L’albero genealogico: la linea delle famiglie che fa la Storia. (Ascolta l’articolo con la voce di PAOLA RAMELLA)

Ascolta l’articolo con la voce di Paola Ramella

Un albero genealogico è la rappresentazione grafica di una famiglia estesa, basata su nomi, date, luoghi e relazioni. L’albero genealogico mostra come gli individui sono collegati tra loro, nelle varie generazioni.
La difficoltà più comune nella ricostruzione dell’albero genealogico è costituita dalla assenza o dalla scarsità di documentazione che mostri (meglio dimostri) come risalire cronologicamente agli antenati.
Nonostante la difficoltà, sono sempre molte le persone che restano affascinate da questa ricerca, perchè la conoscenza dei propri ascendenti più lontani è qualcosa che appartiene alla natura umana, così come la ricerca delle proprie origini.
Infatti, in netta discontinuità con le ideologie che sembrano prevalere oggi, che intendono banalizzare, se non cancellare deltutto, il concetto stesso di paternità e di genitorialità, la comune coscienza resiste nell’atavica e forse istintiva attrazione verso la conoscenza delle proprie origini.
L’esigenza di conoscere la propria storia si presenta in tutti, per un naturale bisogno psicologico. Questo lo si vede distintamente nelle persone che sono state adottate. Quasi tutte desiderano conoscere i primi momenti della loro vita, come e dove sono nati, come erano e chi si prendeva cura di loro. Negli adottati, in particolare durante l’infanzia e l’adolescenza, questo desiderio viene accentuato dalla mancanza di informazioni.
Per questo motivo, la maggior parte di essi sono spinti dalla curiosità di ricercare le loro origini ed i loro genitori naturali. Vogliono avere risposte alle domande esistenziali che connotano, nel profondo, la loro identità: Chi è la mia madre biologica? Chi è mio padre? Queste sono le domande urgenti e prioritarie. Subito dopo segue la curiosità di conoscere la loro storia (intrinsecamente collegata ai motivi del proprio abbandono).
Il medesimo primitivo ed innato bisogno di conoscere le proprie origini, comunque, riguarda tutti, adottati e non. La curiosità di sapere da chi discendiamo, in qualche misura, è connessa con la ricerca e la conferma della propria identità.
E’, dunque, un desiderio antico quello di sapere delle proprie radici. Collocare la propria esistenza in un contesto preciso. Sapere da chi deriviamo, andare laddove non arrivano neppure più i ricordi dei nostri genitori.
Nell’albero genealogico, come una famiglia, vi troviamo nomi sconosciuti, ai quali lostesso ci sentiamo uniti da legami profondi ed impalpabili.
Per questo, volere ottenere l’albero genealogico della propria famiglia è cosa che non passa mai di moda. Nemmeno oggi.
L’albero genealogico è, infatti, l’elenco completo degli antenati, o più specificamente, un grafico utilizzato nella genealogia, per mostrare i rapporti familiari tra individui.
Per definizione, l’albero genealogico è l’elenco completo dei nostri antenati. Ma non va immaginato come una semplice lista di nomi, come un attestato che, dopo la prima orgogliosa soddisfazione per averlo ottenuto, è destinato a prendere la polvere e a ricoprirsi di ragnatele. Lo studio, la scoperta e l’osservazione di un albero genealogico è qualcosa di sorprendente e di straordinario. Ci si rende conto che dietro tutti i singoli nomi della lista ci sono altrettante persone, vicine, vicinissime, lontane e lontanissime, ciascuna con la sua storia da raccontare.
Per questo, un albero genealogico è qualcosa di dinamico: bastano poche settimane perchè qualche suo ramo non sia più corrispondente alla realtà attuale delle cose.
Le sue parti, infatti, sono in continua trasformazione e cosi l’albero medesimo si espande incessantemente nei suoi rami più nuovi, perché accadono continuamente eventi che li modificano e li arricchiscono: c’è sempre qualcuno che si sposa, che si separa, oppure che si risposa, che ha un figlio o che, inevitabilmente, passa a miglior vita. Ma i cambiamenti possono avvenire anche sui rami più vecchi, talvolta addirittura vicino alle radici, e questo accade non a fronte di effettive azioni compiute dagli interessati, che ovviamente non sono più in vita, bensì come effetto di ulteriori ricerche, dalle quali scaturisca qualche ulteriore elemento da inserire (un fratello, un figlio illegittimo o una moglie segreta) o da aggiornare (una data o un luogo di nascita, di matrimonio o di morte).
Ciò perchè un albero genealogico è formato da persone, dalle loro storie, dai loro vissuti. E le storie degli esseri umani superano talvolta qualsiasi fantasia.
Storie, dunque, storie che fanno la storia. Ma non storie di persone isolate, ma di persone in quanto facenti parte di una famiglia. Senza il legame familiare non potrebbe esistere nessun albero genealogico. E’ la famiglia il centro di formazione dei legami parentali, che costruiscono i tasselli della genealogia.
Quando si conduce una ricerca genealogica si scava all’interno delle famiglie.
