MAGDI CRISTIANO ALLAM: “Messina Denaro è stato l’intermediario tra politici e imprenditori e tra i sicari. Chi comanda nella Mafia è al vertice dello Stato dove scorre il fiume di denaro pubblico”

Matteo Messina Denaro è stato l’intermediario tra, da un lato, politici e imprenditori, e, dall’altro, i sicari. Questa realtà è sostanzialmente simile a quella di Massimo Carminati che, pur provenendo dalle fila del terrorismo neofascista, si è poi riconvertito a capo di una organizzazione mafiosa romana ed è emerso nel 2014 come il protagonista della vicenda criminale nota come “Mafia Capitale”.

La Procura di Roma evidenziò che la capitale d’Italia è gestita da una rete che associa criminalità organizzata, partiti politici di destra, centro e sinistra, burocrati e imprenditori.
“Mondo di mezzo” è il nome in codice dato dalla Magistratura all’operazione che ha evidenziato la realtà di Roma come “Mafia Capitale”. Dalle indagini è emerso che la capitale d’Italia è stata gestita da un’associazione di stampo mafioso che ha fatto affari con imprenditori collusi, con dirigenti di municipalizzate, esponenti politici di tutti i partiti, per il controllo delle attività economiche in città e per la conquista degli appalti pubblici.
C’è un’intercettazione che spiega il senso dell’organizzazione mafiosa messa su da Massimo Carminati e ha dato il nome all’indagine. «L’intercettazione per noi più significativa è questa – spiegò Giuseppe Pignatone, Procuratore capo di Roma – quando Carminati parlando con il suo braccio destro militare, Riccardo Brugia, gli dice “E’ la teoria del Mondo di mezzo, ci sono i vivi sopra e i morti sotto e noi in mezzo. C’è un mondo in cui tutti si incontrano, il Mondo di mezzo è quello dove è anche possibile che io mi trovi a cena con un politico…”. Carminati parla col “Mondo di sopra”, quello della politica e col “Mondo di sotto”, quello criminale, e si mette al servizio del primo avvalendosi del secondo al servizio del primo. La caratteristica principale di questa organizzazione sta nei suoi rapporti con la politica e nel fatto che alterna la corruzione alla violenza, preferendo la prima perché fa meno clamore».

In particolare lo sfruttamento del giro d’affari legato all’accoglienza dei cosiddetti “migranti” da parte dell’organizzazione criminale di Carminati, è emblematica della collusione degli alti vertici dello Stato. Salvatore Buzzi, braccio operativo di Carminati, era presidente di un importante consorzio di cooperative legate alla LegaCoop, le “cooperative rosse”. Parlando a un complice disse: «Tu c’hai idea quanto ce guadagno sugli immigrati, eh? Il traffico di droga rende di meno».
A consentire l’attività criminale della coppia Carminati-Buzzi, era stato Luca Odevaine, membro del “Tavolo di coordinamento nazionale” del Ministero dell’Interno, ex direttore di Gabinetto del sindaco Walter Veltroni, ex capo della Polizia provinciale e Protezione civile con il Sindaco Nicola Zingaretti.
Il Gip (Giudice per le indagini preliminari) Flavia Costantini disse che era emerso «un trait-union tra mondi apparentemente inconciliabili, quello del crimine, quello della alta finanza, quello della politica».

Lo stesso schema lo ritroviamo nell’attività criminosa di Messina Denaro. Carminati fu arrestato nel dicembre 2014 nell’ambito dell’inchiesta Mafia Capitale e condannato in appello nel 2018 a 14 anni e sei mesi di reclusione. La condanna è stata poi annullata in Cassazione. Il 16 giugno 2020, dopo appena cinque anni e sette mesi di detenzione, Carminati è stato rilasciato per scadenza dei termini di custodia cautelare.

È possibile che anche con Messina Denaro la pena sarà ridotta. Essendo “Terra di mezzo”, difficilmente chi appartiene alla “Terra di sopra”, politici, imprenditori e magistrati, lo abbandoneranno, con il rischio che svuoti il sacco. Lui li ha tranquillizzati sostenendo che non intende in alcun modo “collaborare” con la Magistratura, ovvero svelare i nomi dei suoi complici e i misteri sulle stragi di cui è stato artefice, ispiratore o testimone. L’essere malato oncologico che necessita di cure ospedaliere, agevolerà la possibilità di un suo rilascio anticipato.

Il fatto più rilevante delle vicende parallele di Carminati e di Messina Denaro, pur in contesti diversi, è che il marcio si annida innanzitutto ai vertici dello Stato, che chi veramente comanda la Mafia è presente e radicato ai vertici dello Stato, là dove scorre il fiume del denaro pubblico.
La realtà di questo Stato marcio e collassato ci conferma che dobbiamo promuovere un nuovo modello di Stato fondato sul primato del bene dei cittadini, non più uno Stato che sfrutta i cittadini.

Andiamo avanti a testa alta e con la schiena dritta, forti di verità e con il coraggio della libertà. Con l’aiuto del Signore insieme ce la faremo a far rinascere la nostra civiltà, salvare gli italiani, riscattare l’Italia.

Magdi Cristiano Allam
Fondatore e Presidente della Comunità «Casa della Civiltà»

Mercoledì 18 gennaio 2023

1 commento su “MAGDI CRISTIANO ALLAM: “Messina Denaro è stato l’intermediario tra politici e imprenditori e tra i sicari. Chi comanda nella Mafia è al vertice dello Stato dove scorre il fiume di denaro pubblico”

  1. Sarebbe bello se il marcio si annidasse solo o prevalentemente ai vertici dello Stato. Il vero è che la Società è marcia, corrotta, priva di valori etici, morali. Qui però mi riferisco a coloro che rivestono cariche politiche che permettono loro di corrompere e arricchirsi in modo tanto enorme e sfacciato quanto schifoso. Io sono convinto che lo Stato ha i mezzi per annientare i delinquenti , ristabilire ordine e legalità. Nel mio piccolo credo di fare qualcosa tenendomi informato e sostenendo la parte politica che mi da più fiducia per un cambiamento della società, un nuovo indirizzo verso valori di onestà e rispetto dei diritti di ciascuno; una classe dirigente che al primo posto metta la dignità della persona e la gestione corretta della cosa pubblica.

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