LA POESIA DI GIORGIO BONGIORNO: “Partire”

Come il novanta per cento dell’umanità, vorrei sempre essere altrove, dove non sono, nel luogo dal quale sono or ora fuggito.
(Thomas Bernhard, Il nipote di Wittgenstein, 1982)

Partire è una via del deserto
Rettilinea
Infinita
È la paura dell’ignoto
Disseminato di teneri
Morbidi rimpianti
È l’ansia di un’anima
Trafitta da lame taglienti
È l’incombere funesto di lunghi attimi di attesa
Ogni volta più insopportabili
Più irripetibili
Più intimi
È lasciare qualche profumo di erbe consuete
È la variegata meraviglia di colori
Nuovi
Inattesi
Lo splendore
Di petali luminosi
È la fine improvvisa di un sogno
È lo spegnersi fioco di un sorriso
Lo svanire discreto
Di una carezza
Di uno sguardo d’amore
È l’anelito perenne
Nobile
Prezioso della tana
L’incantesimo fatale di una fuga
Da quell’attimo effimero di desiderio
La errante speranza di pensieri vagabondi
È l’eco distante
Di ardite cantilene dello spirito
La risacca impietosa
Insistente
Sussurra al vento parole di luce
Qualche grido indistinto di gabbiani smarriti
Dietro i cespugli bruciati delle dune
Poi quel nastro grigio
Lungo
Interminabile
Racconta come un’antica favola
Il dolore languido
Rinnovato
Del distacco

Foto di copertina: Partire dal web

Lascia un commento

error: Questo contenuto è protetto