MAGDI CRISTIANO ALLAM: “Microprocessori nel cervello. No al trasumanesimo”

Cari amici buongiorno, buon fine settimana, Shabbat Shalom. Mi auguro di cuore che stiate tutti bene in famiglia e che vi siate risvegliati colmi d’amore per la vita.

L’annuncio che la Fda (Food and Drug Administration, l’ente regolatorio statunitense in tema di salute pubblica) ha autorizzato Neuralink, la società del miliardario Elon Musk, ad avviare i test per impiantare chip (microprocessori) nel cervello umano, spalanca una voragine nella deriva del transumanesimo, l’ideologia che prospetta la trasformazione della persona da umana a transumana, tramite l’innesto di strumenti biotecnologici che controllano e condizionano la nostra mente.
Ovviamente, come accade regolarmente in queste circostanze, si addita il caso estremo da salvare per legittimare lo strumento che successivamente verrà imposto a tutti: «Si tratta di un primo passo importante che consentirà un giorno alla nostra tecnologia di aiutare molte persone», ha spiegato Neuralink. L’obiettivo dichiarato è sviluppare un sistema che possa aiutare le persone paralizzate o affette da malattie neurologiche a comunicare direttamente con un’intelligenza artificiale esterna attraverso il pensiero.
Finora prototipi delle dimensioni di una moneta sono stati impiantati nei crani degli animali. Diverse scimmie sono così in grado di “giocare” ai videogiochi o di “digitare” parole su uno schermo semplicemente seguendo con gli occhi il movimento del cursore.
Altre aziende stanno lavorando per controllare i computer con il pensiero, come Synchron che ha annunciato nel luglio 2022 di aver impiantato la prima interfaccia cervello-macchina negli Stati Uniti: «Stiamo costruendo una tecnologia in grado di trasmettere direttamente i pensieri di persone che hanno perso la capacità di muoversi o parlare a causa di malattia o infortunio», ha dichiarato Thomas Oxley, fondatore di Synchron. Diversi pazienti testano l’impianto, che è stato inserito nei vasi sanguigni, consentendo loro di comporre e-mail o navigare su internet grazie ai loro occhi e al loro cervello. In questo caso il “dispositivo” denominato Stentrode non viene impiantato direttamente nel cervello ma connesso a quest’ultimo tramite i vasi sanguigni con una procedura simile a quella dell’inserimento di un divaricatore metallico cilindrico come lo stent.
Angelo Vescovi, genetista tra i pionieri dell’utilizzo delle cellule staminali, dallo scorso dicembre presidente del Comitato Nazionale di Bioetica, ha detto all’Agenzia Agi che «con l’Intelligenza Artificiale da una parte e i chip che interagiscono con il nostro cervello leggendo (e registrando) le nostre emozioni dall’altra il rischio di arrivare al Grande Fratello di Orwell non è lontano».
«Io sono per natura favorevole alle novità, anche rivoluzionarie, e ricordo che già dagli anni ’80 facevamo la stimolazione profonda del cervello e poi nel midollo contro il dolore cronico. L’interfaccia macchina-paziente c’è da decenni. Ma questo è un passo ulteriore: il microchip ha una tecnologia molto avanzata per interpretare l’attività elettrica del cervello, e agisce sia in entrata che in uscita. Rilevare i segnali può tracciare lo stato emotivo di una persona, anche le sfumature più profonde, persino inconsce. Potremmo dire che sia avvicina molto al concetto di leggere nel pensiero».
«In casi di gravi patologie come la Sla, o in pazienti post-ischemici, è fondamentale riuscire a permettere a persone letteralmente imprigionate nel loro corpo di tornare a comunicare con l’esterno, grazie al chip che “legge” le nostre reazioni cerebrali. Ma lo stesso chip è in grado anche di inviare dei segnali al cervello: è chiaro che il rischio di manipolazione dall’esterno è alto. Tanto più che parliamo di società private, di soggetti che di queste innovazioni vogliono fare un uso commerciale».

Cari amici, il progresso tecnologico non è di per sé buono o cattivo. Dipende dall’uso che se fa. Il nucleare può essere buono se lo si utilizza per produrre energia senza inquinare l’ambiente; è sicuramente cattivo se lo si usa per sterminare le popolazioni di Hiroshima e Nagasaki.
Nel caso specifico della natura umana che si sostanzia di un corpo, di una mente e di un’anima, dobbiamo preliminarmente fare una scelta di vita. Io sono per la salvaguardia della nostra natura umana, parte integrante della natura presente nella nostra Terra. Di conseguenza, gli sviluppi tecnologici non devono mai superare il limite della salvaguardia della nostra natura umana. Dobbiamo opporci culturalmente e civilmente alla degenerazione della trasformazione della persona umana in essere transumano, una commistione tra la natura e la biotecnologia. Senza lasciarci ingannare dalla trappola ideologica che, pur di salvare la vita dei casi umani disperati, si debba correre il rischio di mettere a repentaglio la vita dell’intera umanità.

Magdi Cristiano Allam
Fondatore e Presidente della Comunità “Casa della Civiltà”

Sabato 27 maggio 2023

1 commento su “MAGDI CRISTIANO ALLAM: “Microprocessori nel cervello. No al trasumanesimo”

  1. Sono d’accordo con Magdi. Le nuove tecnologie hanno in sé un potenziale favorevole all’uomo in origine, cioè nascono con fini buoni ed utili indubitabili e non sono da bocciare in sé. Solo che aprono anche sviluppi immaginabili o non ancora in essere, però di tipo negativo, transumano.
    I microchip come detto non sono solo one way, esecutivi, ma bidirezionali, comandabilu a diatanza, controllabili da terzi. E questo è veramente un enorme pericolo. Se pensiamo che queste ricerche costose, rispondono a marketing, guadagni su larga scala e quindi devono essere prodotti ed usati in innumerevoli esemplari, solo facendo di conto, capiamo quanto il pericolo sia reale e sicuro. Specie se entrano motivazioni socio politiche, militari, ecc.
    Quindi bisognerebbe implementare queste tecnologie sotto stretto controllo pubblico che vadano usate solo per il bene delle persone e la loro salute, senza altri sviluppi e controlli di terzi.
    Ma crediamo veramente che questo possa accadere? Meglio dubitare e prepararsi prima, che piangere inutilmente poi.

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