MICAELA CAPPELLINI: “L’Unione Europa paragona le stalle alle fabbriche e ci ordina di chiuderle perché inquinano. Il Governo italiano è contrario ma è costretto a sottomettersi alla dittatura eurocratica”

Cari amici, dobbiamo all’Unione Europa la perdita della nostra sovranità alimentare, costringendo al fallimento i nostri coltivatori e le nostre imprese dopo averli foraggiati di sussidi e messi fuori mercato. Le aziende di allevamento di bovini 30 anni fa erano 180 mila e ne sono rimaste 36 mila, con una perdita dell’80%. Ora l’Unione Europa ci vuole impartire il colpo di grazia.

Vi invitiamo a leggere l’articolo scritto da Micaela Cappellini e pubblicato su Il Sole 24 Ore il 16 marzo 2023.

L’Italia esce sconfitta dal Consiglio dei ministri Ue sulla nuova direttiva contro le emissioni. I 27 a Bruxelles hanno infatti trovato un accordo di compromesso sul testo che per la prima volta copre anche gli allevamenti. L’intesa è stata raggiunta con Danimarca, Finlandia, Irlanda, Lussemburgo e Paesi Bassi che hanno accettato il compromesso chiedendo di mettere a verbale il loro disaccordo rispetto a soglie per gli allevamenti «che hanno ridotto di molto le ambizioni ambientali della direttiva». La Bulgaria si è astenuta, la Polonia ha dichiarato che non è disposta ad accettare ulteriori concessioni sull’allevamento e la Francia ha scelto alla fine di appoggiare il testo.

L’Italia, invece, ha detto no: «Non possiamo accogliere il testo – ha detto il ministro dell’Ambiente e della sicurezza energetica Gilberto Pichetto Fratin – perché le soglie per i bovini sono per noi inaccettabili».
D’accordo con questa posizione anche il ministro dell’Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste, Francesco Lollobrigida: «Le soglie indicate per i bovini rischiano di portare alla desertificazione di un settore produttivo primario in Europa. Queste iniziative basate su scelte ideologiche rischiano di portare aumenti dei costi di allevamento, a vantaggio della concorrenza dei Paesi extra-Ue che non avranno gli stessi vincoli».

Compatte dietro il no italiano tutte le associazioni agricole del Paese. «Il voto di oggi al Consiglio della Ue non va nella direzione auspicata – ha detto il presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti – lavoreremo insieme al Parlamento europeo e al Copa Cogeca affinché, nella fase di discussione, riesca a modificare l’orientamento generale e arrivare a una decisione finale favorevole per le imprese e per il settore degli allevamenti».
Il presidente della Coldiretti, Ettore Prandini, definisce la direttiva «ammazza- stalle», perché «equipara gli allevamenti alle fabbriche spingendoli alla chiusura». Se non adeguatamente contrastata, avverte la Coldiretti, la proposta della Commissione «potrebbe portare alla perdita di posti di lavoro con la chiusura di molti allevamenti di dimensioni medio-piccole, minando la sovranità alimentare».
Per il presidente di Fedagripesca, Carlo Piccinini, «la regolamentazione del settore zootecnico attraverso la proposta di direttiva sulle emissioni industriali è eccessiva e ingiustificata. La Commissione si è sempre difesa dalle critiche affermando che solo il 13% delle aziende agricole commerciali europee sarà oggetto della proposta. Invece, prendendo in considerazione i dati più recenti, si passa, in particolare per il pollame, dal 15% al 58% delle aziende agricole dell’Ue interessate e per gli allevamenti di suini dal 18% al 61%».

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