LA POESIA DI GIORGIO BONGIORNO: “Il convoglio del dolore”

E come potevamo noi cantare
con il piede straniero sopra il cuore, fra i morti abbandonati nelle piazze
sull’erba dura di ghiaccio, al lamento
d’agnello dei fanciulli, all’urlo nero della madre che andava incontro al figlio
crocifisso sul palo del telegrafo?
Alle fronde dei salici, per voto, anche le nostre cetre erano appese,
oscillavano lievi al triste vento».
(S. Quasimodo, da Giorno dopo giorno)

Parevano versi del passato
Intensi
Evocativi
Profondi
Un grande dolore della memoria
Ma subito un pensiero
A noi non capiterà più niente di simile
Non ci sarà mai più una guerra
Noi dipingeremo
Indisturbati
Lieti
Il canto eterno delle stagioni
Il grande enigma dell’esistenza
Il miracolo delle gemme
Ci stupiremo come bambini
Dei colori delle farfalle nei giardini
Dei primi virgulti della primavera
Delle distese di spighe prima della raccolta
Dei filari stracolmi di grappoli dorati
Del mormorio del vento sui pendii delle colline
Godremo ancora del profumo delle prime rose
Dell’affetto dei nostri cari
Ecco
Improvvisamente queste immagini
Come spade nell’anima
Convogli militari con carichi spettrali
Interminabili processioni di morte
Che passano sulla strada sotto casa
Commiati mai celebrati
Preghiere lontane che si perdono
Nell’aria buia
Della periferia
Pare di udire singhiozzi lontani
Disperate litanie
Quasi dei lamenti
Poi un rumore sordo di motori
Rompe il silenzio della città tutta
E svanisce adagio
Insieme al mesto convoglio
Laggiù
Oltre il casello dell’autostrada

Foto di copertina: “La strage di Bergamo” dal web

1 commento su “LA POESIA DI GIORGIO BONGIORNO: “Il convoglio del dolore”

  1. Ci ho pensato molto caro Giorgio per scrivere un commento a questa tua poesia.
    Quei camion che portavano le persone assassinate da una criminale gestione della procurata pandemia sono ancora un pugno nello stomaco per tutta Italia ma in misura maggiore per noi bergamaschi.
    Allora piansi lacrime di disperazione per quelle persone decedute sole e abbandonate per una malattia che allora credevo mortale, come ci raccontavano gli scienziatih. Poi è arrivato, grazie a Magdi che già seguivo su FB, il contatto con i membri del gruppo degli Amici di Magdi Cristiano Allam e grazie a loro, soprattutto alle informazioni e spiegazioni di Leonardo Guerra, ed alle riflessioni di Magdi e di Marialuisa, ho cominciato ad aprire gli occhi.
    Ora quelle immagini mi suscitano tanta rabbia nei confronti di quelli che così spietatamente hanno deliberatamente ingenerato il panico nelle persone al fine di manipolarne la mente e sottomettere l’animo.
    Non li perdonerò mai perché non ho sentito nessuno di loro chiedere perdono. Anzi vogliono insabbiare tutto.
    Costoro si sono già prenotati un posto all’inferno, dove meritano di stare.
    Andreina Trapletti
    16 aprile 2023

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