MEZZ’ORA CULTURALE: “Più poliziotti suicidi. Più poliziotti incriminati” (Diretta ore 17.00)

Cari amici buongiorno. Oggi alle ore 17, alla Diretta “Mezz’ora culturale”, ci confronteremo sull’aumento dei suicidi tra le Forze dell’ordine, tra l’assenza di una legislazione che consenta di usare legittimamente anche la forza delle armi per reprimere il crimine e all’opposto, e la criminalizzazione della loro attività di repressione fisica, condannata come tortura, nei confronti di delinquenti e fuorilegge violenti.

Ieri a Palmi, in provincia di Reggio Calabria, un agente della Polizia stradale si è suicidato all’interno del Comando dove prestava servizio, con la pistola d’ordinanza. Ha lasciato una lettera che spiega le ragioni del suicidio che, da quanto si apprende, sarebbe legato a motivi di carattere personale.
Nel 2022 ci sono stati 72 suicidi tra le Forze dell’ordine, così suddivisi: 24 della Polizia di Stato; 16 nei Carabinieri; 8 della Polizia locale; 8 della Guardia di finanza; 5 Guardie giurate; 4 della Polizia penitenziaria; 3 dell’Esercito; 2 Vigili del fuoco; 2 dell’Aeronautica militare e Marina. Nel corso del 2021 sono stati catalogati 57 suicidi, nel 2020 erano 51. Il numero di agenti di polizia morti per suicidio è più del triplo rispetto a quelli feriti a morte nell’esercizio delle loro funzioni.

Il criminologo Vincenzo Musacchio dice: «Che le forze dell’ordine corressero un rischio di suicidio più elevato rispetto a qualsiasi altra professione è cosa oramai nota.
È sempre molto difficile analizzare le cause, ma credo vi sia una forte componente connessa allo stress psico-fisico in moltissimi suicidi. Dal nostro studio, tra le molteplici cause, emerge proprio lo stress intenso cui le forze dell’ordine sono esposte quotidianamente. Le statistiche esaminate probabilmente non riflettono nemmeno il numero reale di suicidi, poiché alcune famiglie hanno scelto di non riportare la causa della morte o di trascriverla come accidentale. Non dobbiamo dimenticare che gli agenti di polizia sono i primi sulla scena del crimine e assistono spesso a situazioni psicologicamente molto stressanti. Sebbene questi doveri civici siano essenziali per la società, possono essere molto difficili ed emotivamente estenuanti da superare per chi li viva con una certa frequenza. Gli agenti di polizia affrontano una grande quantità di traumi ogni giorno. Questa costante esposizione alla devastazione, a situazioni pericolose per la vita e allo sforzo fisico di lavorare per lunghe ore, può portare gli agenti a situazioni spesso ingestibili che andrebbero periodicamente monitorate».
«Rifletterei sul fatto che il tasso di depressione tra le forze dell’ordine è cinque volte superiore a quello della normale popolazione civile. Un dato questo da non sottovalutare. Oltre alla minaccia di danni fisici, gli agenti sono costantemente testimoni di eventi devastanti e inquietanti come omicidi, suicidi e violenze di ogni genere. In media, gli agenti di polizia assistono circa duecento eventi critici durante il loro servizio. Questa esposizione può portare a molteplici problemi di salute mentale che però quasi mai sono sottoposti a monitoraggio. Vedono bambini maltrattati, cadaveri orribilmente mutilati, incidenti stradali con vittime. Ciò significa che gli eventi traumatici e stressanti si accumulano l’uno sull’altro senza che nessuno verifichi periodicamente gli effetti sul loro stato di servizio».

Ed è in questo contesto che a Verona sono stati arrestati 5 poliziotti accusati di torture e pestaggi in Questura. Nell’ordinanza del Gip (Giudice per le indagini preliminari) Livia Magri, si sottolinea che gli indagati con le loro condotte «abbiano tradito la propria funzione, comprimendo i diritti e le libertà di soggetti sottoposti alla loro autorità, offendendone la stessa dignità di persone, creando essi stessi disordine e compromettendo la pubblica sicurezza». Poliziotti che avrebbero «commesso reati piuttosto che prevenirli» e approfittato «della qualifica ricoperta, anche compiendo falsi ideologici in atti pubblici con preoccupante disinvoltura».
Concretamente i cinque agenti, dicono le indagini, avrebbero preso a schiaffi, insultato e accecato con lo spray al peperoncino le persone, soprattutto immigrati, sottoposte alla loro custodia. In uno degli episodi citati dal Gip, due poliziotti non solo avrebbero picchiato una persona sottoposta a fermo di identificazione, ma anche costretta a urinare nella stanza fermati, per poi spingerla in un angolo facendola cadere a terra e usandola «come uno straccio per pulire il pavimento». In un altro caso si parla di un agente che avrebbe sferrato uno schiaffo al volto di uno dei fermati così «vigoroso da fargli perdere i sensi per alcuni minuti». Oltre alla tortura, ai cinque sono stati contestati, a diverso titolo, anche i reati di lesioni, falso, omissioni di atti d’ufficio, peculato e abuso d’ufficio.
Nell’inchiesta sono indagati anche altri agenti, che avrebbero assistito alle violenze e non avrebbero fatto nulla. Il questore di Verona Roberto Massucci ha disposto la rimozione dagli incarichi anche di altri 23 poliziotti che, pur non avendo preso parte direttamente alle violenze, potrebbero non aver impedito o comunque non aver denunciato gli abusi.
Fermo restando che queste accuse nei confronti di arrestati, prevalentemente immigrati, dovranno essere provate, le ricapitoliamo: preso a schiaffi, insultato e accecato con lo spray al peperoncino; costretto a urinare nella stanza fermati, spingendo in un angolo facendola cadere a terra e usandola «come uno straccio per pulire il pavimento»; sferrato uno schiaffo al volto di uno dei fermati così «vigoroso da fargli perdere i sensi per alcuni minuti». Questi comportamenti sono stati denunciati dal Gip come tortura, pestaggi, violazione dei diritti e le libertà di soggetti sottoposti alla loro autorità, offendendone la stessa dignità di persone, creando essi stessi disordine e compromettendo la pubblica sicurezza.
Mi domando: il magistrato che ha incriminato i poliziotti, ha prima accertato qual è stato il comportamento delle persone, prevalentemente immigrati? Ha verificato se la violenza del loro comportamento non abbia costretto i poliziotti a reagire per salvaguardare la propria incolumità e, in ogni caso, per far rispettare il primato delle nostre leggi e le regole della civile convivenza? Il magistrato pensa che tutte le persone siano fondamentalmente amorevoli e pacifiche e che, di conseguenza, con tutte le persone ci si debba comportare amorevolmente e pacificamente? Ma allora, a cosa servono le Forze dell’ordine? A cosa serve la pistola d’ordinanza?

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Magdi Cristiano Allam
Fondatore e Presidente della Comunità “Casa della Civiltà”

Mercoledì 7 giugno 2023

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