GABRIELE GATTI: “La Pasqua è un passaggio per tutti i cristiani: dalla morte del peccato alla vita della grazia”

La festa cristiana della Pasqua deriva da quella ebraica Pesach. Per i nostri fratelli ebrei ricordava la liberazione dalla schiavitù patita sotto gli egiziani ed un doppio passaggio: quello dell’Angelo sterminatore che risparmiò i primogeniti degli ebrei e quello del Mar Rosso.

Anche la Pasqua cristiana è un passaggio, dalla morte alla vita di nostro Signore Gesù Cristo: cioè la sua resurrezione. Ma è anche un passaggio per tutti i cristiani: dalla morte del peccato alla vita della grazia. Questa festa è la speranza che anima tutti i cristiani: un giorno risorgeremo anche noi. San Paolo ci dice: “Cristo è resuscitato dai morti, primizia di coloro che sono morti … e come tutti muoiono in Adamo, così tutti riceveremo la vita in Cristo” (1 Corinti 15,20-22)

I primi tempi del cristianesimo, i giorni che precedevano la Pasqua si battezzavano i catecumeni, quelli che dal paganesimo si erano convertiti al cristianesimo. Ciò accadeva principalmente il giovedì santo. Facevano la professione di fede, indossavano la veste bianca che portavano per tutta la settimana (da qui il termine in albis per distinguere quei giorni). Il giorno dopo ricevevano la cresima e la domenica di Pasqua si accostavano per la prima volta all’Eucaristia.

Da subito la festa di Pasqua è stata considerata la festività più importante. I padri della Chiesa (scrittori e pensatori cristiani che vanno dal I secolo fino al VII secolo dopo Cristo) operavano un parallelismo tra due legni. Il legno dell’albero della conoscenza del bene e del male ed il legno della croce. Con il primo Adamo ed Eva, disubbidendo al comando del Signore, avevano perso lo stato della Grazia. Con il secondo, Gesù ubbidendo al Padre, consentiva agli uomini di recuperare la grazia perduta. Come Eva era stata tratta dal costato di Adamo, così la Chiesa, madre dei cristiani era stata tratta dal costato di Cristo trafitto in croce dal soldato romano (secondo una antica tradizione, questo soldato si sarebbe chiamato Longino).

Prima c’era il divieto di mangiare il frutto dell’albero, adesso c’è l’invito a cibarsi del frutto dell’albero della croce, cioè l’Eucarestia.

La Pasqua cristiana ci ricorda quello che è il compito fondamentale della Chiesa: evangelico e di amministrazione dei sacramenti. Posto che Dio è libero di concedere la sua grazia a chi e come ritiene, per i cristiani è la Chiesa lo strumento ordinario per ottenere lo stato di grazia e ciò attraverso i sacramenti. Il suo non è un compito politico o sociale, come -purtroppo- molti pretendono.

Ma perché Gesù ha dovuto patire e poi risorgere per darci la grazia? Ce lo spiegano i padri della Chiesa. Dio è infinito e, pertanto, il peccato di ribellione dell’uomo compiuto dai nostri progenitori contro Dio, aveva conseguenze infinite. Non poteva che essere riparato da Dio stesso, fattosi uomo. E come nell’Antico Testamento vediamo che il patto tra Dio e l’uomo è sancito dalla uccisione di alcuni animali e dallo spargimento del sangue, così il nuovo patto è sancito dalla uccisone di Gesù e dalla offerta del suo sangue. Questo simbolismo ci fa ricordare che i fondatori del cristianesimo erano ebrei.

La Pasqua è detta festa mobile e può variare dal 22 marzo sino al 25 aprile. La sua variabilità dipende dal calendario lunare ebraico. Oggi viene celebrata la prima domenica successiva al 14 di Nisan. Quest’ultimo è un mese ebraico ed il 14 è il primo plenilunio dopo l’equinozio primaverile.

Anticamente vi sono stati contrasti sulla data di celebrazione della Pasqua. In oriente si celebrava lo stesso giorno della Pasqua ebraica, in Occidente ed in particolare a Roma la domenica. Papa Aniceto (155) cercò di imporre l’uso romano anche in Oriente ed evitò la scomunica di queste chiese solo grazie ad un apposito viaggio fatto a Roma da San Policarpo. La scomunica intervenne con Papa Vittore (189-198), ma fu ritirata per l’intervento di Ireneo di Lione.

Nella cristianità si affermò l’uso romano solo dopo il Concilio di Nicea del 325.

Dopo la rottura con gli ortodossi, si è tornati ad una celebrazione della Pasqua differenziata, ma sempre di domenica. Gli ortodossi la calcolano seguendo il calendario giuliano, mentre i cattolici quello gregoriano.

Una ultima considerazione: la resurrezione è l’unica circostanza per la quale Gesù non ha preteso dagli Apostoli una fede cieca. È apparso alle due Marie (Matteo 28,1-8); alla Maddalena (Giovanni 20,11-18); agli Apostoli riuniti nel cenacolo (Giovanni 20,19-23); ai viandanti di Emmaus (Luca 24,13-35); a Tommaso (Giovanni 20,1-14); a Paolo e a 500 fedeli (1 Corinti 15,3-21). Come è scritto negli Atti degli Apostoli (1,3) “Egli si mostrò ad essi vivo”. Gli Apostoli sono i testimoni e non gli inventori di tale evento.

Non rimane che augurare a tutti buona Pasqua e che questa festa porti serenità e pace nei cuori degli uomini di buona volontà.

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