IL PENSIERO di GIORGIO BONGIORNO: “Essere al verde”

IL PENSIERO di GIORGIO BONGIORNO: “Essere al verde”

E sull’origine di questa “combinazione usuale” esistono teorie o narrazioni diverse di cui le più verosimili sono queste

  • L’una parla di aste pubbliche del Magistrato del Sale in quel di Firenze dove venivano usate come segnatempo delle lunghe candele di sego tinte di verde all’estremità inferiore. Quando la candela arrivava al verde, l’asta si chiudeva.
  • L’altra si riferisce alle osterie in cui le candele erano pure fornite con un calice verde all’estremità inferiore cosicché quando lo stoppino galleggiava nella cera verde, era tempo per l’oste di cambiare e quindi di addebitare la candela ai commensali o ai giocatori.
  • L’altra ancora proviene da un’usanza medioevale per cui veniva accesa una lanterna verde quando era pronto il cibo per una particolare categoria di poveri (i vergognosi) diventati poveri non dalla nascita ma attraverso particolari vicissitudini della propria esistenza. Ciò permetteva loro di entrare nei locali di beneficienza in modo silenzioso e discreto con una alta probabilità di non essere visti.
  • Una diversa teoria ipotizza che sempre nel Medioevo si facesse portare ai falliti un berretto verde in segno di pubblico ludibrio

Strano il destino di un colore: se il verde è il colore per antonomasia della speranza, essere, restare o trovarsi al verde significa tutt’altro: rimanere senza un soldo, essere ridotti in miseria. La locuzione deriverebbe dall’antica consuetudine di dipingere di verde il fondo dei ceri o delle candele: quindi una candela arrivata al verde era una candela ormai completamente consumata.
Vedremo come molte espressioni usuali come questa sono legate come questa a situazioni economiche delle persone che non potevano, per varie ragioni, onorare il loro debito.

Esempi: Si andava dalla pena di morte all’agogna pubblica

Andare a ramengo

Andare di ….

eccetera

 

Verde è anche la sala dello storico e prestigioso Caffè Pedrocchi a Padova, dove per antica tradizione chiunque poteva accomodarsi senza consumare. Usanza in voga ancora oggi, soprattutto fra gli studenti universitari, che vi si recano per studiare, ai quali viene offerto gratuitamente il caffè americano. Se poi portano un 30 e lode sul libretto hanno diritto, sempre gratis, al tipico aperitivo p31, rigorosamente verde. Tutto sancito ufficialmente nel sito internet dell’Università degli studi di Padova. Ma verde è anche il panno dei tavoli da gioco e quando finiscono le fiche o i soldi è il colore che prepotentemente affiora e riempie gli occhi dei perdenti che hanno visto sparire lo sfavillio delle loro monete messe in posta.

In Emilia-Romagna l’essere al verde deriva dall’aver consumato tutta la rossa polpa del cocomero ed essere arrivati alla buccia, di colore verde appunto. Un modo semplice per dire che non c’è altro da spolpare.

Verdi erano anche le prime cambiali, con le quali si prometteva il pagamento quando si erano finiti i soldi.

Ed infine una origine “patriottica”. Qualcuno, infatti, fa risalire la derivazione dell’espressione “essere al verde” alla bandiera italiana consumata durante la battaglia. Le rappresentazioni pittoriche degli scontri armati spesso raffiguravano bandiere ridotte a brandelli e mancanti delle parti più esterne, cioè delle fasce bianca e rossa.

Tante, probabili e incerte dunque le possibili derivazioni di questa espressione, quello che è certissimo invece è che è meglio non “essere mai al verde”.

Leonilde Gambetti

https://www.studiocorvi.net/perche-si-dice-essere-al-verde-2

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