Derivante dalla locuzione latina “Una hirundo non facit ver”, tradotta in “Una rondine non fa primavera”, questo proverbio molto popolare viene spesso utilizzato come monito, sia per evidenziare che l’apparire di una rondine nel cielo non deve far dedurre che la primavera sia arrivata; sia, in senso più generale, che un evento isolato, non è sufficiente per tirare le conclusioni.
Le rondini infatti sopraggiungono generalmente in grandi stormi, segnando l’arrivo della stagione primaverile. Se invece osserviamo una sola rondine volare nel cielo, significa che probabilmente ha perso la cognizione spazio-temporale e si è quindi persa. Dunque la presenza di un solo uccello non è significativa per confermare il passaggio da una stagione all’altra.
Il proverbio compare nella celebre opera “Etica Nicomachea” di Aristotele, in cui il filosofo spiega “come una rondine non fa primavera, né la fa un solo giorno di sole, così un solo giorno o un breve spazio di tempo non fanno felice nessuno”, vale a dire che, proprio come una rondine non determina l’arrivo della primavera, così neppure un bello ma sporadico evento indica l’inizio di un periodo favorevole.
Aristofane ne “Gli uccelli” riprende poi il pensiero aggiungendo che “C’è bisogno di molte rondini”; e ancora Sofocle, in “Antigone”, fa un esempio similare scrivendo che “non esiste una città abitata da un solo uomo” e infine Erasmo nella raccolta di proverbi “Adagi”, generalizza ancora il concetto del proverbio paragonandolo alle buone azioni, le quali, se compiute raramente, non sono sufficienti per far ritenere buono un uomo.
Foto di copertina: Divagazioni polirematiche (da fonti web)