Nelle indagini storiche, il focus indispensabile è sulla paternità. Occorre partire da chi è figlio di chi. Chi è il padre? Infatti, nei documenti risalenti, fino alla metà del secolo scorso, la paternità era espressa dal prefisso “fu” o “di”, indicativo della paternità, appunto. Sarà impossibile, per i nostri posteri, costruire l’albero genealogico di figli del genitore 1 e del genitore 2…
Al contrario, non certo la numerazione, ma la parentela è elemento fondamentale della conoscenza identitaria.
Con il termine parentela si definisce, infatti, un vincolo costituito da legami biologici, sociali, culturali e giuridici, tra due o più persone, che hanno in comune uno stipite (art. 74 Codice Civile). Stipite significa progenitore comune.
Le figure bibliche di Adamo ed Eva potrebbero essere identificabili come gli stipiti per eccellenza, dai quali discende tutto il genere umano. Da questo punto di vista dovremmo tutti essere parenti fra di noi, avendo questi due progenitori comuni.
Ma le cose, oltre il concetto meramente religioso, non stanno così. La prima cosa da fare, per comprendere correttamente il concetto di parentela, è definirne il grado. Il grado di parentela è un numero, che si calcola, in modo abbastanza semplice. Sono parenti in linea retta le persone di cui l’una discende dall’altra (padre e figlio); in linea collaterale quelle che, pur avendo uno stipite comune, non discendono l’una dall’altra (fratelli).
Nella linea retta si computano altrettanti gradi quante sono le generazioni, escluso lo stipite (art. 75 Codice Civile).
Nella linea collaterale i gradi si computano dalle generazioni, salendo da uno dei parenti, fino allo stipite comune e da questo discendendo all’altro parente, sempre restando escluso lo stipite (art. 76 Codice Civile).
Per la legge italiana, due persone sono considerate parenti se il loro grado di parentela, calcolato con il criterio suddetto, non supera il sesto. Mettere dei confini giuridici al concetto di parentela, in base al grado, è facilmente comprensibile per la esigenza di porre certezza nelle pretese patrimoniali che ne derivano. Pur limitando il concetto di parentela al sesto grado, le liti ereditarie sono ancora, attualmente, quelle che intasano maggiormente le aule dei Tribunali…
Questa identificazione della parentela, come qualsiasi altra norma, serve, dunque, a dare delle regole, per disciplinare determinate situazioni giuridiche.
Ma quando non c’è da disciplinare niente, quando quello che interessa è solo l’aspetto storico e conoscitivo, tale limitazione legislativa non serve più.
Gli alberi genealogici si spingono molto oltre il sesto grado di parentela.
Il fascino dell’albero genealogico è il suo riscoprire le Generazioni ed i loro Percorsi.
I documenti più importanti cui accedere, per la ricognizione dell’albero genealogico, sono, innanzitutto, gli atti che, per secoli, sono stati contenuti negli archivi parrocchiali (battesimo, matrimonio e funerale), oltre a quelli anagrafici dei pubblici registri (certificato di nascita, matrimonio, divorzio e morte). Oltre a questi, vi sono gli atti civilistici notarili, come i testamenti, le compravendite, gli inventari, nonchè gli atti giudiziari, come liti e contenziosi di varia natura. In tutto questo scorre la storia.
Nell’albero genealogico è contenuta la passione per le proprie radici familiari, il gusto della ricerca storica, che ricrea, nel corso dei secoli, quasi una narrazione puntuale dei personaggi e delle vicende connesse ai membri della famiglia. Vi si ritrova il fascino di un mondo che rivive, per intero, presentato in tutta la sua ricchezza umana, culturale e spirituale, capace di restituire piena vita ai personaggi ed alle vicende a loro sottese.
E’ un altro mondo che si affaccia al nostro, con la sua cultura, il senso della vita dell’uomo e della sua capacità di guardare con realismo ed in verità anche oltre se’ stessi (come nel caso di certi testamenti).
Le genealogie permettono di non perdere il filo del discorso storico, nello spesso sovrabbondante succedersi dei nomi, che si intrecciano e si ripetono, nei quali è possibile accostare i fatti familiari, agli avvenimenti ed i personaggi della “storia ufficiale”, che permettono una contestualizzazione della storia della famiglia ed una comprensione più profonda della vicenda storica che vi è collegata.
Attraverso un’accurata e attenta ricostruzione genealogica, perciò, è anche possibile tratteggiare non solo le vicende degli avi, ma anche il riflesso di secoli di storia, di legami, di incontri, persino di crescita e di trasformazione dei territori. E’ un pezzo di storia delle città coinvolte, dei paesi, con le loro parrocchie ed i loro personaggi istituzionali.
Dietro la storia di ogni singola famiglia si intravede l’evoluzione di una società, dei suoi costumi e delle sue abitudini.
E’ un fascinoso percorso a ritroso nel tempo che, attraverso il destino degli uomini, lo svolgersi dei legami di parentela, le vicende di ogni singola famiglia, restituisce il senso più generale e profondo del mondo e della storia.



