PAOLA ZACCONE: “Elena Gianini Belotti ha posto le basi dell’educazione all’emancipazione culturale delle bambine senza negare il loro ruolo sociale di madri”

In questi giorni di festa, il mio pensiero è andato ad una delle più eminenti figure della pedagogia nostrana. Una protagonista del mondo femminile che purtroppo si è spenta alla vigilia di Natale, lasciando un vuoto incolmabile per coloro, come me, per i quali la sua missione ha rappresentato un modello di vita che prevaricava i tempi.

Elena Gianini Belotti era tutto questo. Nata il 2 dicembre del 1929, a Roma, da una famiglia di origine bergamasca, si diploma alla scuola assistenti d’infanzia Montessori, all’epoca Scuola privata. Per molti anni, insegna la pratica montessoriana dell’osservazione e degli interventi educativi, partecipando, negli anni Sessanta, alla formazione del centro Montessoriano nascite. In questo centro, le gestanti venivano preparate psicologicamente e praticamente al compito di madri, nel rispetto dell’individualità del bambino.

Da queste esperienze in ambito educativo, trae l’ispirazione per il suo primo libro, “Dalla parte delle bambine (1973, tradotto in 15 lingue), nel quale l’autrice rimarca l’influenza dei condizionamenti sociali e culturali nella formazione del ruolo femminile nei primi anni di vita. In particolare, analizza la differenza di carattere fra maschi e femmine come frutto di una differenziazione dei sessi operata fin dalla prima infanzia, ancor prima della nascita effettiva dell’individuo. I concetti di femminilità e di mascolinità che ci vengono presentati come caratteristiche innate e istintive degli individui, sarebbero, in realtà “fabbricate” dall’ambiente culturale in cui si è immersi.
Un’eredità che ci fa comprendere di come la bambina che diviene donna, malgrado le discriminazioni e tutte le conquiste fatte, non abbia consapevolezza della propria oppressione.

Dopo il grande successo di “Dalla parte delle bambine”, Elena Guarini Belotti scrisse altri libri, come “Prima le donne e i bambini”, nel 1980, sempre sul tema dei condizionamenti sociali di genere, E “Pimpì oselì”, del 1995, nel quale tratteggiò la vita quotidiana infantile nelle valli bergamasche e nelle borgate romane durante il periodo fascista, vista con gli occhi di una bambina, ponendo l’accento sulla durezza della povertà e sulla separazione di genere.
La capacità di toccare temi molto delicati come il sesso ed il femminismo, hanno fatto di Elena Guarini Belotti una pioniera dell’educazione, una pedagogista dalla visione futuristica, in grado di mettere il bambino al centro dell’educazione attraverso un pensiero pedagogico ancora oggi attuale.

Paola Zaccone

4 gennaio 2023

2 commenti su “PAOLA ZACCONE: “Elena Gianini Belotti ha posto le basi dell’educazione all’emancipazione culturale delle bambine senza negare il loro ruolo sociale di madri”

  1. Viviamo nell’epoca della catalogazione. Registriamo ogni pensiero, avvenimento, idea, e lo conserviamo in una cartella mnemonica, alla stregua di ciò che compiamo con il nostro PC. E, come nel nostro PC, all’interno di una cartella, sovente, inseriamo file, immagini, testi, video che – per incomprensione od altro – non riusciamo a catalogare in cartelle personali. Il risultato è di definire nello stesso determinato modo, idee, pensieri, avvenimenti a volte anche contrari tra loro. Ciò che accade con la definizione di No-Vax ne è un esempio. Per il mainstream, no-vax è anche il vaccinato che nutre dubbi sull’efficacia del vaccino; No-Vax è la persona che crede nell’efficacia del vaccino ma non nella sincerità di Anthony Fauci e di Big Pharma; No-Vax è colui che vorrebbe conoscere il numero di decessi effettivi legati al Covid. Un modello, questo, mutuato per la guerra russo-ucraina e che ritorna efficace anche per portare avanti le teorie sulla fluidità sessuale. A farne le spese, purtroppo, sono i pionieri della pedagogia montessoriana che, probabilmente, vedranno i loro studi – lontani anche cronologicamente da teorie gender di vario tipo – assorbiti in un ipotetico catalogo del tutto estraneo alle loro verità.

  2. La frase -I concetti di femminilità e di mascolinità che ci vengono presentati come caratteristiche innate e istintivi degli individui, sarebbero, in realtà “fabbricate” dall’ambiente culturale in cui si è immersi.- non è la stessa espressa dai propagatori delle teorie gender?

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