LA POESIA DI GIORGIO BONGIORNO: “Quante volte”

Migliaia e migliaia di anni
Non basterebbero
Per dire
Il minuscolo secondo d’eternità
In cui tu m’hai abbracciato
In cui io t’ho abbracciato.
(Jacques Prévert)

Quante volte mi ritorna in mente
Sempre più insistente
La stretta di quell’ abbraccio
Il sapore amaro di quell’ultimo bacio
Che mi è rimasto addosso
Insieme a quel viso giovane
Leggiadro
Qualche parola tronca
Sussurrata fra
Rumori incerti che si affollano
Da allora come nuvole di piombo
Intorno al molo
Nel cielo d’autunno
Non si vedeva il sole anche se era chiaro
Fuori
Tante luci artificiali violente
Scritte infuocate dal disprezzo
Colorate di indifferenza
Eppure, proprio quel commiato
Ha trafitto l’impervio sentiero del sogno
Ha raccontato il viaggio mancato
Di una storia che non è questa
Ancora oggi
Amo odorare il profumo di rosa di quella pelle di velluto
Vedo quegli occhi increduli abbassarsi
Quel sorriso così dolce
E sento il tamburo di quei passi
Allontanarsi
Fra gente frettolosa
Impaziente
Ancora oggi
Penso a cosa sarebbe stata l’altra vita
L’altro cammino
Le altre passioni
Le altre emozioni
Le altre gioie
Gli altri incerti ricordi
Tutte le cose non vissute
Guardo in alto stormi indistinti disegnare il cielo di questa primavera
Con loro viaggiano i miei pensieri
Pionieri di mondi diversi
Cacciatori vagabondi
Di immagini lontane nella memoria
Naufragi Sfumati
Sbiaditi
Nella morsa implacabile del tempo
Ancora oggi mi pare di scorgere
In fondo al viale
Fra gli alberi di tiglio
Quella figura tenue
Che mi sfuggì
Un giorno remoto
Sul marciapiede della stazione
Penso fosse
Aprile
*

Foto di copertina: Ezio Dellosta, “Quante volte”

3 commenti su “LA POESIA DI GIORGIO BONGIORNO: “Quante volte”

  1. Ci sono ricordi che serbiamo nel cuore prima che nella mente e forse per questo impossibili di cancellare.
    Fanno parte del nostro quotidiano, sono presenti in qualche parte del cervello e quando riaffiorano provocano rimpianti, gioie, sofferenza e anche riflessioni e considerazioni.
    Il ricordo di un bacio di addio, di un abbraccio , di una separazione che avremmo voluto evitare, è una traccia indelebile che ci portiamo dietro tutta la vita.
    Ci porta a considerare, a riflettere , ogni volta… ogni volta , senza alcuna risposta, a come sarebbe stata la vita, l’intera nostra esistenza senza quell’ ultimo bacio, quella ultimo abbraccio.
    Credo di poter dire che Giorgio con i suoi versi ha saputo esternare il vuoto , lo smarrimento, l’allontanamento, il distacco da una persona che ha lasciato un segno nella nostra vita.
    La Natura umana è dotata di una potente medicina : il tempo.
    Posso affermare che più o meno tutti siamo riusciti a alleviare e lenire i rimpianti , sensi di smarrimento, di abbandono , momenti di solitudine grazie alla medicina fornita da Madre Natura.
    Francesco Violini

  2. caro Gianni,
    ancora una volta hai colpito nel segno.
    “Penso a cosa sarebbe stata l’altra vita
    L’altro cammino
    Le altre passioni
    Le altre emozioni
    Le altre gioie”

    “quello che sarebbe potuto essere, altrove ed ovunque. In altri tempi di una altra vita.”

    Perfetto! Quante volte questa riflessione ci visita e ci fa sognare…

  3. Immagini e memorie, nel tempo, di grande abbandono, lontane nel tempo ma scolpite nell’anima, alternate nel ricordo con l’oggi, con quello che è e quello che sarebbe potuto essere, altrove ed ovunque. In altri tempi di una altra vita.

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