GIUSEPPE LAVRA: “I miei dubbi su un nuovo Codice Deontologico Medico che, violando il Giuramento di Ippocrate, imporrebbe ai medici l’obbligo di praticare i vaccini anti Covid-19”

Un articolo pubblicato il 26/11/ 22 sul Sole 24 Ore pubblica la visione del Presidente della FNOMcEO (Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri) in materia di vaccini contro il virus SARS-CoV-2, in cui sostiene che la Federazione ha in progetto di modificare a breve il Codice Deontologico Medico (CDM) vigente.

Con tale modifica intende impedire ai medici di avere la possibilità di sconsigliare la vaccinazione di cui sopra a chicchessia, inoltre intende imporre a tutti i medici, ove chiamati, di avere l’obbligo di praticare la vaccinazione in questione.

Va osservato che, secondo il CDM vigente, questo obbligo non potrebbe essere imposto in quanto sarebbe in contrasto con l’art. 4, 13 e 43 del CDM vigente, nonché con le indicazioni applicative nell’ambito della sperimentazione scientifica di cui ai punti (13,14,15, e 16) allegati all’art. 47.
Pertanto ne consegue che, quanto dichiara il Presidente della Federazione, potrà essere realizzato solo modificando il CDM attualmente in vigore. Tali modifiche dovranno riguardare inevitabilmente almeno gli articoli essenziali del CDM vigente sopra richiamati, cosa che sarà tutt’altro che semplice.
A tal proposito vale la pena di ricordare che il contenuto dei precetti del CDM sono in linea con l’Ordinamento, nel quale sono presenti solo integrazioni di contenuto di natura etica e deontologica che riguardano la specificità e la peculiarità dell’esercizio della Professione medica.

E’ possibile immaginare che, per realizzare gli obiettivi di cui sopra, il Presidente della FNOMCeO faccia forse riferimento all’applicazione della Legge 11 gennaio 2018, n. 3 Art.4, sul riordino della disciplina degli Ordini delle professioni Sanitarie- e, nella fattispecie, al Capo I Degli Ordini Delle Professioni Sanitarie. Art.1 punto 3 lettera “elle”, che così recita:

«l) -gli Ordini- vigilano sugli iscritti agli Albi, in qualsiasi forma giuridica svolgano la loro attività professionale compresa quella societaria, irrogando sanzioni disciplinari secondo una graduazione correlata alla volontarietà della condotta, alla gravità e alla reiterazione dell’illecito, tenendo conto degli obblighi a carico degli iscritti, derivanti dalla normativa nazionale e regionale vigente e dalle disposizioni contenute nei contratti e nelle convenzioni nazionali di lavoro.»

In tal caso appare evidente che la norma della Legge di riordino escluda completamente il CDM quale norma professionale cui fare riferimento in materia di sanzioni disciplinari, facendo unicamente riferimento a norme nazionali e regionali, oltre ai contratti e convenzioni.
Ma volendo prendere alla lettera tale disposizione di Legge, sulla quale ebbi modo a suo tempo di esprimere perplessità sul “Quotidiano Sanità”, sembra di dover prendere atto che siano automaticamente abrogati gli articoli del CDM vigente sopra citati, nonché i punti relativi agli indirizzi applicativi dello stesso CDM nella sperimentazione scientifica, punti allegati all’Art. 47 che vale la pena di riportare di seguito:

– punto 13 «L’analisi, l’interpretazione dei dati e la redazione del rapporto finale di uno studio è un dovere dei medici che hanno eseguito la ricerca e non è delegabile ad altri. I ricercatori hanno il dovere di rendere pubblicamente e integralmente disponibili e accessibili i risultati e le conclusioni di tutti gli studi clinici compresi i dati grezzi. I risultati negativi o non conclusivi devono essere sempre pubblicati o resi disponibili per evitare che venga sovrastimata l’efficacia dei trattamenti e sottostimati gli effetti avversi. I ricercatori non devono sottoscrivere contratti che attribuiscano al finanziatore dello studio la proprietà dei dati e la decisione in merito alla loro pubblicazione.»

E’ evidente che, il combinato disposto tra la Legge 11 gennaio 2018, n. 3 Art.4 di cui sopra e il punto 13 sopra citato, determina che quanto scritto al punto 13 del Codice rimanga lettera morta, inoltre che oggi può sembrare si voglia risolvere questa contraddizione apportando modifiche al CDM vigente.

