LA POESIA DI GIORGIO BONGIORNO: “Mani giunte”

Gli antichi dicevano che pregare è respirare. Qui si vede quanto sia sciocco voler parlare di un “perché”. Perché io respiro? Perché altrimenti morrei. Così la preghiera.
(Søren Kierkegaard)

Una volta
Al crepuscolo della campagna
Quando il sole cominciava a indorare
L’orizzonte di fuoco
Dietro il severo profilo dei monti
Dopo una lunga giornata
Benedetta dalla fatica contadina
Queste mani si trovavano giunte
Nella preghiera del cuore
E nel raccoglimento
Umili esseri inchinati
Ai piedi dell’oratorio
Ai fianchi del sentiero
Ringraziavano il signore
Poche parole
Litanie intrecciate a cantilene consuete
Prima del ritorno
Al casale
Pareva che anche la luna nascente li accompagnasse
Con quel suo limpido apparire nel cielo
Al rito della parca cena
Che li attendeva da sempre
Stessi odori
Stessi colori
Stessi affetti allineati intorno alla tavola
Stessi sguardi
Stessi sentimenti
Stesse emozioni
Stessi desideri
Stessi sogni
Nella monotona
Sublime
Indefinita fine di un giorno
Nel capriccioso alternarsi delle stagioni

Foto di copertina: Ezio Dellosta, “Mani giunte”

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