LA POESIA DI GIORGIO BONGIORNO: “C’era una volta il fiume”

Si può deviare un fiume dal suo corso,
non farlo risalire alla sorgente.
(Georges Braque)


C’era una volta un giorno di sole
La campagna sonnolenta
Il fiume
Chiaro e pigro
Inondato di pappi stellati
Sfuggenti
Morbidi
Leggeri
Luccicanti
Come nel quadro dello zio Renzo
Nell’ansa dell’isola d’oro
Imperlati dalle gocce impietose
E dall’odore
Dell’amore recente
Si guardarono a lungo
All’ombra del gelso
Dove la rena brillante
Si mescola alla prima terra bruna
Del campo e dipinge
Bozzetti da fiaba
Come nel quadro dello zio Renzo
Una canoa quasi sola
Liscia
Aguzza
Giallo pastello
Sfuggiva piano
Sulla corrente
Videro un angolo di cielo
Forse non era azzurro
Non è mai azzurro da quelle parti
Gli alberi
Diversi
Alti e stanchi di resistere al vento
Come nel quadro dello zio Renzo
Una canzone soave
Richiamò vite
D’altri luoghi
Campanili slanciati
A cipolla
Boschi verdi
D’abeti lucidi e pungenti
Caprioli nascosti dalla curva del sentiero
Terre diverse da questa
Baciata a forza dal caldo
Della pianura
D’agosto
Le note lente
Di una berceuse di Chopin
Leggera come la linea dell’orizzonte
Malinconica come la prima rugiada
Dolce come la brezza del mattino
Sul mare
Il profumo intenso delle cascine oltre
l’argine
La tiepida
Insistente
Carezza dei fiori di campo
Le grida indistinte dei bambini
Di un gioco lontano
Improvviso il rombo di un aereo
distante
A segnare il cielo di una lunga striscia
bianca
C’era una volta
Limpido e sovrano
Un sogno dimenticato
Si un momento
D’estate
Ai bordi del fiume


I fiumi, come gli uomini, solo in
prossimità della fine vengono a sapere
perché sono nati.
(José Saramago)

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