinaria “rivolta del velo” in Iran, rinfocola polemiche sulle cosiddette “tre religioni abramitiche”, le cui responsabilità vengono poste sullo stesso piano in merito alle condizioni delle donne nella Storia.
Una parificazione, questa, che sembra un modo poco serio, e pure scarsamente informato, per sviare l’attenzione dalle evidenti criticità perduranti nell’ambito islamico.

A ciò si ricorre rievocando, per contrasto, antichi errori eccepibili nella storia passata del cristianesimo, comunque non paragonabili alla perdurante discriminazione misogina che l’islam ha portato, e tuttora esprime, in quella parte del mondo in cui ha esteso il suo dominio politico-religioso.
L’ingiusta parificazione è aggravata dal fatto che alle pecche della Chiesa, storicamente riconosciute, non vengono contrapposti i contenuti autentici della dottrina e del pensiero cristiano, che esprimono nei confronti della donna la più alta e fondamentale considerazione umana e spirituale, non parimenti espressa in altre confessioni. Ne tratteremo più avanti.

Rileviamo intanto l’assenza di un “equilibrio informato” in merito a certe esegesi biblico-teologiche sui sopra citati “monoteismi”, talvolta addirittura denominati, con grossolana imprecisione, “le tre religioni abramitiche”, poiché una delle tre di autenticamente abramitico ha poco.
Prima di accomunare nel nome di Abramo quelle religioni bisognerebbe almeno sapere, che l’Abramo della Bibbia e quello del Corano hanno in comune poco più che il solo nome: l’esempio più banale si ha laddove l’Abramo della narrazione coranica viene fermato da Dio nell’atto di sacrificare Ismaele e non Isacco, dando qui per scontato che ai lettori i due nomi diversi, e le relative distinte vite, ricordino qualcosa. Nel Corano le varie e imprecise reminiscenze bibliche ivi riesumate, risentono probabilmente di narrazioni tramandate oralmente nel mondo arabo preislamico, con inevitabili storpiature dovute ad un “imparaticcio”, diremmo oggi, che non giova al testo.

Se alcuni passi della Bibbia veterotestamentaria e certa misoginia della peggiore tradizione cristiana non sono negabili, ciò è dovuto più alla scarsa attenzione ai contenuti dei Vangeli (il “Nuovo Testamento”) da parte di certo cristianesimo primigenio, compresi, e sembra inverosimile, da parte di certi “padri” della Chiesa. Come si rileva tanto nella storia delle religioni quanto in quelle del pensiero umano, tradizioni pregresse, abitudini e convinzioni radicate si oppongono al nuovo che sostituisce l’esistente, anche nella filosofia e nella scienza, e ritardano quindi l’acquisizione dei contenuti innovativi, tanto più quanto più questi sono rivoluzionari.

Viceversa, dovremmo riferirci a fonti più ortodosse ed attendibili e quindi per giustizia ricordare, come abbiamo fatto nell’anno in cui si celebrava Dante, la preghiera di san Bernardo nell’ultimo canto del Paradiso: «Vergine Madre, figlia del tuo figlio, umile e alta più che creatura, termine fisso d’eterno consiglio, tu se’ colei che L’UMANA NATURA NOBILITASTI SI’ CHE ‘L SUO FATTORE NON DISDEGNO’ DI FARSI TUA FATTURA».
Dante lo dice meglio di chiunque.

Quale altra religione monoteista attribuisce ad una donna più alta considerazione quale quella che dà ad una donna il privilegio di generare Dio in forma di uomo? A quale essere umano il cristianesimo riconosce una simile considerazione se non soltanto a Dio stesso, fin dalla sua apparizione come bambinello nella tradizione del presepe? E non dica che di Maria parla anche il Corano. Perché non è la stessa Maria dei Vangeli, nemmeno anagraficamente, perché le vengono attribuiti genitori diversi da quelli del Vangelo (è detta figlia di ‘Imran) e pure ha, come fratello, Aronne, un profeta che però visse molto tempo prima della Madonna, poiché era fratello di Mosè.
Inoltre, la Maria coranica non esprime la totale e assoluta obbedienza della Madonna evangelica alla volontà di Dio. Tutt’altro: la Maria coranica è una donna assai contrariata dal fatto di rimanere incinta senza lo straccio d’un marito e se ne lamenta a non finire.

