ALESSANDRO VINCI: “Gli esperti smentiscono l’Onu su crescita demografica e cambiamento climatico: la popolazione mondiale nel 2100 non aumenterà a 10,9 miliardi ma calerà a 6 miliardi”

corriere.it, 28 marzo 2023 – L’Onu si sbaglia: nel 2100 gli abitanti della Terra non saranno 10,9 miliardi, ma di gran lunga meno degli 8 miliardi raggiunti a novembre. Questo perché la decrescita della popolazione globale inizierà molto prima rispetto alla fine del secolo, forse già entro i prossimi 30-40 anni.
Ad affermarlo, nei mesi scorsi, l’economista di Hsbc James Pomeroy, preceduto a sua volta dai canadesi Darrell Bricker e John Ibbitson nel libro del 2019 “Il Pianeta vuoto: lo shock del declino della popolazione globale”.
Ora a fornire una nuova stima decisamente al ribasso è stata un’indagine che il gruppo di ricerca di Earth4All, organizzazione internazionale nata dal Club di Roma che riunisce scienziati, pensatori, economisti e autorevoli personalità di molteplici settori, ha curato per la Global Challenges Foundation. Tramite l’impiego di un modello di dinamica dei sistemi messo a punto dagli esperti Jorgen Randers, Ulrich Goluke, David Collste e Sarah Mashhadi è infatti emerso che l’umanità è destinata a toccare un picco di 8,5 miliardi di persone per poi iniziare a contrarsi sensibilmente.

Due possibili scenari
Più nel dettaglio, nel loro studio i ricercatori hanno delineato due possibili scenari (sintetizzati in questo comunicato stampa).
In base al primo, denominato «Too little too late» («Troppo poco troppo tardi»), il Mondo continuerà a svilupparsi economicamente a un ritmo simile a quello degli ultimi cinquant’anni: ciò condurrebbe la popolazione globale a superare la soglia degli 8,5 miliardi intorno al 2050, dopodiché a scendere fino a 7 miliardi nel 2100.
In base al secondo, chiamato «Giant leap» («Salto gigante»), verrebbero invece stanziati investimenti «senza precedenti» per arginare ulteriormente la fame e la povertà. Il che, coniugato con «straordinari cambiamenti politici in materia di sicurezza alimentare ed energetica, disuguaglianza ed equità di genere», se da un lato farebbe raggiungere il picco della natalità già nel 2040, dall’altro anticiperebbe anche il successivo calo demografico, portando così le persone del pianeta ad «appena» 6 miliardi nel 2100: come venticinque anni fa.

Più ricchezza, meno figli
Va da sé che in entrambi i casi a determinare una contrazione tanto significativa sarebbero in primis ragioni di natura economica. Per quanto controintuitivo non è infatti un mistero che sviluppo economico e tasso di crescita della popolazione siano fattori inversamente proporzionali (lo dimostra per esempio il caso dell’Italia, dove il livello di sostituzione di 2,1 figli per donna venne registrato per l’ultima volta nel 1976): «Sappiamo che il rapido sviluppo dei Paesi a basso reddito ha un enorme impatto sui tassi di fertilità – ha spiegato in proposito il professor Per Espen Stoknes, direttore del Centre for Green Growth della Norwegian Business School e a capo del progetto di Earth4All – I tassi di fertilità diminuiscono man mano che le ragazze hanno accesso all’istruzione e man mano le donne hanno potere economico e accesso a una migliore assistenza sanitaria». Naturale quindi che, come confermato dall’italiano Beniamino Callegari, docente del Kristiania University College di Oslo e Bergen, «se i Paesi più poveri adottano politiche di sviluppo economico di successo, possiamo aspettarci che la loro popolazione raggiunga il picco più prima che poi».

Le conseguenze sul clima
Nel report i ricercatori si sono infine soffermati sul rapporto tra crescita della popolazione e impatto delle attività umane sul pianeta. Da questo punto di vista è stato rilevato che «le dimensioni della popolazione non sono il motore principale del superamento dei limiti globali, come il cambiamento climatico. È piuttosto l’impronta materiale estremamente elevata del 10% più ricco del mondo a destabilizzare la Terra». In altri termini – ha illustrato il già citato Jorgen Randers – «il problema principale dell’umanità è il consumo di lusso di carbonio e biosfera, non la popolazione. I luoghi in cui la popolazione sta aumentando più rapidamente hanno impronte ambientali per persona estremamente ridotte rispetto ai luoghi che hanno raggiunto il picco demografico molti decenni fa».

https://www.corriere.it/economia/consumi/23_marzo_28/nel-2100-popolazione-mondiale-potrebbe-scendere-ad-appena-6-miliardi-persone-19a70c96-cd67-11ed-ab8e-1e4a885c119f_amp.html

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