Firenze, 08.05.2024
Stefania Celenza

4 commenti su “L’albero genealogico: la linea delle famiglie che fa la Storia. (Ascolta l’articolo con la voce di PAOLA RAMELLA)

  1. Grazie Stefania questo articolo, oltre ad aprire le nostre menti su un aspetto poco noto o trascurato, ci apre a riflessioni sul valore della famiglia e sulla necessità di proteggerla contro la deriva modernista e disfattista del “genitore 1 e genitore 2”.
    A quando il tuo prossimo articolo? A presto spero.

  2. Grazie Stefania, mi hai fatto riflettere su quanto è importante poter conoscere le proprie origini, la propria storia. Comincio a capire quanto grande deve essere il vuoto che percepiscono coloro che sono stati adottati. Eliminando la possibilità di ricostruire il proprio albero genealogico attraverso tutti gli attacchi alla famiglia naturale che vengono sferrati, si mina la solidità di qualunque persona, di un gruppo sociale, di un popolo. E’ esattamente quello che vogliono, perché senza radici non siamo niente.
    Non possiamo permettere che ciò avvenga. Lo dobbiamo a noi stessi in memoria di chi ci ha preceduto e lo dobbiamo ai nostri figli, per permettere loro di avere un futuro.

  3. Stefania Celenza, avvocato esperto di Diritto familiare e minorile, ci offre una illustrazione giuridicamente rigorosa della realtà del “L’albero genealogico“, evidenziando che si traduce nella “linea delle famiglie che fa la Storia”, sottolineando che al centro di questa narrazione storica c’è “la famiglia”.
    Ebbene, il messaggio che ci trasmette, in parallelo al fatto che abbiamo potuto costruire capitoli significativi della Storia grazie alla ricostruzione dell’albero genealogico dei suoi protagonisti, è che oggi questa impresa è sempre più ardua per una ragione molto semplice: lo sfaldamento della “famiglia naturale”, composta da padre, madre, nonni, bisnonni, figli, nipoti, cugini, cognati, e la sua graduale e incessante sostituzione dalla cosiddetta “famiglia mononucleare”, formata da un solo genitore e dai figli; o dalla cosiddetta “famiglia unipersonale”, che propriamente famiglia non è, perché formata da un solo individuo.
    Scopriamo che persa la dimensione della “famiglia naturale”, contemporaneamente alla soppressione della “patria potestà” (che attribuisce al padre il ruolo di proteggere, educare e istruire i figli) e alla concezione problematica se non negativa della maternità, viene concretamente meno la possibilità di ricostruire l’albero genealogico, con in assoluto sempre meno figli, mentre i figli sempre più hanno padrigni o matrigne e non conoscono i nonni.
    In assenza delle storie delle famiglie, diventerà sempre più ardua descrivere la Storia della società. La prospettiva è la cancellazione del nostro passato. Chi ci sostituirà, e non saranno i nostri figli, bensì i nostri colonizzatori, riscriveranno la Storia azzerando il passato che, tanto, non li riguarda e non gli interessa.
    Solo recuperando la centralità della famiglia naturale, noi potremo salvaguardare il nostro passato, forgiare in modo positivo il presente, pianificare un futuro migliore per i nostri figli e nipoti.

    1. Ti ringrazio Stefania
      Anch’io ho riflettuto su come la famiglia stia veramente perdendo le proprie radici. Molti, troppi bambini hanno reti parentali spezzate,interrotte, aggiungiamo i frequenti dissapori e le divisioni per ragioni legate al denaro…uno scenario veramente desolante.
      I miei figli adottivi mostrano molto interesse a tenere vivi i legami con i nostri
      parenti, probabilmente ricercano in questo modo di dare spessore e fondamento alla loro identità. Il sentirsi appartenenti a chi ci ha generato o ha chi ci ha cresciuto è veramente importante.
      È importante che le famiglie coltivino il piacere e la bellezza dello stare insieme; solo così i nostri figli crederanno nel valore della famiglia!

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