Leggetelo il Corano per una operazione di verità e di informazione equilibrata: richiede preparazione e alcune informazioni di metodo perché non è di facile lettura, ma di questi tempi sarebbe utile. E anche se siete agnostici o atei, quella lettura vi farà comprendere, alla fine, quale fortuna sia stata nascere e crescere in un ambito culturale cristiano.

Tornando però all’autentico e originale atteggiamento evangelico nei confronti della donna, ricordiamo l’episodio in cui Cristo interviene a impedire la lapidazione di una adultera: «Chi è senza peccato, scagli la prima pietra».
La lapidazione della tradizione veterotestamentaria viene di fatto abrogata duemila anni fa in seno alla nuova religione che con Cristo inizia e si diffonderà in tutto il mondo allora conosciuto.

Quel tipo di atroce punizione permane invece tuttora nel mondo islamico e si è a conoscenza di lapidazioni eseguite, in Afganistan, nell’intervallo delle partite di calcio, in uno spazio riservato, come “edificante intermezzo” dello spettacolo sportivo. La qual cosa ci dà un’idea della mentalità (e la chiamano cultura) che può derivare da quel monoteismo imparagonabile con nessun altro.

E ancora, alla peccatrice che corre da lui, portandogli dell’olio profumato, per chiedergli il perdono dei suoi peccati, Cristo dice pubblicamente, di fronte agli astanti sorpresi: «Le sono perdonati i suoi molti peccati, perché molto ha amato».
Una motivazione rivoluzionaria, se paragonata all’antico testamento biblico e soprattutto al Corano. E ci sarebbe altro da aggiungere, ma come consiglio di leggere il Corano, a maggior ragione consiglio di rileggere il Vangelo.

Ma c’è altro nel cristianesimo che esalta la figura della donna, ed è una interpretazione di Dio «come padre e madre», perché Dio ha creato l’uno e l’altra e li ha in sé, come ribadito dal Catechismo della Chiesa Cattolica. Tre papi in forme diverse e complementari ribadirono questo concetto che risolve la “parità di genere”, nella sua preminente radice spirituale che radica già, anche se non apparentemente esplicitata, nell’Antico Testamento: furono Papa Giovanni Paolo I, Giovanni Paolo II e Benedetto XVI. In particolare Benedetto XVI, papa Ratzinger, da fine teologo e uomo di grandiosa cultura, nel suo libro “Dio e il mondo” (2001), chiarisce ed esplicita il concetto:
«Dio è Dio. Non è né uomo né donna, ma è al di là dei generi. È il totalmente Altro. Credo che sia importante ricordare che per la fede biblica è sempre stato chiaro che Dio non è né uomo né donna ma appunto Dio e che uomo e donna sono la sua immagine. Entrambi provengono da lui ed entrambi sono racchiusi potenzialmente in lui.
Tanto per incominciare dobbiamo dire che, se è vero che effettivamente la Bibbia ricorre nell’invocazione delle preghiere all’immagine paterna, non a quella materna, è altrettanto vero che nelle belle metafore di Dio attribuisce a Lui anche caratteristiche femminili. Quando ad esempio si parla della pietà di Dio, non si ricorre al termine astratto di pietà, appunto, ma a un termine gravido di corporeità, “rachamim”, il “grembo materno” di Dio, che simboleggia appunto la pietà. Grazie a questa parola viene visualizzata la maternità di Dio anche nel suo significato spirituale. Tutti i termini simbolici riferiti a Dio concorrono a ricomporre un mosaico grazie al quale la Bibbia mette in chiaro la provenienza da Dio di uomo e donna. Ha creato entrambi. Entrambi sono conseguentemente racchiusi in lui – e tuttavia lui è al di là di entrambi.» (Da J. Ratzinger)

Quale altro “monoteismo” pone più in alto il valore della femminilità? E qui si evince una impossibile pretesa di parificazione fra le tre religioni in rapporto, appunto, alla donna. E il tentativo forse ingenuo di papa Francesco, con la sua famosa iniziativa della preghiera interconfessionale con un rabbino ebreo e un imam musulmano (ma sapeva papa Francesco cosa si recita in arabo nella preghiera musulmana in riferimento ad ebrei e cristiani?), per quanto intenzionalmente lodevole, resta purtroppo tuttora lontanissima dal produrre esiti. Certe distanze, di cui potremmo riparlare, rimangono abissali. Intanto però le donne dell’Iran bruciano il velo e il gesto è il seme di un nuovo mondo.

Vittorio Zedda

20 novembre 2022

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