STEFANIA CELENZA: “Ricominciare dai giovani”

Insieme a Cristiano Magdi Allam sono fortemente convinta che ce la faremo a realizzare il miracolo di far rinascere la nostra civiltà, di salvare gli italiani e di riscattare l’Italia. Io ci credo.

Ma, come si sa, oltre che credere, occorre anche agire.

Da qualche parte dobbiamo cominciare. Penso che il primo trampolino di qualsiasi cambiamento sia costitutito dai giovani. I cittadini del domani.

Dobbiamo ricominciare dai giovani.

Allora, in funzione di ciò, osserviamo prima bene qual’è la loro condizione attuale. A questo scopo, ho consultato una amica insegnante, in un liceo fiorentino.

Ho chiesto a lei la fotografia dei suoi allievi, dei giovani di oggi.

Molto saggiamente, Silvia ha esordito riconoscendo che la tecnologia è una forma di progresso irreversibile, a cui è impossibile sottrarsi e da cui è anche impossibile retrocedere. Ha fatto l’esempio di tornare a leggere a lume di candela, chi sarebbe disposto a farlo adesso?

Analogamente, ha ammesso che non sono solo i nostri ragazzi a non potere più fare a meno, per esempio, del cellulare, ma nemmeno noi adulti.

Fatte queste premesse, Silvia afferma “La modalità di fare comunicazione è cambiata e non si è più protagonisti attivi, bensì passivi, di messaggi e di provocazioni che ci arrivano, senza che noi li abbiamo richiesti o voluti, quindi è cambiato nel nostro sistema neurologico, il modo di accogliere l’imput, che non è una risposta ad una nostra richiesta, ma una intrusione, quasi una violazione”

Silvia dice che se, prima, occorreva azionare la nostra volontà per fare qualunque cosa (studio, relazione affettiva), oggi accade che qualcosa di avulso dalla nostra volontà interagisca con noi, così consentendo ad un sistema artificiale ed estraneo di fare sempre più parte integrante della nostra vita. Il messaggio è duplice, naturalmente, vale per gli adulti, ma si osserva molto bene anche e sopratutto sui giovani. La docente ha individuato le caratteristiche del messaggio tipo che perviene ai ragazzi, attraverso i vari dispositivi tecnologici: “velocissimo, frammentato, non verificabile, ovvero non controllabile nell’origine e nella fonte, a volte permette di ripetere l’azione all’infinito”.

Al contrario, Silvia sostiene che l’apprendimento e l’organizzazione logica del nostro cervello si deve strutturare su assimilazioni di tipo esperienziale, dove è contemplato l’errore e la autocorrezione, dove l’investimento temporale serve per “costruire razionalmente conoscenze ed abilità pratiche”. Oggi, con l’ingerenza massiccia delle tecnologie, esistono nuovi metodi e nuovi schemi di memoria. E’ cambiato totalmente il modo di studiare e di ascoltare. “E’uno stare a scuola completamente diverso”. Silvia, insegnante di materie scientifiche, nelle scuole secondarie superiori, ci riferisce che i ragazzi di oggi “non hanno piu’ senso logico/cronologico, capacità immaginative di figure geometriche, hanno solo la preoccupazione del risultato o della risposta esatta, non della correttezza del procedimento; non sviluppano un ricco vocabolario specifico e tanto meno sanno articolare frasi complesse, ma rispondono a parole o monosillabe (tipo messaggi Twitter da 280 caratteri). Tutti gli studenti hanno bassa capacità di attenzione e bassissima di concentrazione, se non è in linea con le loro modalità e gettano la spugna immediatamente, se non piace loro l’argomento o se il testo della domanda/esercizio non è identico a quello che loro hanno già visto o svolto. Manca loro la capacità di organizzarsi in autonomia e in modo intraprendente, ma sono degli ottimi esecutori di istruzioni! peccato che la vita non ha procedure da seguire, ma richiede l’arte dell’improvvisazione!” Nell’osservatorio specifico del comportamento scolastico, Silvia racconta come gli alunni, alla fine di un compito o di una lezione, come prima cosa reclamino subito il proprio cellulare. Questo serve appunto ad astrarli dalla realtà. Infatti, i più ascoltano la musica, indossando le cuffie, che li porta ad un istantaneo isolamento dal mondo e dai loro stessi coetanei. Non sembrano interessati all’esito delle loro prove, non desiderano più condividere emozioni o reazioni, con il resto della classe. L’unico cruccio è sapere di non avere toccato la insufficienza, solo per non dovere affrontare il rimprovero genitoriale. Continua Silvia “Alla ricreazione molti preferiscono rimanere in classe per giocare o scrivere messaggi, l’idea di uscire e relazionarsi con gli altri non è più l’attrattiva principale, a volte devo forzarli per uscire di classe, almeno qualche minuto. Non usano mai il cellulare per imparare o cercare in rete argomenti, non sanno fare confronti fra siti internet contenenti argomenti simili, loro si fidano del primo sito che presenta il motore di ricerca, in genere Wikipedia e non approfondiscono o verificano mai le fonti; non sanno nemmeno cosa vuol dire farlo e non ne capiscono le motivazioni, perché, per loro, se c’è su internet, allora è vero!” Silvia sostiene che i ragazzi hanno totalmente perduto l’uso della ragion critica e della stessa logica ma che hanno sviluppato, al contrario, un confuso senso di presunzione. Peraltro i giovani, oggi, hanno legato la propria autostima al numero di visualizzazioni che ricevono per foto e video. Il loro obiettivo di vita è diventare youtuber, come il soggetto nella foto, convinti così di fare soldi in modo facile. “L’idea di studiare per costruire un percorso di carriera, con ambizioni e desideri, non esiste più, così come è difficile trovare il senso di appartenenza ad una famiglia o ad una proprietà di famiglia, così come continuare o seguire le orme dei propri genitori.”