-punto 14 «Gli sperimentatori devono sottoscrivere una dichiarazione nella quale affermano che la relazione finale è un resoconto onesto, accurato e senza omissioni rilevanti dello studio e che le eventuali discrepanze rispetto al protocollo registrato sono state introdotte con appositi emendamenti approvati dal Comitato Etico competente.»

-punto 15 «Dichiarazione analoga, integrata con le fonti di finanziamento, le affiliazioni istituzionali e i conflitti di interessi, deve essere utilizzata per la sottomissione dell’articolo per la pubblicazione su qualunque rivista.»

-punto 16 «Il medico non sottoscrive risultati di ricerche non conformi ai principi del Codice di deontologia medica. I comunicati stampa redatti dai ricercatori devono riflettere i risultati della ricerca senza enfatizzare i benefici del trattamento sperimentale per non generare nei pazienti aspettative non realistiche sui nuovi trattamenti.»

Analoga considerazione già evidenziata in relazione al punto 13 va espressa anche rispetto agli sperimentatori contemplati nei punti 14, 15 e 16. È chiaro che, solo soffermandoci sugli aspetti più salienti, ci troviamo di fronte ad un esigenza di modificare determinate norme deontologiche per poter dare seguito a quanto è stato annunciato dal Presidente di FNOMCeO, altrimenti si crea un non auspicabile conflitto tra norme di Legge e norme deontologiche.
Tale conflitto, ogniqualvolta si è verificato, è sempre stato sanato col buonsenso delle parti, senza ricorrere all’uso della forza del potere legislativo, ma anche senza rinunciare alle esigenze del Codice di tenere fede agli aspetti etici e deontologici della Professione.

Alla luce delle osservazioni sopra espresse e di quanto dichiarato dal Presidente della Federazione, si potrebbe trarre la conseguenza logica che si renda necessario, non solo di applicare alla lettera la Legge dell’ex Ministro Lorenzin del 2018, ma anche di dover rivedere da capo, gli articoli del CDM che trattano “della libertà”, “dell’indipendenza” e “dell’autonomia professionale” del medico, i quali principi sono richiamati negli articoli del Codice sopra citati, compresa l’obiezione di coscienza, nonché le regole da osservare secondo gli indirizzi applicativi nella sperimentazione scientifica.
Questo potrebbe significare che si potrebbero limitare i precetti del CDM, ai fini di possibili sanzioni, unicamente agli aspetti contemplati e previsti dalla Legge Lorenzin.

In tale ipotesi va considerato che di fatto si possa prevedere il rischio di modificare drasticamente le competenze, le peculiarità e le prerogative fondamentali dell’esercizio della Professione dei medici italiani, i quali da sempre sono legati ai vincoli e ai principi del Giuramento di Ippocrate, Immutati da circa 2500 anni.
Con tutto il rispetto dovuto al Presidente della Federazione, faccio presente che apportando eventualmente simili modifiche in materia di prescrizioni diagnostico-terapeutiche dei medici, si potrebbe rischiare di minare le basi stesse della Deontologia medica.

Tuttavia, pur non avendo titolo ma solo qualche competenza ed interesse per pronunciarmi nel merito, osservo che determinate modifiche potrebbero rappresentare un salto epocale delle regole che sovraintendono alle competenze e alle responsabilità che la Deontologia, in linea con le norme di legge, ha garantito finora, in qualche modo, l’esercizio della Professione Medica e la tutela della salute della collettività.
Inoltre, ove si determinasse una così drastica modifica dei più antico Codice deontologico, nonché modello di riferimento per altre Professioni, si potrebbe creare un precedente poco felice anche per tutti gli altri Codici che nel tempo si sono ispirati al CDM.
Nell’era moderna il CDM è in costante aggiornamento da circa 120 anni con un lungo salto determinato dai due eventi bellici mondiali e dal fascismo, questo significa che il CDM deve continuare ad essere aggiornato, ma ponendo attenzione ad evitare una direzione nichilista che minaccerebbe le basi stesse del Codice, in luogo di continuare invece nel rispetto di una lunga e sana tradizione caratterizzata da spiccata sensibilità etica e deontologica, le quali si sono sempre uniformate ai progressi della conoscenza in Medicina e al delicato e prezioso esercizio della Professione medica nell’interesse esclusivo delle persone.

