avvenire.it, 24 aprile 2023 – Ennesimo record della spesa militare mondiale. Il conflitto in Ucraina sta facendo schizzare gli investimenti militari mondiali nel 2022. Il Sipri, (Stockholm International Peace Research Institute) diffonde oggi i dati della sua ricerca annuale in cui stima un aumento di 127 miliardi rispetto 2021 (molto più dei fondi promessi per mitigare la crisi climatica). Così, mentre langue l’impegno preso in sede Onu fin dal 1970 di destinare lo 0,70% della ricchezza nazionale allo sviluppo (l’Italia è allo 0,31%), anche i paesi Nato accelerano, per raggiungere il 2% in armamenti.
La spesa militare dei governi del mondo dunque – in crescita senza interruzioni da otto anni – ha raggiunto l’anno scorso la somma record di 2.240 miliardi di dollari complessivi, pari a una crescita del 3.7% in termini reali rispetto all’anno precedente. In cifre si tratta di un aumento di ben 127 miliardi in un anno, che supera di gran lunga i 100 miliardi annui necessari a mitigare gli effetti negativi del cambiamento climatico ma che gli Stati del mondo scelgono di non destinare a tale scopo. L’aumento della spesa militare è stato peraltro rallentato dagli effetti dell’inflazione, che in molti paesi è salita a livelli che non si vedevano da decenni. In termini nominali (cioè a prezzi correnti senza tener conto dell’inflazione), il totale globale sarebbe addirittura quasi il doppio, cioè il 6,5%.
Nel dettaglio la spesa militare degli Stati Uniti è aumentata dello 0,7%, raggiungendo gli 877 miliardi di dollari: gli Stati Uniti restano di gran lunga al vertice della classifica, con il 39% della spesa militare globale (tre volte maggiore del Paese al secondo posto, la Cina; dieci volte quello che spende la Russia). Pechino ha infatti aumentato la propria spesa militare per il 28° anno consecutivo (+4,2% arrivando a 292 miliardi di dollari), raggiungendo il 13% della quota globale.
Il conflitto sul territorio ucraino iniziato con l’invasione decisa da Putin ha portato come conseguenza anche una crescita della spesa militare della Russia, cresciuta del 9,2% nell’ultimo anno, raggiungendo gli 86,4 miliardi di dollari (terzo Stato al mondo). L’Ucraina è entrata per la prima volta nella top 15 (all’11° posto) a causa di un enorme aumento del 640% della propria spesa militare. Il Regno Unito ha avuto la più alta spesa militare in Europa centrale e occidentale con 68,5 miliardi di dollari, di cui circa $ 2,5 miliardi (3,6%) sono stati aiuti militari finanziari all’Ucraina.
Le spese militari degli stati dell’Europa centrale e occidentale ammontano a 345 miliardi di dollari nel 2022. La spesa totale di tutti i 30 membri dell’Alleanza atlantica ammonta a 1.232 miliardi di dollari nel 2022, pari al 55% della spesa complessiva. In termini reali, la spesa di questi stati per la prima volta ha superato quella del 1989, quando la Guerra fredda stava finendo, ed è stata superiore del 30% rispetto al 2013. Il Sipri segnala peraltro una riduzione della spesa militare italiana, che sembra in contrasto con i dati di dettaglio, sempre in crescita, elaborati invece dall’Osservatorio Mil€x sulla spesa militare italiana, così come quelli Nato, per i quali vi è una sostanziale stasi.
La Cina è rimasta il secondo più grande investitore militare del mondo, stanziando circa 292 miliardi di dollari nel 2022, pari al 4,2% in più rispetto al 2021 e il 63% in più rispetto al 2013. Le spese militari della Cina sono aumentate per 28 anni consecutivi. La spesa in armamenti del Giappone è aumentata del 5,9% tra il 2021 e il 2022, raggiungendo i 46,0 miliardi di dollari, pari all’1,1% del PIL. È stato il più alto livello di spesa militare giapponese dal 1960. Una nuova strategia di sicurezza nazionale pubblicata nel 2022 stabilisce piani ambiziosi per aumentare la capacità militare del Giappone nel prossimo decennio in risposta alle crescenti minacce percepite da Cina, Corea del Nord e Russia. La spesa militare combinata dei paesi dell’Asia e dell’Oceania è stata di 575 miliardi di dollari. Cioè il 2,7% in più rispetto al 2021 e il 45% in più rispetto al 2013, continuando una tendenza al rialzo ininterrotta che risale almeno al 1989.
Spesa militare in crescita infine anche al di là del confronto Nato-Russia-Cina. La spesa militare dell’India di 81,4 miliardi di dollari è stata la quarta più alta al mondo, pari al 6,0% in più rispetto al 2021. In crescita anche quella dell’Arabia Saudita, cliente anche della fabbriche italiane, il quinto paese nella classifica Sipri che è ha aumentato la spesa militare del 16% per raggiungere circa 75 miliardi di dollari, il suo primo aumento dal 2018. La spesa militare dell’Etiopia è aumentata dell’88% nel 2022, raggiungendo 1 miliardo di dollari per la rinnovata offensiva governativa contro il Fronte di liberazione popolare del Tigray nel nord del paese. Cala invece la spesa militare in Turchia (10,6 mld $, – 26%) e Nigeria ( 3,1 miliardi di dollari,- 38% dopo un + 56% nel 2021.)
I dati dell’Istituto di ricerca svedese confermano le preoccupazioni evidenziate dalla Dichiarazione congiunta della Campagna internazionale contro le spese militari (Gcoms), diffusa durante le Giornate di Mobilitazione globale, focalizzata soprattutto sulla minaccia della crisi climatica. Secondo le Organizzazioni partecipanti a Gcoms – tra cui Rete Italiana Pace e Disarmo – l’aumento continuo delle spese militari »è incoerente con gli sforzi per raggiungere gli obiettivi essenziali di emissioni e aggraverà, non arginerà, l’emergenza climatica. La guerra e i conflitti armati non portano solo morte e distruzione, ma anche devastazione dell’ambiente e distruzione del clima». Per la Campagna Gcoms «i fondi che potrebbero essere utilizzati per mitigare o invertire il dissesto climatico e per promuovere la trasformazione pacifica dei conflitti, il disarmo e le iniziative di giustizia globale, vengono invece spesi per militarizzare un mondo già troppo militarizzato». La Campagna chiede quindi lo spostamento delle risorse verso politiche civili che proteggano persone e pianeta.