GIORGIO BONGIORNO: “Piccola luna”

O graziosa luna, io mi rammento
Che, or volge l’anno, sovra questo colle
Io venia pien d’angoscia a rimirarti:
E tu pendevi allor su quella selva
Siccome or fai, che tutta la rischiari.
(Giacomo Leopardi)

Piccola luna dei poeti
Sono tuoi i riflessi d’argento
Sopra le nuvole del crepuscolo
Affreschi che brillano per un attimo
Prima del buio letargo della notte
È tuo quel colore limpido
Quel costante malinconico accento
Tu fiaccola remota argentea
Testimone
Ricamata da merletti di umana speranza
Disegni di carezze languide
La antica e mesta solitudine celeste
Fedele compagna
Accompagni l’emozione astrale del sogno
Nella diversa luce delle stagioni
Piccola luna dei poeti
Muta clessidra di una solenne insistente cantilena
Organo di un coro
Eco dello scorrere del tempo
Da sempre
Vegli sovrana sulle passioni dell’anima
Come una madre solerte
Antica nobile custode
Segui timida e paziente
Il loro magico percorso nel cuore
Accarezzi le dolci sensazioni dell’amore
Giochi nell’idillio dei sensi
Assonnati
E ne culli il graduale risveglio
Fino al bagliore diffuso dell’alba
Del giorno dopo
Lampada ardente
Angelico sigillo
Sul filo velato e complice dell’orizzonte terreno

Foto di copertina: “Piccola luna” dal web

1 commento su “GIORGIO BONGIORNO: “Piccola luna”

  1. Una ode alla piccola luna, grande compagna delle nostre notti, un amore lunaire imperituro.
    Eppure in 28 giorni muore, cresce, tramonta e rinasce. Una testimone dei cicli della vita, come i cicli delle donne. Chissà perché un satellite brullo deve essere donna? Forse perché pallida? Forse perché cangiante e mutevole, mobile qual piuma al vento?
    Muta d’accento e di pensier….. ma cosa pensa di noi ora da lassù? come ingannare i poeti? I più maledetti, o gli innamorati, scorgendone le ombre frammiste? Come ringraziarla forse per non farci sentire soli nell’immenso silenzio della coscienza? odi et amo et nullius quaero requiescat.

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