Se si esce dal solco ippocratico, eliminando l’autonomia e l’indipendenza del medico, non si vede chi possa farsi carico del principio di responsabilità degli atti relativi alle cure di cui necessitano i cittadini, proprio in una fase storica in cui esistono pressioni sulla Medicina da parte di interessi estranei alla stessa.
Tuttavia, ove si confermasse quanto annunciato dal Presidente della Federazione, attendo umilmente di vederne i risultati, che saranno valutati in ragione delle garanzie che ai cittadini non possono essere negate, in ordine alla tutela della loro Salute.

Rispetto al sentimento dei medici, è difficile nascondere altresì la paura che si possa accentuare l’attuale crisi della Medicina ed l’ulteriore crollo delle “vocazioni” ad esercitare la Professione medica. Forse perché i medici si potrebbero sentire sempre più allontanati dai principi e dai valori del loro Codice deontologico e in balia della burocrazia in mano alla politica.
Se questo è vero, è anche vero che, eliminando i precetti cardine del CDM e imponendo unicamente Leggi nazionali e regionali, più contratti e convenzioni come riferimento, ai medici potrebbe rimanere la triste sorte di perdere anche la speranza di avere un Codice di comportamento professionale scritto da “colleghi” in perfetta armonia con il Giuramento di Ippocrate.
Sembra quasi doveroso chiedersi anche come potrebbero essere accettate delle regole di comportamento che in realtà, avendo “alterato” la Deontologia a sole norme di Legge, dovranno unicamente avere a riferimento i poteri legislativi, i quali per loro natura non conoscono cosa significhi realmente, nell’intimo del vissuto professionale, “essere medico”.

Il Presidente della FNOMCeO ha anche anticipato, se ho ben capito, che intende istituire in un prossimo futuro una Consulta deontologica ad hoc per realizzare il progetto che ha annunciato, attendiamo con molta curiosità e, sia consentita, anche con qualche preoccupazione, ma sempre nel rispetto dovuto, considerando il ruolo e l’autorità del Presidente in questione. Di fatto sembra di intuire che ci si prepari ad una sorta di “Costituente storica” per la realizzazione di un nuovo CDM seguendo un percorso speciale. In merito non nutro alcun dubbio circa le buone intenzioni, ma confesso di averne sui risultati attesi.

Giuseppe Lavra

Già Presidente dell’Ordine dei Medici di Roma
Già componente della Consulta Deontologica Nazionale

Roma, 5 dicembre 2022

5 commenti su “GIUSEPPE LAVRA: “I miei dubbi su un nuovo Codice Deontologico Medico che, violando il Giuramento di Ippocrate, imporrebbe ai medici l’obbligo di praticare i vaccini anti Covid-19”

  1. Carissimo Giuseppe, che gioia leggerti. Ho avuto il piacere di ascoltarti durante le nostre videoconferenze. Sono felicissima che Magdi ti abbia assegnato lo spazio dedicato alla medicina. Abbiamo bisogno di persone come te, della tua esperienza, della tua umanità e del tuo sapere. Scienza e Coscienza costituiscono il baluardo contro la degenerazione della professione medica. Grazie di cuore per il tuo prezioso contributo.

  2. La conseguenza più deleteria della criminale gestione della procurata pandemia di Covid-19, dopo i morti e gli ammalati per i cosiddetti “effetti avversi”, è il discredito in cui è precipitata la categoria dei medici, per avere in modo flagrante tradito il “Giuramento di Ippocrate”, che li impegna ad assistere e curare i malati secondo “scienza e coscienza”. Il nostro amico intellettualmente onesto Giuseppe Lavra sottolinea il venir meno della dimensione dei valori, la sostituzione della deontologia medica con le imposizioni politiche. Grazie Giuseppe per una riflessione doverosa e coraggiosa.

    1. Grazie Giuseppe per questa tua riflessione. La politica, come un sopvrano assoluto e dispotico, quanto più si allontana dalla realtà della gente, tanto più è ad essa indifferente, tanto più vuole imporre i suoi dettami, anche in campi non di sua competenza. La politica eterodiretta, che risponde alla finanza internazionale e non ai suoi elettori, ci ha già dal 2017 svenduto tutti come cavie, senza neppure domandarci il nostro parere di popolo. E ora il passo successivo sembra proprio non voler considerare più nemmeno il parere dei medici. Solamente coloro che come te sentono, nel proprio vissuto che si fa tutt’uno con la propria professionalità, il vero significato dell’essere medico, potranno porre argine a questa deriva.

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