FILIPPO CICCIÙ: “Violenta repressione delle proteste in Iran. Impiccato un giovane di 23 anni «nemico di Allah». I “Guardiani della Rivoluzione” sparano al volto, al seno e ai genitali”

Ansa, 8 dicembre 2022 – È stato impiccato ieri all’alba a poco più di un mese dalla condanna a morte. Mohsen Shekari, di 23 anni, era stato arrestato per aver partecipato alle proteste anti governative che scuotono l’Iran da quasi tre mesi.
È stato ritenuto colpevole di «inimicizia contro Allah», per «aver bloccato una strada, aver estratto un’arma con l’intenzione di uccidere e avere ferito intenzionalmente un ufficiale durante il servizio».
I fatti risalgono alla fine di settembre, quando da pochi giorni erano esplose le dimostrazioni per Mahsa Amini, la 22enne di origine curda morta per le bastonate alla testa mentre era in custodia della “Polizia morale” perché non indossava il velo in modo corretto.
I familiari del ragazzo, che avevano presentato appello contro la sentenza di morte, hanno saputo che la condanna era stata eseguita mentre attendevano sue notizie fuori dal carcere dove era detenuto. Il corpo, ha fatto sapere lo zio, non è stato consegnato ai parenti.

Quella di Shekari è la prima esecuzione di un manifestante di cui si è avuta notizia, anche se alcuni attivisti ritengono che ve ne siano già state altre e che altre 11 persone sono state condannate a morte, tra cui Fahimeh Karimi, allenatrice di pallavolo e madre di tre bambini piccoli.
La magistratura iraniana ha confermato nei giorni scorsi la pena capitale per cinque persone, per avere per aver ucciso a pugnalate un membro delle forze paramilitari Basij il 3 novembre a Karaj, durante duri scontri tra manifestanti e forze dell’ordine.

«Corriamo il rischio di avere esecuzioni di manifestanti ogni giorno», ha detto Mahmood Amiry-Moghaddam, direttore della Ong “Iran Human Rights” con sede ad Oslo, chiedendo iniziative a livello internazionale.

Anche Amnesty International ha lanciato un appello affinché le autorità iraniane pongano «immediatamente fine alle esecuzioni previste e smettano di utilizzare la pena di morte come uno strumento per la repressione politica contro i manifestanti». Secondo l’Ong, il giovane è stato condannato in un «processo farsa, esageratamente iniquo», mentre la magistratura iraniana ha fatto sapere che la sentenza è arrivata dopo che il ragazzo aveva ammesso i suoi crimini in tribunale. Una «confessione», che secondo gli attivisti, e i media dissidenti con sede all’estero, è stata forzata, dal momento che i video in cui il giovane ammette le sue colpe, diffusi da canali televisivi legati alle “Guardie della Rivoluzione”, lo ritraggono con il volto tumefatto. 
Le proteste, in corso da settembre, sono continuate anche oggi, seppure in poche città, ma si erano invece intensificate nei giorni scorsi trovando ancora una dura reazione da parte delle forze di sicurezza. Gli agenti reprimono le manifestazioni anche sparando da distanza ravvicinata alle donne e colpendole al volto, agli occhi, al seno e ai genitali.
Lo hanno denunciato al Guardian medici iraniani di varie città del Paese che trattano i feriti in segreto per evitare l’arresto: raccontano di essere ormai traumatizzati dai corpi delle donne che vedono arrivare.

«Nel contrastare le rivolte, l’Iran ha mostrato la massima moderazione e, a differenza di molti regimi occidentali che diffamano e reprimono violentemente anche i manifestanti pacifici, l’Iran ha impiegato metodi antisommossa proporzionati e standard. Lo stesso vale per il processo giudiziario: moderazione e proporzionalità», ha affermato il ministero degli Esteri, respingendo «l’ipocrita paternale» da parte dell’Occidente.

Il 5 dicembre, in una dichiarazione delle “Guardie della Rivoluzione iraniana”, si legge che «il corpo paramilitare dei “Basij”, la Polizia e le Forze di sicurezza non esiteranno a fronteggiare duramente i rivoltosi, i criminali armati e i terroristi che sono stati assoldati dai nemici».

«Dopo la sconfitta della nuova sedizione, creata dai nemici, il sistema sacro della Repubblica islamica continuerà con forza a realizzare la sua causa e sconfiggerà il fronte unito dei nemici», si legge nella dichiarazione.

Secondo i dati dell’agenzia degli attivisti dei diritti umani iraniani Hrana, da quando le dimostrazioni sono iniziate, negli scontri hanno perso la vita almeno 471 persone, tra cui 64 minori e 61 membri delle forze di sicurezza, mentre gli arrestati sono oltre 18mila.

Lo sciopero è stato attuato nella capitale Teheran ma anche a Sanandaj, Isfahan, Bushehr, Shiraz, Kerman, Ardebil, Mahabad, Orumiyeh, Kermanshah e altre città. Gli scioperi hanno coinvolto anche autotrasportatori e alcuni lavoratori degli impianti petrolchimici di Mahshahr e delle acciaierie di Isfahan.
Dimostrazioni e boicottaggio delle lezioni si sono visti anche in vari atenei iraniani, a due giorni dal 7 dicembre, quando in Iran si festeggia il “Giorno dello studente” e il presidente Ebrahim Raisi ha in programma di tenere un discorso in una una delle università del Paese.

«I rivoltosi, condannati a morte per “Muharebeh” o “Fesad fel arz” (“Guerra contro Allah” e “Corruzione sulla Terra”), saranno impiccati presto»: lo ha detto il capo della magistratura iraniana Gholamhossein Ejei, secondo quanto riporta l’Irna, riferendosi a un gruppo di persone arrestate durante proteste dopo la morte di Mahsa Amini.
«Sono state emesse anche alcune altre sentenze di reclusione a lungo termine», ha aggiunto avvertendo che coloro che provocano la rivolta popolare o incoraggiano altri a scioperare, saranno presto convocati.

https://www.ansa.it/sito/notizie/mondo/2022/12/08/iran-spari-ai-genitali-e-al-seno-delle-manifestanti.-eseguita-condanna-per-uno-studente-_34413cf3-4eba-40f6-8f2c-b00220d22a0f.html

https://www.ansa.it/sito/notizie/mondo/mediooriente/2022/12/05/iran-pugno-di-ferro-contro-nuova-ondata-di-proteste_c24e5580-46ac-4221-bb6a-aa232aa38445.html

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