Paradossalmente, i giovani contemporanei non mostrano più tanta intraprendenza, ne’ desiderio di andare all’estero ed estendere le loro conoscenze. “Si accontentato del loro divano e del loro cellulare, senza manifestare curiosità verso qualcosa che non conoscono. La troppa disponibilità di offerta li fa chiudere in un angolo di confort da cui difficilmente si staccano, lo si vede quando vanno in gita, invece di essere curiosi o intraprendenti, anche nell’escogitare alternative non lecite…si accontentano di stare seduti da qualche parte con il cellulare in mano!”

Silvia conclude raffigurando un grande divario, in progressiva e pericolosa crescita, fra noi adulti ed i nostri giovani, come se camminassimo su due sponde opposte, dice la mia amica, delimitate da un baratro profondo. Per ora, noi adulti riusciamo ancora a comunicare con i giovani, data la distanza, urlando. Quando questa distanza sarà incolmabile non sarà più possibile alcuna forma di comunicazione. Nonostante il quadro disarmante, mi è piaciuta una considerazione di Silvia, riferita all’occasione della verifica, ovvero della prova, del compito, dell’interrogazione, dell’esame a cui sono (ancora) sottoposti a scuola gli studenti. Quel momento “è l’unico che fa capire loro che non si può premere il tasto replay o restart”, ma che “il momento presente è l’unico da vivere!”.

Ecco, è questo che ci spetta. Far capire ai ragazzi che il presente è l’unico momento da vivere, che la vita si vive in presenza, guardandoci e toccandoci, parlando, litigando, cantando, giocando, anche soffrendo, ma nel reale, nell’attimo presente. Dobbiamo rieducare i bambini ed i giovani alla scoperta delle proprie capacità, alla gioia di ottenere un risultato, che sarà più bello, quanta più fatica ci è costato. Dobbiamo tornare ad insegnare il sarificio, l’impegno e lo sforzo. Per esempio, cominciando a dire no, cominciando a proporre qualche rinuncia. Questo è possibile farlo proprio e sopratutto attraverso la Didattica istituzionale. I dispositivi sono già entrati nella didattica, cosicchè i ragazzi sono obbligati ad usarli. I libri di testo cartacei sono sempre più spesso sostituiti dai tablet … i manuali si scaricano in telematico e quello che viene stampato è un foglio volante, che non resta. Dunque se ci aspettiamo un cambiamento nel mondo giovanile, dobbiamo per primi cambiare noi adulti, noi genitori, noi educatori, noi insegnanti. E’ il momento di tirar fuori idee, fantasia, creatività, per recuperare il saper parlare e il saper scrivere, anche usando i nuovi dispositivi e le nuove tecnologie, certamente, ma senza seppellire i metodi di studio tradizionali. Un giorno la settimana senza cellulare, oppure senza internet. Durante tutto l’orario scolastico dovrebbe essere interdetto l’uso del cellulare, da ritirare all’ingresso e riconsegnare all’uscita di scuola. Gli insegnanti potrebbero proporre almeno la lettura di un libro cartaceo e la visione di un film al mese. Potrebbero incentivare, come compito scolastico, l’uso della comunicazione tramite lettera scritta (benissimo anche la mail) e non tramite messaggistica virtuale.

Questo dovrà essere fatto in sinergia con la famiglia, la quale si dovrà impegnare in parallelo alle stesse indicazioni. Per esempio, mai il cellulare a tavola (ivi compresi gli adulti, naturalmente). Un giorno alla settimana a tv spenta.

Sarà un lavoro grande e difficilissimo, non torneremo a leggere al lume di candela, certo, ma noi ritroveremo senz’altro il gusto pieno della realtà e della vita ed i nostri figli l’immensa bellezza della gioventù.

Stefania Celenza

Signa, 13.04.23

1 commento su “STEFANIA CELENZA: “Ricominciare dai giovani”

  1. Carissima Stefania ho apprezzato le considerazioni di Silvia, la tua amica docente in un liceo fiorentino. Grazie per averci proposto un resoconto accurato e ben scritto del vostro dialogo. Il fatto che si parli dei nostri figli quasi fossero abitanti di un altro Pianeta, ci da la misura della distanza valoriale e culturale che sussiste. Personalmente dubito che possano esserci margini per ricomporre un baratro. Non credo nelle soluzioni tecniche all’insegna del compromesso tra l’esperienza del passato e le novità del presente. Senza una solida base di regole comuni non potrà esserci una crescita sana dei giovani e la civile convivenza. Le regole mal si conciliano con le mediazioni. Se è vero che la decadenza della nostra civiltà e la perdizione dei nostri figli avviene nel contesto della dittatura della grande finanza e del globalismo relativista, ebbene il cambiamento necessiterà di un evento traumatico che spazzi via il marciume ideologico e affermi il primato della nostra umanità. Magdi Cristiano Allam

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