PAOLA ZACCONE: “L’aiuto alle disabilità nella scuola tra carenza di personale specializzato, difficoltà a “certificare” la diagnosi, tendenza dei genitori a non riconoscere il problema”

La disabilità nelle scuole: un problema che, da sempre, si cerca di risolvere. In Italia esiste una Legge che garantisce il supporto negli Istituti scolastici, ma, talvolta non la si riesce ad applicare. Per molteplici cause, tra cui la difficoltà a reperire personale adeguatamente formato. Di conseguenza, alcuni posti rimangono scoperti.

A parte queste considerazioni, desidero soffermarmi su un aspetto della disabilità. Un aspetto che mi tocca maggiormente da vicino. I bambini che presentano problematiche relazionali, comportamentali, cognitive ed altro, necessitano della cosiddetta “certificazione” per poter usufruire del sostegno scolastico. Tale certificazione comporta la visita da parte di uno specialista (come, ad esempio, un neuropsichiatra infantile) che ne accerti le difficoltà psichiche o comportamentali, al fine di ottenere la certificazione e l’insegnante di sostegno. Questa procedura, solitamente, è di regola nelle Scuole dell’Infanzia e nelle Primarie, poiché in queste fasce di età è più accentuata la mancanza di alcune competenze cognitive e comportamentali-relazionali. Ma tutto questo avviene solo se sono i genitori ad acconsentire a seguire questo percorso.

Nei nidi d’infanzia, invece, il percorso si presenta più ostico. L’iter è più lungo e difficilmente si arriva ad avere la certificazione. Le motivazioni sono diverse: le problematiche che si presentano, data l’età, non sempre sono facili da diagnosticare, se non in certi contesti. In più, vi è un muro da parte dei genitori, seppur comprensibile, i quali non riconoscono o non vogliono riconoscere i limiti e le carenze cognitive dei loro bambini. Gli educatori si avvalgono di schede d’osservazione dove monitorano le fasi di crescita psico-motoria, comportamentale-relazionale. Tuttavia, questo non è sufficiente a far comprendere al genitore che un intervento precoce può arginare e migliorare i problemi del figlio. Tutto questo comporta un ostacolo insormontabile per un’eventuale certificazione.

Il carico emotivo e di responsabilità che gli educatori si trovano ad affrontare quotidianamente va ad aggravare le routine e le attività del gruppo ed ancora di più l’incolumità del bimbo stesso e sei suoi pari. Responsabilità che, purtroppo, permarranno sino a quando non cambierà questo iter. Una valida soluzione sarebbe sensibilizzare ulteriormente le famiglie e predisporre non solo un’equipe interna di esperti che possa supportare le difficoltà del figlio, ma anche una similare equipe di supporto nei nidi d’infanzia e nelle scuole.

Paola Zaccone

erazioni, desidero soffermarmi su un aspetto della disabilità. Un aspetto che mi tocca maggiormente da vicino. I bambini che presentano problematiche relazionali, comportamentali, cognitive ed altro, necessitano della cosiddetta “certificazione” per poter usufruire del sostegno scolastico. Tale certificazione comporta la visita da parte di uno specialista (come, ad esempio, un neuropsichiatra infantile) che ne accerti le difficoltà psichiche o comportamentali, al fine di ottenere la certificazione e l’insegnante di sostegno. Questa procedura, solitamente, è di regola nelle Scuole dell’Infanzia e nelle Primarie, poiché in queste fasce di età è più accentuata la mancanza di alcune competenze cognitive e comportamentali-relazionali. Ma tutto questo avviene solo se sono i genitori ad acconsentire a seguire questo percorso.

Nei nidi d’infanzia, invece, il percorso si presenta più ostico. L’iter è più lungo e difficilmente si arriva ad avere la certificazione. Le motivazioni sono diverse: le problematiche che si presentano, data l’età,  non sempre sono facili da diagnosticare, se non in certi contesti. In più, vi è un muro da parte dei genitori, seppur comprensibile, i quali non riconoscono o non vogliono riconoscere i limiti e le carenze cognitive dei loro bambini. Gli educatori si avvalgono di schede d’osservazione dove monitorano le fasi di crescita psico-motoria, comportamentale-relazionale. Tuttavia, questo non è sufficiente a far comprendere al genitore che un intervento precoce può arginare e migliorare i problemi del figlio. 

Tutto questo comporta un ostacolo insormontabile per un’eventuale certificazione. 

Il carico emotivo e di responsabilità c he gli educatori si trovano ad affrontare quotidianamente va ad aggravare le routine e le attività del gruppo ed ancora di più l’incolumità del bimbo stesso e sei suoi pari. Responsabilità che, purtroppo, permarranno sino a quando non cambierà questo iter. Una valida soluzione sarebbe sensibilizzare ulteriormente le famiglie e predisporre non solo un’equipe interna di esperti che possa supportare le difficoltà del  figlio, ma anche una similare equipe di supporto nei nidi d’infanzia e nelle scuole. 

1 commento su “PAOLA ZACCONE: “L’aiuto alle disabilità nella scuola tra carenza di personale specializzato, difficoltà a “certificare” la diagnosi, tendenza dei genitori a non riconoscere il problema”

  1. Interessante analisi sulle disabilità di bambini in età scolare. Per esperienza posso affermare che nella maggioranza delle famiglie anche la lieve disabilità del figlio è vissuta come una colpa, di cui vergognarsi.
    Forse all’evidenza della disabilità, ripeto anche lievissima, non dovrebbero essere gli insegnanti a parlare con i genitori, ma direttamente uno psicologo. Il tempo è prezioso per il bambino e non tutti sono in grado di capirlo.

Lascia un commento

error: Questo contenuto è protetto